Dollarummi, carrarmati, reduci e simpatici cazzoni

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E venne il giorno e non è stato un suicidio di massa.
E venne il giorno di Donnarumma a San Siro e, come suggeritomi da Larry, della prima vittoria in casa contro una grande squadra dopo oltre dieci anni. In quel caso la vittima fu il Barcellona di Messi & co. liquidato dal Milan di Constant e Montolivo con gol di Boateng e Muntari, una roba fantascientifica. Fa sorridere che la prima vittoria del girone arrivi proprio contro di lui e la squadra sulla carta più forte del quartetto, forse più che sorridere fa sogghignare stile Mbappé alla vista dell’accoglienza del suo compagno con dollarummi e insulti da repertorio. Scena memorabile.
Questa volta dovremmo esserci evitati la levata di scudi e la retorica a orologeria sul povero pulcino indifeso, con il colpo di grazia dato da un altro ex ossia Fabio Capello: “poi la magia di San Siro dai, stasera sono stati spettacolari sono tutti gli aspetti: il tifo, i dollari…” con annessa risatina.
Per me l’affaire Donnarumma finisce qua e in tutta onestà vi dirò che la questione terminò molto prima, nel momento in cui capii che Maignan era fortissimo e un leader nato, quella di ieri per me è stata più che altro una prima fila al cinema con i popcorn da gustarmi appieno per farmi grasse risate e così è stato.

Il Milan di ieri è stato un carro armato: agile, scattante, poderoso e solido. Un carro armato non è indistruttibile ma se usato in maniera intelligente può fare danni enormi come è successo ieri sera. Un Milan finalmente solido in primis nel modo di stare in campo, con un 4231 che ha ridato efficacia a tutta la fascia sinistra e un atteggiamento non idiota. Niente pressing scriteriato e uno contro uno a tutto campo ma raddoppi sistematici e non casuali con una difesa oserei dire in linea in molti momenti, senza i centrali a rincorrere gli attaccanti fino al cesso per capire se l’han fatta tutta. Cose normali unite da un collante fondamentale: l’aiuto reciproco. Ci torno dopo.
Come detto è stato un Milan in formato carro armato e chi più di tutti meglio rappresenta questo paragone è stato loftus-cheek autore di una prestazione dominante. Fisicamente poderoso e solido non riuscivano a buttarlo giù nemmeno appendendosi, agile e così scattante che in un recupero palla con ripartenza deve quasi rallentare il passo perché ha il solo Giroud al fianco e lo passerebbe pure. Prestazione da carro armato, che ripeto non vuol dire essere invincibili (vedasi il gol mangiato dopo pochi minuti o la perdita della marcatura di skriniar sul gol) ma utilizzato nel giusto modo può alzare di molto la prestazione della squadra costringendo gli avversari a più attenzioni con conseguenti spazi maggiori per i compagni. Prova ne sia che il debito di ossigeno dal 60esimo in poi (appena rientrato da un infortunio) riduce notevolmente le nostre capacità e via via che si esaurisce consegniamo il centrocampo ai parigini.

Il perché della consegna del centrocampo nella fase finale della partita potremmo descriverlo così:
– Mirante, Nava
– Florenzi, Bartesaghi
– Krunic, Pobega, Adli
– Okafor, Jovic, Chukwueze
Togliendo i portieri, di otto uomini di movimento uno è un primavera aggregato perché i difensori son tutti nell’ospedale da campo, uno è appena tornato dall’ospedale da campo (Chukwueze) e un altro probabilmente è stato rimesso in forma a villa Samantha (jovic).
Voi direte “ma a centrocampo sono tutti sani” e qui sta il problema. La differenza tra i tre titolari e i tre in panchina è a mio modo di vedere abissale, son proprio categorie diverse. Prova ne sia che l’uscita dello stanco Musah per il fresco Krunic non ha apportato un gran dinamismo. L’unico giocatore che può giocare tranquillamente titolare a centrocampo è un altro ospedalizzato, quel Bennacer che a mio parere vedremo al massimo per qualche scampolo prima della Coppa d’Africa e dovremo sperare che quelle partite ravvicinate ce lo restituiscano intero.
Sempre parlando di reduci come non citare Pulisic. Rientrato pure lui da un infortunio era visibile come non fosse nel pieno della forma e l’eccessivo impiego sul campo lo ha fatto uscire nuovamente dal campo. La speranza è che sia una cosa di poco conto, ma questa autentica ecatombe andrebbe fermata perché è ridicolo avere 9 difensori in rosa e solo 5 a disposizione. Non è accettabile, non è da grande club e non è da staff efficiente in grado di salvaguardare il patrimonio del club. Come si chiede da anni, urgono azioni rapide e interventi mirati perché nessuna squadra può andar lontano in una simile situazione.

A proposito di situazioni i nostri sono dei simpatici cazzoni, un po’ alla Drugo non sanno cosa fare da grandi. Una squadra capace di simili prestazioni non può fare partite oscene, completamente sconclusionate con la flemma di Jeffrey Lebowski al supermercato: deve decidere cosa fare da grande perché il momento è ormai arrivato da tempo. Lo dimostrano le prove di Leao e Theo (tra i principali indiziati negli ultimi tempi), quella di Loftus-Cheek che fuori da Londra può prendersi la sua rivincita se vuole, o quella di Calabria che da quando ha sbottato davanti ai microfoni ha cambiato registro. Questi sono solo degli esempi, varrebbe lo stesso discorso un po’ per tutti, perché non è possibile vedere simili prestazioni dopo tonfi più pesanti di Jovic dopo una rovesciata. Le cadute possono capitare ogni tanto, ma se diventano regola per poi offrire una grande prestazione allora si è solo dei simpatici cazzoni che ogni tanto si ricordano dell’importanza della partita, dell’aiutarsi tutti quanti, del rimanere concentrati sull’obiettivo, altrimenti un obiettivo, uno scopo, non c’è e torniamo tutti dei Drugo che ogni tanto si incazzano per poi dire fanculo e tornare nello stato ozioso.
Le prove di Theo e Leao per me sono illuminanti. Di certo il ritorno al 4231 li ha aiutati non poco, ma hanno offerto prove davvero ottime sotto tutti i punti di vista: applicazione, concentrazione, rientri e quant’altro rendendo la vita complicatissima a chi doveva presidiare quella fascia. E’ il senso di squadra visto in campo che ha cambiato tutto, il famoso aiuto reciproco, ed i giocatori dovrebbero prendere coscienza di ciò per raggiungere le prestazioni che competono loro. Nessuno pretende che giochino sempre così, non è umano, mentre è giusto pretendere una prestazione media di livello più elevato rispetto a quanto visto in queste prime 15 partite.
Qui entra in gioco anche il mister con una limitazione delle scelte cervellotiche a favore di quelle più semplici e adatte alle caratteristiche dei giocatori. Scelte più semplici che nello specifico di ieri avrebbero portato alla sostituzione di Pulisic ben prima dell’infortunio perché veniva da uno stop ed era stracotto da un po’. Non si può avere il terrore di fare sostituzioni perché la partita è fondamentale, il cambio con Florenzi era la cosa più naturale da fare e da diversi minuti.
Ce ne sarebbe da scrivere ma sarei troppo lungo e vi annoierei, adesso vediamo di non fare i cazzoni con il Lecce (non vince dal 22 settembre: 2 pareggi 5 sconfitte) e come al solito al ritorno dalla sosta perché di rivederci in versione Drugo seduto sul cesso non avrei proprio voglia.

Seal

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Ricordo Baresi entrare in scivolata e poi l'ovazione del pubblico, da quel momento ho capito che fare il difensore era la cosa più bella del mondo. Ancora mi esalto quando vedo il mio idolo Alessandro Nesta incenerire Ferrara sulla linea di porta mentre credeva di essere a un passo dalla gloria. Se la parola arte fosse compresa appieno le scivolate del n.13 sarebbero ammirate in loop al MoMA di New York.