Tutto è bene quel che finisce bene

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La interminabile attesa è finita. Charles De Ketelaere è finalmente arrivato a Milano e in giornata metterà nero (o rossonero…) su bianco, diventando ufficialmente un giocatore del Milan. Quello che era diventato il tormentone estivo vivrà quindi la sua ultima puntata prima che il belga si metta a disposizione di Stefano Pioli, che potrebbe già fargli assaggiare il campo nell’ultima amichevole prestagionale, quella di sabato al Menti di Vicenza, prima del debutto in campionato sabato 13 a San Siro contro l’Udinese. Cresciuto nel settore giovanile del Bruges, CdK ha esordito in prima squadra il 25 settembre 2019, nella gara di Coppa del Belgio vinta 3-0 contro il Francs Borains. Il 22 ottobre seguente segna, invece, l’esordio in Champions League, nella sconfitta casalinga subita contro il Paris Saint-Germain. Il 5 febbraio 2020, sempre in Coppa, realizza la sua prima rete da professionista contro lo Zulte Waregem, mentre il 1° marzo segna per la prima volta in Pro League, al Genk. L’annata di debutto si conclude con 25 presenze, 2 reti e la vittoria del campionato belga. Nella stagione 2020-2021 viene promosso definitivamente in prima squadra. Il 22 ottobre, nella vittoria esterna contro lo Zenit San Pietroburgo (1-2), sigla la sua prima rete in Champions League. A fine anno colleziona 45 presenze e 6 reti, oltre alla riconquista del campionato. Nel novembre 2020 viene convocato per la prima volta in nazionale maggiore, esordendo nell’amichevole vinta 2-1 contro la Svizzera. Il 10 ottobre 2021 realizza il suo primo gol in nazionale nella finale per il 3º posto della Nations League persa 2-1 contro l’Italia.

Fonte Gazzetta dello Sport

Brrrrrrrrrrrrr

Le analogie con Kakà sono tante, dalla genesi della trattativa alla faccia da bravo ragazzo, dalle lettere in comune del nome, passando per la posizione in campo, speriamo solo che il padre non sia come Don Bosco Leite che pensava solo ai soldi. Il merito è tutto di Maldini & Massara che non hanno mai mollato, nemmeno quando i belgi hanno fatto muro con la loro intransigenza; purtroppo è così, ormai si è sparsa la voce che M&M sono bravi nell’individuare grandi talenti che per ogni giocatore ci chiederanno cifre esorbitanti. Non so se la proprietà abbia dei meriti, lo scopriremo in futuro, ma, con i pochi soldi messi a disposizione, i nostri hanno fatto buon viso a cattivo gioco.

Era chiaro che si cercava di tirare sul prezzo per risparmiare e fare altro con la rimanenza; purtroppo, a parer mio, 50 milioni per una squadra campione d’Italia e alla seconda partecipazione consecutiva alla Champions sono pochi. Non mi si risponda che l’Inter di qua, la Juve di là, la Roma e il Napoli e compagnia cantante. Ho già spiegato che non appartengo alla folta schiera dei tifosi ragionieri/commercialisti e guardo solo in casa mia. La buona notizia è che se Maldini ha alzato l’offerta vuol dire che il giocatore è valido, anzi validissimo e perfino il rinunciare a parte dell’ingaggio è di buon auspicio. Certo, se penso ai 4,6 milioni lordi che percepisce quella pippa invereconda di Ciokko Baiokko…, viene da chiedersi come sia stato possibile riconoscere un simile stipendio! Di sicuro Don Bosco Leite avrebbe fatto interdire il figlio se si fosse solo accennato alla benché minima possibilità di diminuire lo stipendio.

Il Milan con De Ketelaere ha battuto il record di spesa della gestione Maldini-Massara e l’ha fatto senza dover operare alcuna cessione. Non è un caso e non è un caso che lo scorso anno abbia vinto lo Scudetto con una delle rose più giovani della Serie A. Negli ultimi anni ha investito quasi unicamente per Under 25, una strategia che ha portato la rosa rossonera – in un paio d’anni – a far impennare il suo lavoro: Tomori è arrivato a 24 anni appena compiuti, Tonali a 20 anni, Bennacer a 21, Rafael Leao a 20, Theo Hernandez a 21, Kalulu a 20 e così via… Sei titolari della squadra campione d’Italia che sono costati meno dell’attuale valore di mercato del solo Leao. Poi a questi giocatori la dirigenza ha affiancato giocatori di esperienza che a loro volta hanno fatto la differenza, a queste intuizioni ha senza dubbio aggiunto alcuni errori (soprattutto sui rinnovi). Ma è l’unico club in Italia, di alto livello, che ha iniziato davvero a ragionare come ragionano al Porto piuttosto che al Lipsia oppure al Borussia Dortmund. Perché oggi quelli devono essere i nostri modelli se vogliamo recuperare terreno rispetto a chi è più avanti. Poi a parità di progetto certo che la storia conta, certo che il Milan ha quasi sempre più appeal del Porto, ma quella deve essere la ciliegina sulla torta, non l’unico valore da mettere sul tavolo.

Fonte Milan News

Questa mi sembra la fotografia perfetta di quella che è la nostra strategia corroborata da risultati eccellenti; è una strategia che sta pagando, ma almeno un investimento di spessore va sempre fatto e infatti il belga rientra in questo schema. La proprietà, qualunque essa sia, non può prescindere da questo concetto, poi, sarà compito del duo delle meraviglie (M&M) trovare i giusti profili. Adesso c’è la curiosità di vedere questo ragazzo all’opera, ben sapendo che deve inserirsi in un meccanismo che appare già rodato (io per scaramanzia non guardo mai il calcio estivo). Dopo un’estate a metterci terzi o quarti, adesso pare abbiano scoperto che la nostra arma è il gioco. Vedremo. Io spero soltanto che Maldini riesca a fare le operazioni di contorno con il budget restante, magari a far sparire qualche inutile scarpone.

Gianclint

Il mio primo ricordo furono i pianti per una sconfitta in finale con il Magdeburgo.. Rivera e Chiarugi erano i miei idoli, ma ho amato anche Wilkins ed Hateley. Per il Milan di Sacchi avrei lasciato tutto e tutti. Rimane per me la pietra di paragone. Scrivo di getto come Mozart, odio i servi, i ruffiani e i leccaculo. Scrivo per il gusto di farlo e potrei dare lezione alla maggior parte dei giornalisti al seguito del Milan, incapaci di scrivere qualcosa di accattivante e vero. Detesto chi scrive e annoia e lo fa solo per ingraziarsi qualcuno. Disprezzo fanatici e cretini. Ragiono con la mia testa e del risultato me ne frego; chi gioca bene vince due volte.