Zenit e Nadir

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A Cagliari ne abbiamo preso solo 3. Ci è andata bene! Potevamo buscarne 6 o 7. Pronti, via! Nadir Zortea va allo Zenit e manda noi al Nadir. Prestazione imbarazzante con una fase difensiva orripilante. Da oratorio. Da scapoli contro ammogliati. Sorpresa dopo l’impresa di Madrid? Mica tanto. Insomma, due partite abbiamo giocato bene. Inter e Real. E dopo tutte e due il nostro mirabile stratega ha candidamente affermato che quello non è il suo Milan, perbacco. Il Milan è per una volta inaspettatamente allo Zenit? Bene, rispediamolo subito nella sua dimensione usuale: il Nadir. Si dice che non abbiamo continuità. Non è del tutto vero. Nel senso che la nostra meravigliosa Società l’aveva detto. Ha scartato i migliori allenatori sulla piazza, perché voleva una continuità con Pioli. Obiettivo raggiunto. Siamo passati da un asino a un somaro. Sono felice per Leao. Ottima la sua partita. E’ senza ombra di dubbio il nostro miglior giocatore. L’unico che abbia le potenzialità per spaccare una partita. Quindi un allenatore normodotato dovrebbe fare di tutto per metterlo in condizione di potersi esprimere al meglio. Magari anche tirandogli le orecchie. Magari tenendolo sul campo di allenamento a provare i tiri in porta. Ma facendolo sentire importante. Cosa fa il Pastel de Nata? Lo umilia, lasciandolo in panchina, perché non rientra a difendere. E, quando gioca da titolare, viene sempre sostituito. Già, sul 3 a 2, c’era bisogno di difendere. Quindi dentro Okafor. Zappa ringrazia. Fosse rimasto in campo, Rafa  sarebbe stato incolpato del pareggio. I fini intenditori di calcio pullulano sui social e non solo.

Già, Zappa. Un onesto terzino. Non so quanti gol abbia fatto in carriera. Credo 3 o 4. Incontrasse spesso il Milan, diventerebbe capocannoniere. Uno potrebbe chiedere cosa voglia dire mettere Leao nelle condizioni tattiche più adatte a lui. Be’, avete visto i gol. Sono venuti in contropiede, con Rafa lanciato in velocità. E’ chiaro che, con il tic toc del duminiu e possessu, con gli spazi intasati, con la palla consegnata quando è fermo e marcato da almeno un paio di avversari, Leao viene depotenziato e si frustra. In più gli si chiede di tornare a difendere, perbacco. E poi lo si critica ferocemente, come fosse lui il problema del Milan. Perfetto. Io lo venderei, anzi lo svenderei subito, secondo le abitudini della casa. E mi terrei Fonseca vita natural durante. L’equilibrio si può trovare schierando meno attaccanti, rinforzando il centrocampo. Non certo cercando di costringere chi non ha attitudini difensive a tornare indietro. Abbiamo pochi centrocampisti? E’ vero. Ma non è colpa mia. Io dal Tottenham avrei preso Hojbjerg e non certo l’imbarazzante Emerson Royal. E’ colpa della nostra sottospecie di sottomarca di Società? D’accordo. Però un allenatore, che si possa chiamare tale, un centrale di centrocampo di ruolo, anche se non eccezionale, se lo fa comprare. Ma alla cima portoghese, come a quella parmigiana, del centrocampo interessa ben poco. Lui vuole giocare a 2 e non si preoccupa se quei due non hanno neppure le caratteristiche adatte. Poi pretende che Leao torni a coprire. Non lo fa o lo fa, naturalmente, male? Te lo schiaffa in panchina tra l’approvazione di molti, che vedono in lui un grande uomo di carattere. Grrrr!!!!!!

La cosa bella, anzi brutta, è che io non sono sorpresa della nostra imbarazzante prestazione. Delusa, amareggiata, sì. Ma non sorpresa. Il Milan non mi dà nessuna certezza. Come credo non ne dia neanche ai giocatori, che sembrano non sapere  cosa fare. Martedì mi sono avvicinata alla partita in modalità disincantata, apatica. La vera tensione l’avevo per le Presidenziali USA. Nessun sussulto sul gol di Thiaw. E neanche sul rigore provocato da Emerson. Un tuffo al cuore, però, quando ha segnato Morata. E, durante il secondo tempo, ero tesa, tesissima. Sì, mi sono emozionata come non accadeva da parecchio. Sul gol di Reijnders, propiziato come il precedente da Leao, ho urlato da matti. Alla fine mi sono sentita per un attimo allo Zenit. Come… come quando la sabbia scotta, ma tu te ne freghi, perché sai che stai correndo verso il mare. E’ stata, però, la sensazione di un meraviglioso, fantastico attimo fuggente. Sapevo che il Nadir era dietro l’angolo.

Come sempre non riesco a prendermela con i giocatori. A parte Emerson Royal, che è un doloroso caso a parte, non credo siano le pippe che spesso paiono essere. Penso che ne abbiamo alcuni molto sopra la media e altri normali. Certo, ho visto che Theo ha giocato male, molto al di sotto delle sue possibilità. E anche Pavlovic, per dirne uno, non sta facendo bene. Ma lui merita, come altri, un discorso a parte. Viene impiegato, cercando di sfruttare le sue caratteristiche? Penso di no. Che senso ha vederlo spesso a centrocampo? Se vuoi giocare con la difesa alta, lo fai con i veloci Tomori e Kalulu. Non con Pavlovic e Thiaw. A me sembra chiaro che, quando uno lo frastorni con compiti tattici che non può svolgere, lui vada in confusione totale e finisca per sbagliare anche in ciò che potrebbe fare meglio. Perde fiducia in se stesso. Lo diceva Einstein. Mica io. Se si giudica un pesce dalla sua abilità a salire sugli alberi, passerà tutta la sua vita a sentirsi stupido. Se io fossi una lavoratrice dipendente e avessi un compito di cui comprendo la fondatezza e l’importanza, se mi sentissi valorizzata, mi impegnerei al massimo. Darei tutta me stessa. Ma, se avessi un capo che mi impone di fare cose senza senso, non mi butterei anima e corpo sul lavoro. Vivrei un senso di rabbia e frustrazione e mi guarderei intorno, per cercare un altro posto. O forse sbotterei in malo modo, prima ancora di essermi garantita un’altra sistemazione. Tanto più se vedessi che la proprietà se ne frega della sua azienda. Temo sia quello che stia accadendo a più di un giocatore.

Insomma, ritengo che proprietario, dirigenti, allenatore siano poco intelligenti e per questo non me la prendo con i giocatori? Non è proprio esattamente così. Nel senso che i nostri capataz hanno, sì, ricevuto il dono dell’intelligenza. Ma è rimasto incartato. Ho sentito una frase che mi ha molto colpito. Accontentarsi di chiunque, pur di non restare soli… Se dovessi spiegare a parole l’infelicità, lo farei così. Ecco, ci sono tanti tifosi che si accontentano di questa Società, di questo Milan. Ad essere infelice, però, sono io, che non mi accontento e ribollo di sdegno e di rancore. Mi hanno ridotto al punto che la vittoria dei Gobbi nel derby non mi è dispiaciuta. E tiferò Napoli più di un ultrà partenopeo, anche se non penso che avrò soddisfazioni. Pure l’Arsenal hanno derubato. Sono riusciti ad esportare la Marotta League anche in Europa. Chinè proprio alla vigilia dello scontro diretto ha chiesto le carte per l’affaire Manolas. Strano, eh. Le plusvalenze farlocche nerazzurre, i curiosi casi Grand Tower, Lion Rock non interessano a nessuno. Il mainstream è omertoso. E Marotta, di casa da Gravina e Rocchi, continua a ricevere premi per il suo onesto, alacre e preziosissimo lavoro. Eh, sì, la Banda degli onesti è allo Zenit. Noi, in ostaggio di una proprietà, di una dirigenza, di un allenatore vomitevoli, siamo al Nadir. Ma io non mi arrendo. Tante felicitazioni e un abbraccio, papà Rafa! Un abbraccio anche a quelli che la pensano come me e vivono le mie stesse angosce. Degli altri non mi curo, perché…. Je suis Paolo Maldini.

Chiara

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Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.