Fiorentina-Milan presentazione

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Fiorentina-Milan, Roma-Juventus e Atalanta-Genoa. Il calendario sembra fornirci la possibilità di guadagnare una posizione in classifica, ma mai dire mai quando di mezzo ci sono i colori rossoneri. Ripeto quanto detto una settimana fa: la tattica è saltata, serve solo ed esclusivamente mettere punti in cascina, in qualunque modo possibile. Tra noi e i tre punti c’è una delle squadre peggiori della Serie A, almeno considerando la forma dell’ultimo periodo. Una squadra che, tuttavia, è dotata di buone individualità, a partire da Chiesa e Muriel. Soprattutto, una squadra (e una tifoseria) che non nutrono particolare simpatia nei confronti dei nostri colori (e ciò è reciproco, sia chiaro). Il tridente viola, composto dai due sopracitati più Mirallas, è particolarmente imprevedibile, con una buona dose di rapidità, estro e fantasia, per quanto nei numeri poco efficace. Il Milan si presenterà al Franchi senza Paquetà e i lungodegenti Bonaventura e Caldara, e con Bakayoko ancora dietro la lavagna. Spazio dunque a Borini e Josè Mauri, oltre che ancora ad Abate sulla destra.

Ciò che continua a essere interessante, sia nelle discussioni tra noi dello staff su Whatsapp, sia sul blog (almeno quando è agibile… 😀 ) è l’identikit del prossimo allenatore del Milan. Tra chi sogna uno dei deus ex machina dei grandi exploit stagionali (da Gasperini a ten Hag) e chi invece vuole il grande nome, il tecnico con esperienza e pelo sullo stomaco. Personalmente appartengo a questa seconda fazione. Il Milan oggi è una società che, paradossalmente, ha bisogno più di una solida guida tecnica che di una solida dirigenza. Un allenatore che sappia gestire i giocatori della rosa, sopravvalutati o meno, ma soprattutto i rapporti con ambiente e proprietà, senza soffrirli, senza patimenti esagerati e a testa alta, sapendo affrontare davvero le difficoltà. Un grande allenatore, insomma, alla Conte, alla Mourinho, alla Pochettino, alla Simeone. Prendete per buoni questi nomi oppure no, sono i primi che mi sono balenati in testa. Il Milan non ha bisogno di scommesse, ma di certezze.

Nessuno di questi potrebbe mai venire da noi? Possibile, oggi il Milan non è appetibile ai grandi giocatori o tecnici. Lo potrebbe essere in un modo soltanto: aumentando gli stipendi dei nuovi arrivi. O riuscendo a qualificarsi in Champions League. O in entrambi i modi. Comunque sia non è scontato, siamo d’accordo, ma è ormai chiaro che non siamo in grado di percorrere la strada del Napoli, quella della crescita lenta ma costante, con la valorizzazione del parco giocatori, l’autosostentamento e la capacità nonostante tutto di giocare a ottimi livelli. Lo sforzo dev’essere diverso da questo, e opposto rispetto a quello seguito un paio d’anni fa: investire cifre importanti, ma su pochissimi giocatori e di sicuro rendimento. Pedine da 50-60 milioni di euro, per intenderci. Impossibile? Guardatevi il saldo acquisti cessioni delle due ultime estati, e poi ne riparliamo. Un progetto su 3 anni con spese di questo tipo e un allenatore di sicuro rendimento sarebbe la scelta più sicura, meno aleatoria. D’altronde il calcio sarà pure uno sport imprevedibile, ma rimane il fatto che il 95% delle volte a vincere partite e trofei sono le squadre con i giocatori più forti e allenate dagli allenatori più bravi. Non serve filosofeggiare sulle origini dell’Universo, ma stare sul semplice. E, soprattutto, non scegliere Di Francesco.

Fab

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.