Il tarlo

Sconfitta di corto muso all’Olimpico. Ciao, ciao, Coppa Italia. Contenta? No. Quando vedo i ragazzi rossoneri correre per il campo, il mio mio cuore pulsa automaticamente in sintonia con il loro. E non mi piace perdere. Affranta? Neppure. Io sono concentrata sulla prossima, per noi difficile, trasferta di Torino. Certo, la Coppa Italia, con due sole competizioni a disposizione, non era da trascurare. Ma la rosa è troppo corta. Manca di petali. E questo non per colpa di Allegri e Tare. I responsabili sono individui ai quali riconosco la virtù della coerenza. Sono brutti fuori e brutti dentro. A proposito, il nostro primo tempo è stato di una bruttezza pura e rara. Oddio, a dire il vero, per noi la bruttezza non è rara. Un po’ meglio nella ripresa. Siamo stati trafitti da un go di testa su un corner che non c’era. Il Var, a rigor di protocollo, non poteva intervenire. Però si è visto più di una volta un arbitro cambiare all’improvviso una decisione sbagliata su un calcio d’angolo. Io penso che la cosa sia dovuta a una vocina che arriva agli auricolari in via ufficiosa. Ma non andiamo a mendicare scuse. Quel gol non si doveva prendere. Zaccagni è stato lasciato solo soletto. Chi lo doveva marcare? A parti invertite, comunque, che bufera mediatica ci sarebbe stata? Uno tsunami. Non escluderei neppure interrogazioni parlamentari. Davvero scarsa la nostra produzione offensiva. Un bel colpo di testa di Loftus, l’errore di Leao sotto porta che vanifica un’occasione clamorosa, il tiro non irresistibile di Pulisic da ottima posizione. Poca, pochissima roba. Abbiamo perso. Amen. Non mi straccio le vesti. Purtroppo con il nostro organico zoppo anche due competizioni sono molte. E c’è pure la Supercoppa. Certo, l’anno scorso ci riservò una grandissima gioia. Ma non farei un dramma se uscissimo con il Napoli e rientrassimo subito a Milanello per preparare la partita del 28 con il Verona.

Mi piaci, ragazzo.

Noi avevamo, a differenza di altri, un turno ostico negli Ottavi. Questo dipende dal pessimo piazzamento in campionato della disgraziata scorsa stagione. Non ce la possiamo prendere con il calendario. Le difficoltà erano inoltre acuite dalle pretestuose, vomitevoli polemiche sul non rigore di Pavlovic. Mamma mia, quanta disonestà intellettuale c’è in giro. Più che del risultato mi interessavo di un’altra cosa. C’è un tarlo che lavora costantemente nella mia mente. Ho il terrore degli infortuni. “ Dio mio, fa’ che non si faccia male nessuno.” Questo il mio pensiero dominante nel pre. La formazione? E’ la ricerca di un difficile equilibrio. La necessità di preservare energie, evitare infortuni si scontra con la realtà di una rosa corta e davvero scarsa in alcuni elementi. Qualunque decisione prenda Max, mi va bene. Sono preparata all’idea di uscire, anche se mi piacerebbe passare il turno. La sconfitta e la prestazione non certo brillante non mi turbano più di tanto. Non mi interessa soffermarmi sulle performances non entusiasmanti, per usare un eufemismo, dei singoli. Due sole osservazioni. Sono preoccupata per Nkunku. Il ragazzo sembra un sacco vuoto. Un fantasma. Ho avuto, invece, buone sensazioni da Jashari. Mi pare che Ardon abbia un ottimo tocco di palla. E mi ha emozionato quello splendido lancio per un Estupinian, che ha fatto una delle poche cose buone della sua partita con il tocco per Rafa. Ora il tarlo che si insinua nel mio cervello è la prossima trasferta a Torino. Se si esclude quel roboante 0 7 del 2021, non riesco a ricordare una nostra altra vittoria in casa del Toro. Si deve davvero andare molto indietro nel tempo. Sconfitte e pareggi sono stati il nostro brutto viatico. Ma Lunedì bisogna vincere! Non sarà facile.

Sogno lo scudetto? Io sono tutt’altro che sicura anche del quarto posto. Mi sono spiegata? Non mi lascio suggestionare dal fatto che il Napoli  l’anno scorso perse la prima di campionato e fu eliminato dalla Lazio negli Ottavi di Coppa Italia. Se avessimo una Società normale, potremmo aspettarci un aiuto a Max nel Mercato di Gennaio. Ma quel “se”, purtroppo, introduce un periodo ipotetico dell’irrealtà. Mamma mia, quanto detesto certi individui, che rappresentano un malefico tarlo nella nostra Storia. La Coppa Italia è archiviata. Non ci penso più. Adesso mi interessa il campionato. All’improvviso mi assale un ricordo bellissimo, che mi fa venire il magone. Perchè il ricordo della felicità non porta felicità. Fa scendere un velo di malinconia. Mi riferisco alla finale di ritorno della Coppa Italia del 31 Maggio 2003. Io ero a S. Siro. Tre giorni prima avevamo battuto i Gobbi a Manchester. Eravamo in delirio. Il 4 1 con cui avevamo espugnato Roma rappresentava una garanzia di successo. Si festeggiarono Champions e Coppa Italia in quella meravigliosa serata. Mamma mia, che emozioni in un turbinio di luci e suoni che ci inebriò. Che brividi da pelle d’oca! Una gioia immensa accomunò il popolo rossonero, moltiplicandosi nella condivisione di tifosi ubriachi di felicità in uno stadio stracolmo. Bisogna che non ci pensi, perché mi viene da piangere. E gli indegni usurpatori gestiscono il Milan come fosse uno scatolificio. Siate maledetti!

Il tarlo Furlanette e company non è l’unico che mi abbia trafitto il cervello. La mia attenzione è stata catturata dal problema del tarlo e dei libri, che ora vi propongo. In uno scaffale ci sono 10 libri disposti in ordine dal primo al decimo. Ogni volume ha mille pagine, comprese le copertine. Un tarlo rode la pagina numero 1 del primo libro e poi procede nel suo lavoro fino a forare la pagina numero 1000 dell’ultimo. Quante sono le pagine rosicchiate? Sarebbe troppo facile rispondere 10mila, vero? Quindi scervellatevi, ragazzi. Io l’ho fatto, ma vi confesso che sono dovuta andare a leggere la soluzione. Magari Furlanette, intelligente com’è, ci arriva subito. Si tratta di una questione inerente alla disposizione dei volumi. Questo tarlo che si balocca con i libri mi è molto più simpatico di quello che erode dall’interno il Milan. Ci vogliono dei rinforzi a Gennaio, maledizione al secchio! Ma dei rinforzi veri, visto che la nostra rosa di per sè scarna ha pure dei petali…. appassiti. Appassiti non è l’aggettivo adatto. Non risentono dell’usura del tempo. Sono inadeguati. E qui casca l’asino, purtroppo. Io mi aggrappo alla squadra, all’allenatore. Ma hanno bisogno di aiuto. Quello che non vuole dare la nostra sottospecie di sottomarca di Società. Quello che avrebbe voluto dare, senza spendere cifre esorbitanti, Maldini. Quello che vorrebbero tutti i cuori rossoneri. E che vorrei io, perché…. Je suis Paolo Maldini. Je suis Zvonimir Boban.

Chiara

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Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.