Quanto vale questa squadra?

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È veramente molto difficile commentare una partita come quella di giovedi contro lo Slavia Praga, sarà stato l’impegno poco affascinante, sarà stata l’ennesima sottovalutazione del pericolo ma il risultato finale è sembrato a gran parte dei tifosi più simile ad una sconfitta che ad una vittoria. Certo essere insoddisfatti per una vittoia 4-2 in casa in campo europeo, fa capire a che livello di frustrazione sia arrivato il tifoso rossonero. Una delle questioni che tornano a girare tra i commenti e le chiacchierate dei tifosi è proprio quella del valore della squadra, siamo così scarsi o, invece, siamo allenati così male da non riuscire ad esaltare le nostre caratteristiche al meglio?

Le due correnti di pensiero sono entrambe legittime e comprensibili ma non possono essere tutte e due vere, perchè altrimenti la confusione sarebbe anche più grande di quella che vediamo già oggi. La prima corrente di pensiero continua a sostenere che la squadra non sia forte e che sia stata costruita con giocatori di valore infimo. Quindi quando ti trovi ad affrontare certe partite, la qualità bassa di alcuni di loro dimostra che più di questo non si può fare, anzi è già tanto poter essere a questo livello. Velatamente però si dà anche merito all’allenatore di fare le nozze con i fichi secchi. Quindi è normale essere a -16 punti dalla capolista, è normale aver chiuso a -20 dalla capolista l’anno scorso ed è altresì normale capitolare abbastanza frequentemente su qualsiasi campo. Insomma, come ho sentito proprio giovedì sera in giro per Milano, la squadra è scarsa e anche presuntuosa, normale che poi vada in difficoltà in Europa.

Io faccio parte della seconda corrente, quella che, invece, ritiene la squadra ben più forte di quello che si vede sul campo. Attenzione! Non sostengo che sia la squadra più forte o più forte dell’inter capolista ma penso che questa squadra valga più di quello che dicono i numeri attuali, ovvero un range tra -5/-8 dalla vetta. Questo perchè, penso, non sta giocando nelle condizioni migliori possibili, ovvero, i giocatori non sono messi nelle condizioni di rendere al loro meglio. Faccio due esempi abbastanza evidenti, Kjaer e Giroud. Entrambi over 30, ed entrambi chiamati a fare gli straordinari, a mio modo di vedere non è sano nè logico far correre entrambi come degli ossessi per poi averli cotti dopo un’ora. Ma soprattutto, se ho un colpitore di testa letale come Giroud, dovrei fargli arrivare almeno 10 cross a partita, invece gli faccio fare la sponda o gli faccio fare la guerra su palloni sparacchiati in aria.  Queste sono delle evidenze che mi fanno pensare che non si stia sfruttando al meglio le caratteristiche dei proprio giocatori. Il valore della squadra è da primi 4 posti in Italia, su questo non ci sono dubbi per me, ma, guardando la stagione, quest’anno non si può pensare di non arrivare secondi, perchè altrimenti dobbiamo ragionare veramente su come spiegare ai tifosi una roba del genere.

Questo vuol dire non saper allenare, perchè è un 5-0-5

Una delle parole che uso più spesso nella chat di redazione (oltre alle innumerevoli bestemmie rivolte al coach) è competitività. Piaccia o non piaccia, dallo scudetto non siamo più competitivi, perchè essere tagliati fuori dalla lotta per la vittoria finale già a novembre o a gennaio, non può essere considerata competitività. C’è modo di vincere ma c’è anche modo di perdere. Come dicevo prima, puoi anche arrivare secondo, puoi arrivare a -5 dalla vetta e non penso che ci sarebbero le stesse critiche. Ci sarebbero ma meno feroci. Oggi invece l’appiattimento del pensiero arriva dall’interno e si propaga a macchia d’olio in tutte le direzioni. Oggi le critiche non si possono muovere, altrimenti i fanfaroni della comunicazione ti raccontano che la squadra non ha bisogno di queste cose ma ha bisogno solo di sostegno. Infatti un 4-2 in casa contro una squadra in 10 che vale un decimo del tuo monte ingaggi deve essere accolto con cori e festeggiamenti sotto la curva, come se fosse una vittoria epocale. A casa mia si chiamerebbe normale amministrazione, girare pagina e pensare alla partita con l’Empoli. Invece oggi fa più comodo appiattire il pensiero del tifoso raccontando che là, a quei livelli, non ci si arriva, ci vuole pazienza. Non capendo (o facendo finta di non capire), appunto, che nessuno vuole l’ottava Champions League in bacheca domani ma tra non avere la coppa in casa e arrivare a distanza siderale dalle prime in classifica, c’è una bella differenza. Quella che si chiama grigio.

Io aspetto sempre più distaccatamente la fine della stagione, nella quale spero almeno di riuscire a conquistare qualcosa ma l’attesa per l’armageddon mi fa stare tranquillo, per ora…poi vedremo.

FORZA MILAN

Johnson

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.