Torino-Milan presentazione

11310

Le stagioni del Milan sembrano ormai un prevedibilissimo film di Serie B. Si comincia stentando, le prime voci sull’esonero dell’allenatore, esonero dell’allenatore (o, come quest’anno, fiducia condizionata), la squadra si riprende e mette in fila una serie di risultati positivi, qualche inciampo contro squadre superiori che comincia a far sorgere qualche dubbio, qualche inciampo contro squadre inferiori che continua a far sorgere sempre più dubbi, altre sconfitte (o eliminazioni in Coppa Italia, come quest’anno) che cominciano a far circolare voci sull’allenatore dell’anno prossimo e, infine, l’obiettivo stagionale sfumato sul più bello. Non siamo arrivati ancora al classico finale, ma poco ci manca. La sorprendente Atalanta ci ha agganciati al quarto posto (ma rimane dietro per gli scontri diretti), la Roma tiene il fiato sul collo di entrambe a una sola lunghezza di distanza, seguita da Torino e Lazio, solo apparentemente a distanza di sicurezza. Apparentemente perché oggi giochiamo proprio nel capoluogo sabaudo, e in caso di malaugurata sconfitta, che confermerebbe solo la sceneggiatura poco più sopra esposta, i granata aggancerebbero proprio il Milan a quota 56. Insomma, le cinque partite che ci separano dal destino del prossimo anno più che cinque finali somigliano a cinque Via Crucis per le nostre arterie.

Ormai l’argomento più caldo nei discorsi tra tifosi rossoneri è il futuro della guida tecnica. Accantonato quasi ufficialmente Gattuso, i dubbi che affliggono supporters (e dirigenza) hanno due nomi e due cognomi: Antonio Conte e Maurizio Sarri. Chi preferisce la concretezza dell’ex juventino, chi invece vorrebbe per una volta almeno vedere la squadra giocare bene, segno distintivo delle compagini del toscano. Per qualcuno avere Conte sulla propria panchina sarebbe garanzia di risultati, cosa che invece non si può dire della scelta opposta. A mio avviso giudicare entrambi (o qualsiasi altro allenatore avvicinato ai nostri colori, fosse anche il sempre più sorprendente Pochettino) per le esperienze passate, pensando possano replicare esattamente ciò che hanno fatto in precedenza anche da noi, ha poco senso. Questo perché è ormai stato provato, dopo anni di stenti e sorprese in negativo, che l’ambiente Milan è troppo diverso da tutti gli altri. Again, in negativo, purtroppo.

Leonardo e Maldini si stanno impegnando a fondo per cercare di mutare quest’inerzia, ma almeno per il momento con scarsi risultati, bisogna ammetterlo. Troppi i compromessi a cui gli allenatori, a prescindere dalle proprie capacità, sono dovuti scendere una volta arrivati da noi. Qualsiasi sia la scelta per il prossimo anno, che sia Conte, Sarri o Pochettino, dovrà avere l’appoggio e persino l’accondiscendenza pressoché totale della dirigenza. Dovrà essere un grande allenatore, e onestamente tutti e tre questi nomi, chi più chi meno, rispettano questa caratteristica. Soprattutto dovrà però avere carta bianca su come gestire la squadra, oltre che voce in capitolo (e potere di veto) sui calciatori da acquistare. Così nascono i progetti vincenti, c’è poco da fare: non ricordo nessun allenatore che sia riuscito ad aprire un ciclo o a conquistare qualsiasi trofeo senza far rispettare il più possibile le proprie volontà. Nel caso del Milan forse il solo Ancelotti, che però nel corso di due estati si ritrovò in squadra uomini del calibro di Inzaghi, Pirlo, Seedorf e Nesta, e poco dopo Kakà, Stam e Crespo. Della serie… a caval donato non si guarda in bocca. La prossima scelta sarà la più importante dei prossimi cinque anni: per questo ci si dovrà investire parecchio, in fiducia più che in milioni.

Intanto, però, si dovranno conquistare i dobloni della prossima Champions League, qualcosa che somiglia molto a una conditio sine qua non per poter vivere una stagione da protagonisti. Con tutti i limiti che può avere, sono certo che Gattuso vorrà lasciare al suo successore un Milan ai gironi della massima competizione europea. Per farlo dovrà sbagliare il meno possibile, di certo molto meno di quanto non abbia sbagliato finora. Oggi i rossoneri si giocheranno molto del proprio futuro, e lo faranno con la formazione tipo. Di contro, il Toro di Mazzarri non potrà contare su Baselli e Zaza (e forse Iago Falque), ma la bestia nera del Milan Belotti è abile e arruolabile, pronto a segnare altri gol alla sua squadra del cuore. Starà a Suso, Calhanoglu e soprattutto Piatek segnarne di più. Non resta altro che sperare che questi ultimi 450 minuti dell’anno non cambino le gerarchie al momento espresse dalla classifica. Per il nostro futuro, è ciò che tutti noi dovremmo sperare.

Fab

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.