La rivincita di Giorgio Furlani e Stefano Pioli

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Ma come, fino a pochi mesi fa non si diceva fosse un dilettante allo sbaraglio? Fino a pochi mesi fa non veniva visto come il brutto mostro delle favole o come il famelico lupo che voleva mangiare i tre porcellini? Fino a pochi mesi fa non vi narravano fosse un milanesotto che abitava nella west London e che veniva in sede un paio di volte al mese per timbrare il cartellino? Adesso improvvisamente, repentinamente, inaspettatamente il nostro amministratore delegato GiorgioFurlani è diventato un simbolo ultras della curva sud, adesso è diventato un dirigente esperto e lungimirante. Ma quando ve lo dicevamo noi? Ma quando nel poco spazio offertoci dai padri padroni di questo blog scellerato ve lo scrivevamo? Lungi da noi giudicare, decidere e stabilire la colpevolezza di qualche ragazzotto che potrebbe anche aver commesso errori di gioventù, mancherebbe altro non siamo qui per puntare il dito indice contro qualcun altro come farebbero e faranno i Suslov al di sopra di ogni sospetto contro questi ragazzi. Una cosa però lasciatecela dire: 80 milioni, quegli 80 milioni adesso hanno un altro peso specifico, qualche panchina e ora questa brutta vicenda che avrebbe potuto minare, compromettere, indebolire il nostro centrocampo se avessimo rifiutato (come voleva il tifosotto togato occaionale) quella famosa offerta.
Le bandiere molto spesso le si cercano sul prato verde, per un bacio alla maglia, un goal nel recupero o molto semplicemente per un esultanza poco controllata, si deve andare oltre, perché il milanese e milanista vale più di un semplice bimbo che scriveva le letterine alla befana, a Babbo Natale o a Mago Zurlí. GiorgioFurlani non scende in campo, non bacia la maglia perché la maglia rossonera ce l’ha tatuata sulla pelle fin da quando andava con suo papà allo stadio e per non pagare il biglietto si faceva piccolo piccolo. Ammirate lo splendido stop di petto, si avete capito bene, petto, e poi la stoccata di Cristian Pulisic, la bella parata di Olivier Giroud o le corse di Yunus Musah, ma dell’esultanza di GiorgioFurlani ne vogliamo parlare o facciamo finta di niente, volete coprirvi gli occhi come ad un party per scambisti? GiorgioFurlani è competenza e fede. C’è da scommetterci…..Ma torniamo alle cose di campo, torniamo al 9 ottobre 2019 quando Stefano Pioli da Parma varcò per la prima volta il cancello di Milanello, il peso di dover far meglio di Marco Giampaolo e la nomea del traghettatore che tanto a giugno sarebbe andato via, che tanto avrebbe tolto il disturbo senza che nessuno se ne accorgesse realmente. Quattro anni dopo, 198 partite giocate e ben 111 vittorie è ancora qui sul pezzo con buona pace di chi lo aspettava, lo aspetta e lo aspetterà al varco al primo pareggio. Non ha santi in paradiso, non ha sponsor né tantomeno amicizie nei piani alti del giornalismo farlocco italico e di conseguenza poca protezione mediatica che lo mette alla berlina alla prima partita giocata meno bene. Si metta il cuore in pace anche quello pseudo scrittore col nickname da ex Righeira, colui che si nasconde dietro la tastiera, colui che non scrive quando si vince e che al primo pareggio spunta improvvisamente dal suo sottoscala, indossando la divisa da lavoro, ovvero il costume di Topolino, Paperino e ovviamente di Cenerentola( il suo sogno fin da bambino) e inizia a sproloquiare sulle presunte incapacità del nostro allenatore.
Il Milan di oggi fa capo a due nomi ricordatevelo bene: Giorgio Furlani e Stefano Pioli. Il resto è fuffa, il resto sono giocatori che vanno e che vengono, che scrivevano a Manuela Blanchard di Bim Bum Bam, che ci dicono adesso sono qui ma nel futuro mai dire mai o che si fanno ammonire a vanvera facendo il conto alla rovescia per magari tornare a Madrid tra qualche mese.
GiorgioFurlani e StefanoPioli sono le nostre certezze, il nostro porto sicuro dove poter attraccare con la nostra nave quando il mare è agitato, simbolo di serietà, professionalità e soprattutto di milanismo.
Con buona pace dei Righeira e di tutta Paperopoli.

Gauro Puma