La ripresa, Ibra e i venditori di fumo

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Il summit decisivo per la ripartenza della Serie A è iniziato una manciata di minuti fa e secondo quanto riportato da Sky Sport durerà al massimo un’ora, visto che intorno alle 19.30 è stato fissato il consiglio dei Ministri al quale dovrà partecipare anche Vincenzo Spadafora. Presenti al summit lo stesso ministro dello Sport, il presidente della FIGC, Gabriele Gravina e le altre componenti federali.

Scrivo alle ore 19.30 di giovedì 28 maggio 2020. Quando leggerete questo pezzo, quindi, è possibile che avrete delle notizie più fresche sulla questione ripresa del campionato. La mia visione della questione, su cui mai mi sono espresso sul blog, è semplice: se lavorano gli operai, se lavorano i baristi, se lavorano gli agenti di commercio, i commercialisti, gli avvocati, se lavorano le forze armate e i commessi, i camerieri e i capotreni e chi più ne ha più ne metta, non vedo perché non dovrebbero lavorare anche i calciatori. La vedo più o meno come Rakitic, che ha espresso la stessa identica opinione poco meno di un mese fa. L’indotto calcio cuba miliardi di euro l’anno, nonché una passione cocente nel petto di milioni di italiani che di certo potrebbe risollevare il morale di tutti noi, che veniamo da mesi di preoccupazioni e stenti, o per i più fortunati di banalissima noia. Il caro vecchio panem et circenses, direte voi. Ebbene sì, e che male c’è? Anche di questo abbiamo bisogno: di normalità. Nello stato attuale della fase 2 italiana è miope cavillare sulla ripresa della Serie A quando il traffico cittadino, almeno per la mia esperienza personale, è tornato a essere un buon 60% di quello di un normale giorno lavorativo. Pare assurdo che a dirlo sia io, tifoso di una squadra che fa soffrire i propri tifosi da anni, ma riaprite la Serie A il prima possibile, per favore.

Luka Jovic è l’ultima idea in casa Inter per completare il reparto offensivo in vista della prossima stagione. L’attaccante serbo che potrebbe lasciare il Real Madrid e che è già finito nel mirino di Napoli e Milan, potrebbe essere perfetto per prendere il posto di Sanchez che tornerà al Manchester United. L’idea è quella di lavorare sul prestito con diritto di riscatto e con ingaggio pagato insieme ai Blancos, visto che il giocatore guadagna già 10 milioni a stagione. I Blancos potrebbero proporre un’operazione “alla Morata” con un diritto di riacquisto che dopo il riscatto potrebbe permettergli di riportarlo in Spagna in caso di esplosione in nerazzurro. A riportarlo è Il Corriere dello Sport.

Toh, ma dai! Si parla di Milan interessato a Jovic ed ecco che spunta l’interesse dell’Inter! E badate bene, non lo dico nel senso di “ci fregano sempre i nostri obiettivi”, ma in quello di “i Derby di mercato fanno sempre l’interesse dei venditori… di giornali, o di quegli stessi calciatori. Oltretutto l’affare che dovrebbe portare il serbo al Milan non mi pare possa essere considerato dei più probabili (per quanto mi possa sbagliare), e non tanto per il valore del giocatore. Semplicemente perché il Milan ancora non sa chi sarà la sua guida tecnica, figuriamoci la sua punta titolare. Di questi giochetti ne abbiamo ormai piene le tasche, eppure ci caschiamo sempre e comunque. Bocca buona per un obiettivo che porta alle paranoie quando sta per sfumare a causa di un’acerrima rivale, per poi, nel caso in cui non dovesse andare né da una parte, né dall’altra, dimenticatoio e indifferenza. Ha senso investire il nostro tempo in questo modo? Personalmente spero che se proprio Rangnick sarà, si seguano le sue direttive e solo quelle. Se i piani del tedesco dovessero includere l’attaccante del Real, allora che venisse, in caso contrario ne potremmo pure fare a meno. Non innamoriamoci delle idee, ma dei risultati.

Il quotidiano La Stampa dedica uno spazio al Milan – a pagina 28 – con questo titolo: “Ibra ko va in Svezia. Torna tra una settimana”. Il campione rossonero è decollato ieri da Linate in direzione Stoccolma, all’indomani della diagnosi dell’infortunio muscolare al polpaccio: starà con la famiglia e proseguirà le terapie. Appuntamento in Italia per la visita di controllo a metà della prossima settimana.

Ecco, forse il “dolore” più grande di quest’annata è proprio questo: il modo in cui finirà l’avventura di Ibra nel Milan. Tra mediocrità collettiva e infortuni, qualche fiammata e tanto entusiasmo, lo svedese meritava forse una fine più decorosa con i nostri colori addosso. Complice anche la situazione che si è venuta a creare, Zlatan uscirà dalla nostra attualità in modo anonimo, non incline al suo stile. Magari nemmeno calcando l’erba di San Siro. Un addio con una rete segnata nell’ultimo match, perso in uno stadio vuoto. Non esattamente l’epilogo che ci eravamo immaginati alla rete di Cagliari. Un vero peccato, se così fosse. Ma non è detto che sarà davvero così.

Notizie prese da milannews.it

Fab

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Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.