Il disastro annunciato e la via di fuga

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Dispiace molto. Questo è il primo pensiero che mi viene pensando a questa stagione 2022/23. Non è finita, è vero. Anticipo già i vari barricaderos che anche dopo la batosta di mercoledì continuano a dividere la tifoseria in credenti e apocrifi. Qui non si tratta di credere e non criticare mai, si tratta di essere seri. Questa stagione è compressa, balorda a causa di un Mondiale scombinato giocato a dicembre, e diventa, pertanto difficile pensare che dopo praticamente 5 mesi di calcio non si possano tirare delle prime conclusioni. Non definitive, assolutamente, ma quanto meno abbastanza aderenti alla realtà dei fatti.

Il problema di questa stagione arriva da lontano, non è certo una situazione che si è creata da qualche settimana, come vogliono farci credere. Ci siamo completamente dimenticati che posate le bandiere, spenti i fumogeni e rientrati a casa dopo i festeggiamenti ubriacanti del post scudetto, ci svegliamo con i diregenti della parte sportiva che sono senza contratto e per diversi giorni comincia una tarantella stucchevole per il rinnovo. Alla fine, come nel miglior Johnny Stecchino, si sono scambiati le assicurazioni ed è sbocciato amore vero tra la “nuova” proprietà e i vecchi dirigenti. Tempo perso e immagine non proprio così perfetta di unione di intenti. Poi si comincia un mercato che ha visto sostanzialmente una sola trattativa (eterna) che ci ha fatto mettere sul piatto gran parte del budget mercato. Non entro nel merito del ragazzo perchè è oggettivamente ingiudicabile e nemmeno entro nel discorso di regime “siamo gli unici ad aver speso soldi veri”. Assolutamente vero ma non per questo significa che siano spesi bene e/o portino benefici.

Con queste premesse cominciamo una stagione dove se qualcuno (tra cui il sottoscritto) si azzardava a dire che Kessie sarebbe mancato come il pane (per il modo di giocare che avevamo mostrato, soprattutto nelle ultime giornate dello scorso campionato), veniva additato come disfattista, perchè, alla fine, Kessie era un modesto mestierante del centrocampo. Probabilmente è così, non è un fenomeno infatti in altri lidi non ha per nulla brillato, ma era tremendamente compatibile all’interno dell’idea di gioco di Pioli. Quindi siamo in presenza di una mancanza di un ingranaggio nella macchina. Mai sostituito, anzi, se mi permettete una divagazione motoristica, abbiamo tolto un freno a disco alla macchina e, in sostituzione, abbiamo messo un turbo (lasciate perdere le (non)prestazioni di CDK ma pensate all’idea generale di gioco). Probabilità di farsi male? Come quella di una Uno Turbo in autostrada senza freni. Eppure qualche segnale comincia ad arrivare nelle prime uscite, non solo di disequilibrio della squadra ma anche di mancanza di “fame”. Prendiamo 3 gol in mezz’ora contro lo Zalaegerszeg, prendiamo gol al primo minuto di gioco con il Vicenza. Due amichevoli, è vero, ma con segnali di approccio preoccupanti. Vinciamo le altre amichevoli, anche bene ma qualche cosa non torna totalmente.

Ma siccome  quando si parla di professionismo, nulla deve essere lasciato al caso, qui lamento una mancanza vera di presa di posizione. Tutti questi segnali vengono derubricati come “step di crescita” che la squadra deve fare. Alle 18.30 del 13 agosto inizia il campioanto e alle 18.32 siamo già sotto 0-1 contro l’Udinese, a causa di quelli che saranno due dei “terrificanti” loop ciclici della stagione gol subito all’inizio e colpo di testa da calcio da fermo. Quella partita la ribaltiamo, anche bene, ma Deulofeu viene stoppato da Kalulu con la metà campo aperta (altro film che rivedremo) e alla fine del primo tempo siamo 2-2 con altro, ennesimo gol di testa nella nostra area. Diciamo che come inizio di campionato di una squadra Campione d’Italia in carica, che arrivava da un filotto di partite praticamente perfette, non è proprio l’ideale. Soltanto otto giorni dopo a Bergamo, andiamo un’altra volta sotto, questa volta una mezza deviazione su un tiro da fuori, qualcuno (Tonali) a fine partita comincia a parlare di “resettare la testa”, “pensare alla nuova stagione”…insomma siamo al 21 agosto e qualcosa già lì iniziava ad essere palese, squadra e tecnici probabilmente erano ancora sui pullman a fesetggiare. Qualcosa inizia a scricchiolare. Da lì in poi ci sono prestazioni altalenanti, da incubo contro il Sassuolo e divine contro l’inter nel derby vinto 3-2 (anche se il gol di Brozovic e le vaccate post 3-2 salvate da Maignan, sono altri segnali). Si passa da vittorie rocabolesche (Empoli) a sconfitte assurde (Napoli). Arriviamo poi al 30 ottobre dove a Torino si perde, anche malino ma in quel caso la croce viene gettata sulle spalle di Leao che sbaglia un paio di gol facili sullo 0-0. Ma i gol presi sono terrificanti e la NON reazione del secondo tempo è evidente. Anche qui però tutto viene derubricato perchè a distanza di 3 giorni c’era l’appuntamento decisivo di Champions contro il Salisburgo, quindi la testa era altrove. Dopo la qualificazione agli ottavi di Champions, a mio modo di vedere, esplode definitivamente il bubbone. Spezia, Cremonese e Fiorentina sono tre segnali enormi, secondo me, che c’è qualche grosso problema di testa ma anche tattico. Sempre in vantaggio e rimontati, addirittura a Cremona non si va oltre lo 0-0 contro una squadra imprensentabile, si vince con Spezia e Fiorentina per due prodigi differenti (Giroud e autogol). Da qui in poi la storia è chiara a tutti. Pausa, Mondiale, Dubai, scompare Maignan. C’era tempo per comprendere lo stato mentale e provare a proporre delle soluzioni tattiche.

Da dicembre a mercoledì scorso è storia recente. Giochiamo 8 partite (3 amichevoli e 5 ufficiali), subiamo 18 (diciotto) gol, non teniamo mai la porta inviolata, ne facciamo 8 (otto), la media di uno a partita. Che se sei inviolabile può anche andarti bene, ma se prendi media 2,25 gol a partita è un problema. Succede di tutto. Palloni persi a 3″ dall’inzio della partita ad Eindhoven, consueti gol di testa presi da chiunque salti in area, alcune prestazioni molto buone con Salernitana e Roma prima del tracollo finale. Si inzia a parlare, per me inspiegabilmente, di un problema portiere. Mentre su Maignan si alza una cortina di fumo increibile, si inzia a minare la sicurezza del già non eccelso Tata, si mette in evidenza un imprensentabile Mirante, si compra, in preda all’ansia, un colombiano che servirà da specchietto per le allodole. Eppure, ad oggi, non ci sono agli atti punti persi per colpa di Tata, a pare mio. Ci sono due pseudo ritiri di poche ore, ci sono dichiarazioni più o meno belligeranti di alcuni giocatori, dichiarazioni che poi cozzano pesantemente con le prestrazioni. Ci sono rinnovi fatti ed altri costantemente in dirittura d’arrivo. Si accusa il mercato estivo, che peraltro è basato su ragazzotti di belle speranze ma poi le prestazioni scialbe le abbiamo fatte con i titolari (eccetto Maignan). Succo del discorso…in 10 giorni salutiamo Coppa Italia e Supercoppa Italiana che erano due obiettivi importanti e fattibili, e il campionato è pesantemente compromesso.

In tutto questo bel caos, c’è una cosa che non è mai stata messa in discussione, ovvero l’idea di gioco. Si è ripetuto da più parti, soprattutto da quelli “studiati” di calcio, che noi abbiamo solo un modo di giocare, ovvero dobbiamo andare a mille, oppure c’è un problema. Ricordo frasi simili dette nel 2020, ma amen. Io, che non sono un fan di Pioli, ho dato atto e merito all’allenatore di aver creato un gruppo e una squadra, nello scorso campionato, quando c’è stato da dover vincere, ha fatto l’essenziale per vincere. Non so se mi spiego. Non c’erano tanti arzigogolamenti o fantasie, abbiamo fatto un gioco essenziale. So che prima o poi segno, intanto comincio a non prendere gol. Giocano sulla trequarti Krunic o Kessie. E’ storia, così abbiamo fatto nelle ultime giornate. Quando capitava che arrivava un occasione pericolosa dell’avversario, c’era Magic Mike (tipo vs Fiorentina). Ora purtroppo non solo siamo all’arrembaggio continuo, anche senza stare in piedi, ma di tiri e occasioni pericolose ne arrivano più di prima con un portiere meno bravo di prima. Tirate voi le conclusioni. Farci gol, in questa stagione, è di una facilità disarmante. Dei venti gol presi in campionato, fino ad ora, andateveli a rivedere tutti (io l’ho fatto), trovatemi una prodezza singola o di squadra, da dire “beh, bravi loro”. Vi sfido a trovarlo. I gol arrivano sempre da spazi, voragini immense, errori sui calci piazzati, un paio di deviazioni. Oltre alla serie di occasioni concesse che poi non vengono concretizzate. L’atteggiamento delle avversarie è cambiato, ormai. L’idea è “qualcosa me la concedono, sto in partita il più possibile e poi vediamo”. La Roma docet, ma anche lo stesso Torino in Coppa Italia. In tutto questo, che penso possa essere visibile a tutti anche non condivisibile, nel caso, ma lo metto agli atti. Noi non abbiamo mai fatto nulla di diverso per “coprirci” un attimo. Abbiamo visto cose, lasciatemele chiamare, bislacche. Difesa a 3 a Cremona contro il temibile Ciofani, Theo dentro al campo, giocatori che giocano solo le amichevoli e gente che gioca 10 minuti poi scompare dalle rotazioni. Qui non vale il “dobbiamo andare a mille”, non ci andiamo da novembre. Non vale il “abbiamo la nostra identità”, perchè i risultati ti dicono che ti stanno decodificando, servirebbe una presa di coscienza ed una conseguente soluzione. La stagione e la qualificazione in Champions vanno portate a casa.

Concludo ripescando il dispiacere iniziale perchè la vittoria dello scudetto e soprattutto, nel mio caso, le prestazioni delle ultime giornate, avevano dato delle certezze ed una illusione di potenziale ciclo da poter aprire. Le situazioni economiche di juve e inter si conoscevano e le romane, così come il Napoli, sono avversarie difficili ma che sul lungo poi ti regalano sempre qualcosa. Insomma, per me, c’era la possibilità di aprire una nuova storia rossonera, anche sbagliando il mercato, con gli infortuni e con momenti di difficoltà, che in una stagione ci sono sempre. Ci siamo complicati la vita da soli. Abbiamo pensato che il più fosse fatto con la vittoria dello scudetto, quando da che mondo è mondo, non è difficile vincere ma è difficile rivincere. Abbiamo lasciato un piano partita che aveva dato frutti con un altro dissennato che ci porta indietro al 2020 e 2021 che, guarda caso, ci ha visti spesso trovarci in queste situazioni. Non posso pensare, come sostiene il nostro allenatore, che quelle giornate siano irripetibili per contesto e situazione. Non lo posso pensare minimamente, perchè la differenza tra l’exploit e il ciclo, sta proprio nel giocare per lungo tempo in quei contesti e situazioni, che lui, erroneamente, considera irripetibili, perchè la grande squadra affronta 50 partite l’anno con quella fame, o quanto meno, con quella attenzione e sicurezza che una squadra Campione d’Italia dovrebbe mettere.

Alzati Milan, c’è ancora tempo per alzare bandiera bianca

FORZA MILAN

Johnson

 

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.