Grazie Ibra

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Scrivo sapendo già che, nonostante il nostro sia un blog enorme e con grande seguito, difficilmente il protagonista di queste righe leggerà quanto segue ma mi sento comunque di farlo, nell’illusione che un giorno Ibra possa capire ancora di più che cosa è riuscito a fare in questi 2 anni di nuova vita rossonera. Aggiungo che il post è stato scritto prima delle notizie uscite ieri che, se ce ne fosse stato bisogno, non fanno altro che rimarcare ulteriormente l’importanza di Zlatan.

Ti dico grazie Ibra, perchè quel gennaio del 2020, che sembra così lontano, quando arrivasti di nuovo, non tutti erano convinti potessi fare la differenza come in passato. Non molti credevano che un leone come te, difficilmente passa la sua carriera a bivaccare ma, bensì, vive per l’adrenalina e per la competizione. Quando arrivasti, per me, fu come una liberazione da un brutto incantesimo. Il tuo addio fu un trauma per me e, nonostante il nostro declino fosse cominciato qualche anno prima, segnò l’inizio della fine. Anni con gente abituata a venire a Milano a svernare, loro si indegni fino all’osso. Arrivasti un momento difficile, uno dei tanti dal 2008, ma la sola tua presenza mi dava fiducia e mi rinfrancava. Mi faceva vivere nell’illusione che tu potessi mettere a posto le cose, se non tutte, una buona parte. Non mi aspettavo 20 gol a stagione ma mi aspettavo quello che poi hai fatto, ovvero togliere quell’assuefazione alla sconfitta che ormai aveva attanagliato l’ambiente. Come disse il mister Pioli, differenza tra vittoria e sconfitta non c’era, a nessuno fregava nulla. Tu non perdi, e se lo fai, combatti senza fine. Questo mancava e questo hai fatto.

Quando firmasti, mio figlio stava per compiere un anno. Poco dopo il tuo arrivo, scoppiò il finimondo con il virus. Avevi già dato segnali evidenti della tua “missione” nella trasferta di Cagliari ma non eravamo ancora una squadra. Il virus cambiò le nostre vite e io mi trovai, improvvisamente da solo a casa, tutto il giorno e buona parte della notte, con un bambino piccolo. Mentre lavoravo cercavo di distrarlo con le tue immagini e con gli audio legati alle tue imprese. Avevo bisogno di aiuto e avevo bisogno di dargli un’immagine forte del Milan. Dovevo combattere contro un ambiente familiare fortemente condizionato dai colori dell’altra squadra di Milano. Fui così ossessivo e ripetitivo che imparò il tuo nome. “Ibra” diceva quando vedeva un pallone. “Ibra” diceva quando vedeva la maglia del Milan. “Ibra” diceva quando vedeva un terreno di gioco verde con 22 giocatori in campo. Per lui “Ibra” era il calcio, aveva identificato il tuo nome, facile da pronunciare, con uno sport che ha fatto perdere la testa a suo papà ormai da decenni.

Grazie Ibra, perchè tu hai fatto una promessa ai tuoi compagni, al tuo allenatore e hai fatto di tutto per mantenerla. Anche io feci una promessa al mio piccolo, gli dissi che avrebbe visto una squadra rossonera forte, combattiva e che sarebbe stato più facile associare ai racconti che gli facevo. Era piccolo, sicuramente, ma capiva le mie emozioni e capiva cosa provocavano quei colori nella mia voce e nei miei occhi lucidi. Si giocò per tutta l’estate del 2020 e la squadra stava cambiando decisamente il suo trend, grazie anche alla tua presenza e alla tua voglia di non lasciare indietro nessun obiettivo. Poi arrivò la nuova stagione e a settembre 2020 San Siro aprì a pochi medici fortunati. Mia moglie mi regalò il biglietto destinato a lei e io venni a salutarti di nuovo, Ibra. Dissi a mio figlio che sarei venuto allo stadio e lui pensava giocassi con te. Beata innocenza. Fosti determinante, come sai fare solo tu. In uni stadio dal clima surreale, la tua personalità era straripante. Urlavi e indicavi ogni giocata ai tuoi compagni. Si sentiva tutto e si capiva che eri il faro di questi ragazzi. La stagione andò avanti tra stadi aperti e chiusi ma la tua presenza aveva ormai instillato uni nuovo seme a Milanello. Doveva essere coltivato e curato, ma c’era. L’annata si chiuse con il ritorno in Champions dopo una vita. Tu, purtroppo, ti fermasti a Torino ma, mentalmente, eri già pronto a ricominciare.

Grazie Ibra perchè siamo arrivati fino a domenica scorsa con la tua presenza più nello spogliatoio che in campo. Tu pensa solo cosa hai combinato, Ibra. Hai portato la tua mentalità in un gruppo che ora gioca con una tranquillità disarmante e conscio delle proprie qualità. Un gruppo finalmente vincente. Io non ho mai pensato che fossi arrivato alla fine, anche se a Verona le tue condizioni fisiche erano evidentemente rivedibili. Ma stavi giocando “rotto”. Domenica scorsa mi sono preparato per venire a Reggio Emilia, indossai la tua maglia, quella con la tua dedica e la tua firma e il mio piccolo ha capito subito, “Vai a giocare con Ibra?” mi ha chiesto. Ero teso, non preoccupato ma sapevo l’importanza dell’evento. Mi immaginavo le tue parole a questi ragazzi e in qualche maniera mi tranquillizzavo. Il viaggio con Raoul e Larry è stato veloce e ricco di risate e riflessioni e il tuo “rinnovo” è stato anche argomento di dibattito ma nessuno era così convinto che potessi smettere, nonostante i problemi fisici.

Grazie Ibra perchè hai aizzato una tifoseria. Hai ridato fuoco al nostro amore sopito. Questo scudetto è di tutta la squadra, di tutta la società ma in particolare è tuo. Non sei venuto qui per rubare soldi ma sei venuto con un’idea folle in testa e l’hai realizzata. Ma solo uno come te poteva osare tanto. I video si sprecano, le parole su di te anche. Io ti sarò grato per questa vittoria e per avere accompagnato me e mio figlio nel momento più duro, rimanendo legati al rossonero. Grazie Ibra e non mollare, ma so già che non lo farai perchè sono sicuro che in testa hai qualche altra idea malsana da portare avanti. Sappi che questa volta però, non dovrai fare tutto da solo, ci sarà una squadra matura con te a supportarti ed un intero popolo rossonero a sostenerti.

Grazie Ibra

FORZA MILAN

Johnson

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.