
La doppia sfida contro la Lazio è terminata con una vittoria e una sconfitta. Onestamente, sono felice che la vittoria sia stata quella del match di campionato e la sconfitta quella del match di Coppa Italia. Non tanto per snobismo verso la seconda, quanto perché questa rosa è platealmente impossibilitata, per qualità e quantità di giocatori, a competere su due fronti, sia pure per affrontare al massimo altre quattro partite. Tra i due confronti è stato tuttavia proprio quello dell’Olimpico, a mio avviso, ad aver dato qualche indicazione in più per il futuro.
La prima: Jashari versus Modric. La grande differenza tra il primo e l’ex Pallone d’Oro è stata soprattutto una: la verticalità. Jashari ha toccato tantissimi palloni e ha cercato di mettere ordine in mezzo al campo, ma si è affidato soprattutto a passaggi orizzontali, con l’unica vera pennellata in verticale che ha imbeccato Estupinan il quale ha armato il tiro di Leao in area di rigore, purtroppo alto. Giocare troppo in orizzontale rende la manovra prevedibile e aumenta il rischio di intercetti letali da parte della difesa avversaria (7 in totale). La personalità c’è, ma ancora manca visione di gioco e coraggio. Continuo a ritenerlo alternativa a Rabiot, non al croato. C’è poi da sottolineare come senza Modric gli intercetti nei 90 minuti siano stati solo 2, contro i 10 di sabato sera, altro punto che rende il 14 essenziale.
Altro punto da correggere è la mancanza di peso in avanti. Né Leao né Loftus-Cheek sono prime punte, Nkunku sta deludendo, Pulisic in pochi minuti ha sfiorato il gol in un’occasione. Manca però il centroboa, il centravanti classico che faccia a spallate con i Gila e Romagnoli di turno, che crei spazio per gli inserimenti dei centrocampisti. Questa può essere una delle motivazioni per cui i gol dei mediani tardano ad arrivare, oltre alla loro imprecisione al tiro (soprattutto di Fofana). Su questo (i pochi gol che vengono da chi gioca a metà campo) si è concentrato Allegri nel post partita di Coppa Italia, sottolineando come sia un problema da correggere nell’immediato. Infine, De Winter ed Estupinan: chiaro perché Gabbia e Bartesaghi siano titolari. Il primo poco sicuro, diligente a volte, svampito altre (si perde lui Zaccagni sul gol). L’ecuadoriano, infine, è corsa e poco più: Davide dà più spessore difensivo e accuratezza nei cross.
Dopo la seconda sconfitta stagionale andiamo a Torino. Partita complessa proprio considerato il turno infrasettimanale giocato, ma anche perché affrontiamo una squadra sì in difficoltà, ma che ha battuto quest’anno Roma e Napoli e ha pareggiato allo Stadium (0 reti subite in questi 3 match). Occhio. La banda di Baroni non vince dal 26 ottobre (2-1 in casa contro il Genoa), ma contro le grandi si affida alla difesa e alle ripartenze. In dubbio Simeone (killer di Roma e Napoli), così come Ismajli. Out Schuurs. Tante le reti subite (23, peggior difesa in A), ma come abbiamo visto contro alcune delle grandi così non è stato. Dodici i gol segnati, pochi per una squadra che comunque può contare su Zapata, Adams, Simeone, Vlasic e Ngonge. Probabile formazione (352): Israel; Tameze, Maripan, Coco; Pedersen, Casadei, Asllani, Vlasic, Nkounkou; Adams, Zapata.
Nel Milan out Fofana, Ricci favorito per sostituirlo. Torna dal 1’ Pulisic. Nessun’altra novità. Ancora ai box anche Athekame e Gimenez. Probabile formazione (352): Maignan; Tomori, Gabbia, Pavlovic; Saelemaekers, Ricci, Modric, Rabiot, Bartesaghi; Pulisic, Leao.
Torino, Sassuolo, Verona, Cagliari, Genoa, Fiorentina. Solo il Sassuolo nella top ten (decimo), tutti i prossimi avversari si trovano invece nella seconda parte della classifica. Se vogliamo cercare un filotto, ora o mai più. Questo è il momento di tenere la barra dritta e pensare al risultato, anche di “corto muso”, per dare uno strappo importante. È una grande occasione da non lasciarsi sfuggire, pena rivedere i nostri sogni di gloria. Qui ci giochiamo gran parte della nostra stagione, c’è poco da dire. Forza Milan!
Fab
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