Il Derby 28 ottobre 1984 – Il gol che segnò l’inizio della svolta

9266

Uno dei miei autori preferiti è David Foster Wallace e uno dei suoi racconti s’intitola “Per sempre lassù“. Il racconto descrive, i tre interminabili minuti, , che separano il ragazzino, protagonista del romanzo, in piena pubertà da un temuto tuffo dall’alto trampolino di una piscina, nel giorno del suo tredicesimo compleanno. La lunga coda, i suoi genitori che lo guardano, la scaletta di metallo, la perdita di contatto con il suolo, il tuffo. Il titolo e la situazione descritta nel libro io l’ho rivissuta in un momento ben preciso a San Siro e coincide con una delle più grandi gioie del tifo rossonero, specialmente chi ha ancora abbastanza memoria da ricordarsi discretamente i tempi bui del pre-Berlusconi, quelli che i tifosi rossoneri chiamano gli anni del Piccolo Diavolo, gli anni della B, di Joe Jordan e tutto il resto: gli attuali quarantenni e non (come me), diciamo.
Sì, parliamo del gol di Mark Hateley all’Inter il 28 ottobre 1984.

“Castagner e Collovati: Dio fa gli infami e poi li accoppia”.

Questo è lo striscione che compare in curva Sud, appeso dalla Fossa dei Leoni, a pochi minuti dall’inizio della partita per dare un caloroso bentornato ai due grandi ex rossoneri passati in neroazzurro: appunto Ilario Castagner, accasatosi in nerazzurro dopo due anni sulla nostra panchina (bilancio, la promozione in A e un anonimo ottavo posto), e Fulvio Collovati. Costui si è macchiato di colpe ben più terribili: sprofondato in B due anni prima da capitano, ha elegantemente salutato la compagnia trasferendosi all’Inter per un pugno di prestiti (Pasinato, Canuti e Aldo Serena). Da lì in poi, ogni intervista era:

Ah, com’era brutto il Milan, com’è bella l’inter”.

E da buoni e irriducibili casciavìt, non abbiamo dimenticato. E come in ogni epoca buia, ci si è affidati al ritorno del Grande Vecchio: Nils Liedholm, l’uomo della Stella.
La Stella, l’ultimo scudetto, l’ultima volta che si è vinto un derby, 12 novembre 1978, 1-0 con gol di Aldo Maldera, sono passati quasi sei anni. Lo stadio è pieno, c’è il record d’incasso, un miliardo e duecento milioni di lire, in tribuna Ugo Tognazzi e Bettino Craxi (sono anni in cui la città emana un forte odore di garofano). La partita è vibrante: l’Inter passa subito grazie al carro armato Rummenigge che scappa a sinistra e mette in mezzo, dove “Spillo” Altobelli insacca di testa.
Ancora imbattuto in sei partite, il Milan di Liedholm è tuttavia molto ispirato: pressa, recupera e attacca, diretto dai due registi Baresi e Di Bartolomei. Proprio Diba, poco dopo la mezz’ora, corona con un bel destro al volo un’azione spettacolare rifinita da Wilkins Virdis: 1-1 ma per il gioco espresso meritiamo noi.
L’orologio della storia ci porta dunque alle 15:47 ed è ora il caso che le lancette rallentino, l’aria si rapprenda, il tempo si cristallizzi e San Siro diventi il teatro di quello che deve accadere. In possesso palla c’è Franco Baresi, il libero della Stella, il giovane difensore che invece è rimasto anche in B per ben due volte, diventando LUI capitano, al posto di Fulvio Collovati. Il Piscinin, in libera uscita all’incirca sulla linea dei 40 metri avversari, alza la testa e pennella di destro verso l’area di rigore. Qui è appostato Mark Hateley, lungagnone inglese arrivato in estate dal Portsmouth. Si porta ovviamente dietro il fantasma di Luther Blissett, ma il suo rapporto con il pubblico di casa è ben altra cosa: sei partite, quattro gol, tutti a San Siro, due di testa. Attila stacca in relativa solitudine e con una frustata da cervicale fulminante indirizza la palla verso il secondo palo, ma Zenga è reattivo e smanaccia verso la sua sinistra, dov’è appostato il libero interista Graziano Bini, che con un tocchetto di esterno destro serve Altobelli, venuto a prendersi palla nella sua metà campo. Spillo cincischia maldestramente e Baresi gli si avventa addosso come un dobermann, recupera palla e apre prontamente a destra per Pietro Paolo Virdis, che si porta sull’ala e alza lo sguardo in cerca di Hateley in centro area. L’azione caotica e velocissima fa sì che l’area dell’Inter sia momentaneamente deserta di milanisti: l’unica forma di vita nei sedici metri nerazzurri ha le fattezze di Collovati. Ma passa una frazione di secondo ed ecco che arriva una specie di direttissimo da Stazione Cadorna: è Mark Hateley, che sta puntando il numero 5 di Collovati.
Attila piega le ginocchia sul trampolino e, proprio come il ragazzino del libro di Wallace, si dà uno slancio fortissimo, una botta di reni pazzesca, stacca i piedi dal suolo: Hateley salta. Mezzo secondo prima il piede destro di Virdis ha pennellato da fondo campo una traiettoria tesa e arcuata, di quelle che oggi i telecronisti di una certa età ricordano sospirando: “Eeeehh, non ci sono più i giocatori che vanno sul fondo a crossare”. Vola Hateley e vola la palla. Nel frattempo il nostro orologio segna le 15:48 e noialtri si può solo guardare. Di sotto, intanto, Collovati si oppone con la stessa convinzione con cui un bambino di otto anni può pararsi dinanzi a un treno merci. BANG! Impatto avvenuto, tra la testa di Hateley e il pallone. La seconda frustata di Hateley in venti secondi è quella definitiva: dalla sua testa esplode una fucilata imparabile all’incrocio dei pali; Zenga abbozza il tuffo, ma non ci crede mai neanche per un attimo di poter prendere quel pallone.
San Siro esplode di una gioia incontenibile, mentre Attila no, non ha ancora iniziato a scendere.
Quando i suoi piedi toccano terra, è sommerso da Baresi e Wilkins festanti, ma quel gol, fatto in quel modo, umiliando l’ex capitano passato ai cugini rappresenta per i tifosi il gol di una piccola svolta, il finalmente sentirsi importanti e poter guardare i tifosi neroazzurri dritti negli occhi.
Ecco quel gol per noi casciavit ha rappresentato tutto questo, è stato il gol che ha iniziato la svolta, il Piccolo diavolo aveva messo il primo mattoncino per essere il Grande Diavolo che poi domina il mondo negli anni a seguire.
Putroppo Mark Hateley non terrà fede alle promosse e la parte più esaltante della sua la trascorrerà in Scozia con i Rangers, ma per noi sarà sempre quello che con quel gol ci ha fatto rinascere a nuova vita, e per quei tre meravigliosi minuti si è conquistato la gloria eterna.

FVCRN

Harlock

"Quando il Milan ti entra nelle vene avrai sempre sangue rossonero" Ho visto la serie B, ho visto Milan Cavese, ho toccato il tetto del Mondo con un dito e sono ricaduto ma sempre rialzato. Ho un papà Casciavit....Grazie per avermi fatto milanista.