Milan-Lille presentazione

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Il doppio confronto con il Lille deciderà con elevata probabilità a chi spetterà il primo e a chi il secondo posto in uscita dal gironcino di Europa League, anche se il pari dei francesi contro il Celtic ha in teoria rimesso in gioco gli scozzesi. La formazione transalpina non ha una grande tradizione europea, né storica né recente, tuttavia va forte in campionato dove sta confermandosi seconda forza della Ligue1 alle spalle del PSG. Sarà dunque un’avversaria di alto livello.

Il Lille dal 2016 è di proprietà di Gerard Lopez, finanziere e imprenditore ispano-lussemburghese; è già stato proprietario della Lotus in F1 e possiede oggi, oltre al club francese, anche il Fola Esch in Lussemburgo e il Mouscron in Belgio. Oltre a queste acquisizioni ha già provato ad aggiungere un club in Portogallo, paese con il quale la proprietà del Lille ha già parecchi scambi diretti dal DS Luis Campos, e con ogni probabilità ci riuscirà a breve con il Boavista. Lopez, i cui molteplici interessi in campo sportivo non sono sicuramente per beneficienza, ha contratto per la gestione del Lille un debito consistente con Elliott, da qui le voci che il club sia di proprietà del fondo anche se in realtà non è così; a inizio anno l’imprenditore ha dichiarato che “Elliott ha finanziato questo club –il Lille– per guadagnare, mentre controlla il Milan per rivenderlo a terzi”. I guadagni per gli americani derivano soprattutto dal player trading, dato che il Lille ha realizzato un realizzo netto di oltre 200 milioni nelle ultime due stagioni dalla cessione di elementi promettenti quali Thiago Mendes, Konè, Pepè, Osimhen, Gabriel e ovviamente Leao; tutti giocatori che finora il club ha rimpiazzato senza impatto sui risultati anche se ciò si vedrà meglio nel corso del tempo.
Pare che l’aria della città dell’Alta Francia faccia bene, dunque, come testimonia questa fioritura di talenti (e pecunia). O più probabilmente parte del merito va alle capacità di Campos e del suo staff; il ds portoghese ha allenato per 12 anni prima di divenire osservatore per il Real Madrid e poi direttore tecnico per il Monaco. Le sue ‘scoperte’ in biancorosso le conosciamo tutti (Mbappè, Bakayoko ecc.). Al Lille è stato fondamentale per replicare quanto visto nel Principato: un ‘instant team’ capace di passare da un 17esimo posto alla Champions, e (soprattutto) da 15/20 milioni di saldo attivo nei trasferimenti a 100 e più ogni anno. E’ questa infatti la principale qualità del portoghese, che pare intercettare non solo le esigenze tecniche per la propria squadra ma anche quelle del mercato; l’elenco dei nomi fatti in precedenza, Leao incluso (senza minimamente sminuirlo o criticarlo) non comprende infatti fenomeni ma esattamente quel genere di giocatori fortemente richiesto o dalla Premier o da altri club in espansione, giocatori fisicamente potenti, tatticamente versatili e con il famoso ‘potenziale’.
Il Lille non è mai stato un club avaro di promesse e talenti, e mi permetto di dire che presumibilmente nel decennio appena trascorso, oltre ad aver vinto il campionato nel 2010/11 e a partecipare per 3 volte alla Champions, non proprio risultati scadenti, ha sfornato talenti anche superiori dal punto di vista tecnico come Hazard, Payet, Thauvin (e volendo anche Gervinho). Ma come vale per la galassia Red-Bull, il tocco magico in questo caso di Campos ha garantito una sorta di produzione in serie di giocatori da cedere, con ritorni da capogiro, e contemporaneamente la tenuta sportiva di un team che, bilanciando scommesse e uomini di esperienza spesso presi a poco, sembra poter restare ad altissimi livelli nonostante le cessioni.
Campos è recentemente ‘sparito’ non presentandosi al campo di allenamento e senza rilasciare notizie, e pare sia in chiusura con la Roma di Friedkin.

A ordinare il flusso in-out di giocatori e garantire un contesto ideale per il fiorire dei vari talenti c’è il volto serio di Christophe Galtier. Facile da assimilare a Pioli, non certo per l’aspetto fisico quanto perché è quasi coetaneo, è un ex difensore arcigno come il nostro tecnico, e ha in testa un calcio offensivo e verticale. Il 442-4411 disegnato dal transalpino è fluido e ricorda per principi quello che stiamo vedendo da mesi a Milano, ma con elementi ancora più spinti di contropiede e sbilanciamento in alcune situazioni.
Spesso esaltato per la ‘creazione’ di talenti sia a Lille che al Saint Etienne, dove ha allenato per ben 8 stagioni contribuendo all’evoluzione di Payet, Matuidi, Zouma, Ghoulam, Saint-Maximine e soprattutto Aubameyang (che gli regalammo), la bravura di Galtier è quella di costruire squadre moderne ed efficaci, sempre in lotta per l’Europa, indipendenti dalle bizze mercato, con solide fondamenta. Se, ad esempio, a strappare l’occhio nel suo Lille sono gli esterni d’attacco, in realtà c’è una importante base di palleggio e copertura centrale del campo su cui poggia il resto.
Galtier come detto era difensore, libero, e al termine della carriera da calciatore (31 anni, carriera breve) vissuta perlopiù in Francia fra Olympique Marsiglia, Lille e Tolosa, giocò nel Monza dove venne preso nella stagione 1997/98 come elemento d’esperienza; con il club, neopromosso in B con colonia di giovani del vivaio rossonero (Abbiati, Moro, D’Aversa, Castorina, Sadotti, Saudati, Oddo, De Zerbi, Corrent e il ‘cugino’ di Weah Zizzì K. Roberts, per citarne alcuni) giocò 24 partite venendo ricordato come uno dei giocatori più prestigiosi ad aver vestito la casacca biancorossa.
Beh questo fino a Paletta e al Boa, ovviamente.

Renato Sanches sta riprendendosi i riflettori

La vocazione offensiva del Lille sollecita parecchio la linea difensiva, che si sta però dimostrando molto efficace. In Ligue1 ha subito solo 4 gol in 9 partite a fronte di oltre 8 xG concessi, e la squadra è prima per percentuale di duelli difensivi vinti. In porta schiera l’affidabile Maignan, che ha da poco esordito anche con la nazionale francese; la coppia centrale è solida ed è sicuramente la base su cui poggia tutto il sistema di Galtier, specie in impostazione. Al leader e capitano della squadra Josè Fonte è stato affiancato l’ex Herenveen (via Ajax) Sven Botman, classe 2000 e attualmente intuizione dell’anno; costato 8 milioni, fisicamente imponente, è praticamente una contraerea con il 75% di duelli aerei vinti in stagione. E’ inoltre veloce e preciso nell’impostare l’azione, compito che gli viene costantemente affidato; lo vedremo alle prese con l’esame più duro: Ibra. Sui lati agiranno a sinistra Brdaric, solitamente più contratto, e il turco Celik a destra, che viene spesso schierato in posizione alta e verso cui c’è un hype non indifferente; entrambi sono chiamati ad aggredire e intercettare la palla più alto possibile, e pur se non esageratamente tecnici possono essere pericolosi anche in attacco.
I due interni di centrocampo saranno due fra Andrè, Renato Sanches, Soumarè e Xeka; i primi due sono stati scelti più spesso come titolari in campionato mentre in Europa hanno trovato spazio gli altri. Benjamin Andrè non strappa l’occhio ma è il centrocampista della Ligue1 con maggior percentuale di duelli vinti (69%) e oltre 11 recuperi a partita e dovrebbe spuntarla su Xeka, giocatore assai simile per caratteristiche. Renato Sanches sembra invece aver trovato la dimensione giusta per eccellere, dopo alcuni passaggi a (quasi) vuoto seguiti all’Europeo col Portogallo da protagonista, motivo per cui fu strapagato dal Bayern. A soli 23 anni ha già vissuto diverse vite calcistiche, oggi da raccordo centrocampo-attacco dei francesi garantisce qualità e visione con passaggi e cambi di gioco alti in grado di innescare gli esterni, e aggressività; anche se siamo ancora lontani dal presunto top player che avevamo immaginato dopo Euro 2016. Il nostro obiettivo estivo Soumarè, invece, è al momento arretrato nelle gerarchie.

 Sull’esterno destro, in posizione spesso accentrata, agisce il mancino Luiz Araujo, 24enne brasiliano il cui compito è spesso garantire una risalita veloce del campo, facilitando la transizione; non attivissimo in zona gol è uno di quei giocatori che pur non prendendosi la scena contribuiscono in maniera fondamentale allo sviluppo della manovra. L’alternativa può essere Yusuf Yazici, altro mancino dirottato a destra, impiegabile sia come esterno che come trequartista; ha finora disputato da titolare le gare europee realizzando una tripletta nella sfida contro lo Sparta.
A sinistra dovremo vedercela con uno dei giocatori più in forma del momento, il franco-ivoriano Jonathan Bamba, che partendo dall’esterno spesso occupa una posizione più centrale o addirittura quella di centravanti anche in maniera posizionale. Giocatore leggero, agile, dotato di un destro preciso, temibile in dribbling specie quando ha spazio per controllare e partire da fermo avendo una notevole accelerazione sul breve. Dopo aver composto assieme a Leao e Pepè un temibile tridente, ha vissuto l’anno scorso una stagione negativa ma sembra essersi ripreso con già 7 fra gol e assist.
Oltre agli esterni, Galtier avrà scelta anche per la zona più centrale. Al centro dell’attacco, come riferimento, è stato finora preferito un vero finalizzatore: si tratta dell’esperto Burak Yilmaz, 35 anni, acquisito a parametro zero dal Besiktas e in grado di ritagliarsi subito spazio. E’ forte sia al centro dell’area che nell’associarsi con i compagni sulla velocità. Finora relegato a sua riserva Timothy Weah, centravanti più tecnico e rapido ma anche decisamente acerbo.
Il ruolo chiave dell’attacco è però quello della seconda punta, l’attaccante più mobile e creativo. Il calcio di Galtier è infatti poco schematico e basato sui singoli, con buona dose di libertà da sfruttare. Qui è ancora da definirsi la gerarchia. Sembra partire avvantaggiato Ikonè; considerato a livello giovanile il vero fenomeno del calcio francese, non lo è ancora fra i senior dove pur mettendo in mostra un display di tecnica raro (specie in velocità) non ha ancora trovato la propria dimensione specie in termini di finalizzazione oltre che tatticamente. Recentemente Galtier è tornato comunque a preferirlo a Jonathan David, il canadese che dopo aver fatto sfracelli in Belgio sembrava dover seguire lo stesso percorso di Osimhen (sul campo e a livello finanziario), e ha invece finora abbondantemente deluso; 0 gol, poca intraprendenza, e un fatale rigore sbagliato contro il Celtic che ha obbligato il tecnico a escluderlo contro il Lione. Ad ogni modo parliamo di un attaccante classe 2000 con già oltre 40 gol fra i professionisti, bravo anche come assist-man; speriamo non inizi a riscattarsi proprio contro di noi.

Il Lille è una squadra solida, organizzata, imprevedibile in attacco, con buone individualità e tanto talento, che pur senza strafare è seconda in campionato e con 0 sconfitte stagionali. Servirà un Grande Milan per strappare l’intera posta.

Larry

22/11/1997, primo blu. Un ragazzino guarda per la prima volta l’erba verde di San Siro da vicino.Il padre gli passa un grosso rettangolo di plastica rosso. “Tienilo in alto, e copri bene la testa. Che fra un po’ piove”. Lapilli dal piano di sopra, quello dei Leoni. Fumo denso, striscioni grandi come case e l’urlo rabbioso: MILAN MILAN…Quel ragazzino scelse: rossonero per sempre. Vorrei che non fosse cambiato nulla, invece è cambiato quasi tutto. Non posso pretendere che non mi faccia male. O che non ci siano colpevoli. Ma la mia passione, e quella di tanti altri, deve provare a restare sempre viva.