Se serve l’impresa a Bergamo , c’è un problema

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Già il solo fatto di parlare di impresa del Milan a Bergamo, mi fa venire il mal di stomaco e ci fa capire come ci siamo ridotti dopo anni di Giannino, cinesi e anni zero. Siamo a questo punto qui, amici, esattamenti lo stesso da anni, nè più nè meno, siamo costretti ad inventarci la partita della vita per entrare in Champions League, sul campo di una squadra provinciale diventata grande. Non è tempo di processi perchè ci sarà tutta l’estate, eventualmente, ma è sicuramente tempo per iniziare a rendersi conto che il tifoso rossonero non può più accettare simili situazioni. Qualsiasi sia il risultato finale a Bergamo, il futuro, per quanto mi riguarda rimane molto nebuloso e ben poco rassicurante. La storiella che ritorniamo sul campo dove “tutto cominciò” va bene per i bordocampisti e la fanfara che pensa ancora di trovare spazio in quel di Milanello a suon di corsi e ricorsi storici da sbandierare ai quatteo venti, ma la verità è un’altra. Siamo ancora lì a rischiare figuraccia e qualificazione in Champions.

La situazione di domenica sera è stata francamente disarmante. Un avversario che era salvo dal pomeriggio, che per stessa ammissione del proprio allenatore alle 17 era in hotel a brindare con i boccali di birra. Tutte le avversarie avevano giocato e avevano vinto dandoci un vantaggio psicologico importante, cioè sapere che la vittoria chiudeva ogni discorso. Giocavamo in casa, e questo nel 2021 non è poi così un fattore positivo, ma comunque rimane un vantaggio in termini di preparazione della partita, senza dover fare una trasferta intendo. Tutto questo ci doveva mettere nelle condizioni migliori possibili, padroni del nostro destino, carichi e duri fin dal primo tocco. Invece, per l’ennesima volta, questa banda di mezze fighe sottovalutano l’avversario, entrano in campo senza piglio e senza grinta e vedono lentamente sfilare davanti a loro la partita. Era successo a La Spezia, dove il capitano rossonero a fine partita ammetteva candidamente “abbiamo sottovalutato l’impegno”, e ricordo a tutti che in campo c’era anche Ibra. Successe a Vila do Conde, dove senza Ibra, affrontiamo un avversario mediocre senza neanche preparare la partita e finiamo ai rigori infiniti con molti ai quali tremavano le gambe, come ammise Ibra in un’intervista. Succede con la Sampdoria, dove si torna a giocare dopo la pausa della nazionali e con i giocatori rimasti a Milanello a fare 3 giorni di riposo. Insomma, non è più un caso ma è bensì un’aggravante che dimostra che questo gruppo non ha costruito nulla rispetto a quel 5-0 di Bergamo, quando lo stesso Pioli disse “Qui bisogna capire la differenza tra vincere e perdere”. Questi non sono giocatori pronti. Punto. Non è un problema di età, è solo un problema di mentalità, che purtroppo, non compri al mercato e che Elliott non può trovare con l’algoritmo di Moncada. Questi ragazzi hanno il cervello che non deve pensare, non è un caso che le migliori prestazioni sono nate da situazioni di acqua alla gola. Mi vengono in mente Lazio andata, Roma al ritorno, Juventus al ritorno. Quando questi hanno modo di pensare e attivare il mono neurone che hanno, fanno cazzate. Se dopo un anno e mezzo siamo a questo punto, cosa si è costruito? Se hai le gambe molli contro il Cagliari, in Champions League ad Anfield o al Bernabeu (una volta che saranno tornati gli spettatori) cosa combini?

C’era puzza già da sabato sera, quando masnade di tifosi rossoneri inveivano contro Calvarese per il rigore assegnato su Cuadrado, come se a noi cambiasse qualcosa. Questo è stato il primo grande errore che poi si è visto anche in campo, aspettarsi che tutto ci fosse dovuto e fosse semplice. Noi dovevamo solo ed esclusivamente pensare a vincere, aldilà di qualsiasi risultato fosse venuto fuori a Torino. Quando si pensa agli altri si è deboli, quando ci si aspetta favori dagli altri si è deboli, quando ci si aspetta che qualcuno interceda per te, si è deboli. Siamo sempre stati artefici del proprio destino, fin dalla sconfitta contro la Lazio, eppure si è generato tutto un caos intorno ad un episodio che non ci avrebbe nemmeno dovuto sfiorare. In passato ho chiamato all’attenzione la società sul discorso arbitri ma solo per far capire che quello che è successo con il Napoli o contro la Lazio, oppure in Juve-Inter, in questo momento della stagione è un classico. Per quello che se hai la possibilità di essere artefice del tuo destino, non puoi e non devi perdere la concentrazione dietro a cose che non ti riguardano.

La Champions non è la nostra salvezza, su questo voglio essere chiaro. Entrarci in queste condizioni è solo una boccata d’ossigeno per l’ambiente e per le casse di Elliott ma non dà previsioni per il futuro. Vi immaginate il prossimo anno rientrare nelle prima 4 con questa rosa con al massimo, uno o due innesti, probabilmente nati dopo la finale di Manchester? sarà un’altra impresa. Entrare in Champions League con la squadra vista fino al 23 dicembre 2020 (Milan-Lazio 3-2), poteva anche illuderti di aver costruito delle basi che con un cinque sei innesti nei prossimi tre anni, poteva ambire a dire la sua in Italia e in Europa in maniera costante. Oggi no perchè si sono viste le lacune e i limiti, di tutti. Società, allenatore e squadra. Oltre a non sapere mai nulla di cosa succede nel Milan, Maldini ci dica chiaramente quali sono gli obiettivi a medio-termine in caso di qualificazione o di non qualificazione.

Detto questo a Bergamo si deve vincere. Punto. Si deve vincere per andare a vedere il bluff di Elliott. Si deve vincere perchè i tifosi se lo meritano più di tutti. Si deve vincere perchè il risarcomento danni per un 2021 a dir poco schifoso è doveroso. Si deve vincere perchè molti tifosi sono allo stremo e come leggevo su un post di Instagram, quando l’amore non è corrsiposto, prima o poi finisce. E l’amore incondizionato di un tifoso va coltivato, abbeverato, nutrito di prove di orgoglio, altrimenti diventa un amore tossico. Oggi amare questi colori è una sofferenza fisica e mentale, io lo faccio ma il mio fisico non ce la farà per sempre. Notti insonni e delusioni costanti logorano. A Bergamo si deve vincere per dare un senso ad alcuni dei giocatori presenti in rosa, altri hanno ampiamente dimostrato di poter fare i rapper o i gangster ma non a Milano. Si deve vincere perchè almeno a novembre, quando cambieremo allenatore, magari con il fascino della Champions qualche nome importante (non già accasato) riusciremo a farlo nostro.

Non l’ho nascosto e lo scrissi in tempi non sospetti, scatenando le vedove di Pioli. Con questo allenatore non possiamo ambire a nulla, è una scelta di contenimento e di risparmio e quanto tale, ti fa il suo compitino, ovvero navigare tra il ventesimo e il sesto posto in classifica, di più non ce la può fare. Lo dice la sua storia, non lo dico io. Ha fatto i miracoli con la rosa che aveva? Bene, grazie. Visto che non arriveranno De Bruyne o Kroos, mettiamo uno che con il materiale che c’è possa almeno avere un’idea di cosa fare quando gli avversari ci stanano. Perchè il fatto che sia una brava persona, non fa automaticamente un bravo allenatore. Arrivare o non arrivare in Champions deve essere comunque lo spartiacque, via Pioli.

Chi pensa che domenica sera non ci sarà affetto e voglia da parte dei tifosi del Milan è solo chi pensa che criticare sia inaccettabile ma poi scrive festante sui social la domenica pomeriggio per esaltarsi per il gol del Crotone, inneggiando alla calma. Domenica saremo, come sempre, tutti con lo stomaco chiuso e i nervi a fior di pelle, pronti ad esaltarci o a deprimerci ma certo da luendì pronti a dire la nostra ancora su come pensiamo sia il nostro Milan, non sarà una vittoria a cancellare gli interventi che vanno posti a questa società e squadra.

FORZA MILAN

Johnson

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.