Era meglio Galliani

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No, non lo penso davvero. Sì, è un’altra provocazione, esattamente come quella della scorsa settimana. Onestamente, alcuni punti in cui Galliani è decisamente superiore a Fassone ci sono pure, ma tra i due continuo a scegliere l’attuale amministratore delegato, con tutti i difetti che ha (principalmente dovuti alle sue precedenti frequentazioni). Messi i puntini sulle i, non si possono però non commentare le parole del dirigente rossonero di qualche giorno fa durante l’#askfassone organizzato in fretta e furia per rispondere (o forse sarebbe il caso di dire cercare di rispondere) ai tanti dubbi dei tifosi del Milan. In particolare non si può non ignorare quell’affermazione che ha lasciato sbigottiti molti: “I soldi sono arrivati, ma non so da chi”. Ecco, speriamo che al TAS di Losanna le nostre ultime carte non siano queste, altrimenti da un anno l’esclusione dalle coppe europee passa a dieci.

Fassone mi sembra un dirigente competente, in grado di comunicare molto meglio del precedente, con la giusta autorevolezza e chiarezza. Tuttavia, ha il carisma sotto i tacchi. Dice, ma non riesce a convincere. Promette, ma non gli si riesce a credere. Soprattutto, non sa gestire adeguatamente i momenti di crisi. Era chiaro dovesse parlare, tutti noi avevamo chiesto un minimo di chiarezza e bene ha fatto a esporsi, a mettersi in gioco, ma certe affermazioni le avrebbe dovute censurare. Non tanto perché ha fatto la figura del fesso con noi, ma perché ciò che afferma l’amministratore delegato del Milan, specie sulla tanto discussa querelle sulla proprietà, ha eco in tutta Europa, arrivando anche a chi dovrà giudicare il ricorso del club. Un comportamento senza mezzi termini irresponsabile, e stupisce che nessuno dell’entourage e del settore comunicazione gli abbia consigliato di sorvolare su certi imbarazzanti dettagli. [A meno che non sia stata una strategia voluta, in quel caso siamo di fronte a dei dilettanti allo sbaraglio].

Il titolo “Era meglio Galliani” non si riferisce però esclusivamente all’amministratore delegato rossonero. Come ben sappiamo il buon Adriano da Monza era il vero e proprio deus ex machina, ricoprendo tanto i compiti istituzionali, quanto quelli operativi. Oggi il mercato rossonero, approntato da Massimiliano Mirabelli, è tornato a essere “a impatto zero”. Spendiamo 60 milioni per un attaccante? Finanziamo la spesa cedendo un portiere e un difensore. Una strategia vincente, seguita dai più grandi club europei. Scherzi a parte, il Milan è quasi costretto a proseguire su questa china: vuoi perché i rapporti con l’UEFA sono già tesi e sarebbe il caso di non aggravarli, ma anche perché la situazione societaria indecifrabile non suggerisce salti nel vuoto che potrebbero ritorcersi contro.

Anche qui, però, est modus in rebus. Non possiamo fare spese pazze, d’accordo, ma perché allora fare pazze spese? Zaza? Cosa mi significa? In che modo potrebbe dare alternative diverse al nostro attacco? Il fatto che le risorse a nostra disposizione per potenziare la rosa siano zero non impedisce al Milan di avere uno straccio di strategia su come muoversi e agire. Il nostro volteggiare sul mercato italiano è invece ondivago, alla ricerca di carcasse dei vari Zaza, Strinic e Reina, un po’ come fanno i condor.

Infine, il punto in cui sì, Galliani – e Berlusconi – sono indiscutibilmente meglio dell’attuale società e proprietà: ci hanno fatto vincere, e tanto. Senza fare i puntigliosi su quanti anni, il Milan sotto la loro gestione ha visto un esponenziale aumento di popolarità, ricchezza, prestigio. Questo è innegabile. Peccato aver voluto gettare tutto nell’immondizia negli ultimi dieci anni di storia, ma ognuno è padrone del proprio destino. Perché dico questo? Perché pur rifiutandola, la riconoscenza nei confronti dei padroni del passato la posso comprendere. A logica, ha un senso. Non la sposo, sia chiaro, perché è anche vero che la riconoscenza ha un limite, deve averlo, ma la si può capire. Molto meno, invece, la riconoscenza che spinge tanti tifosi a difendere a oltranza Fassone e Mirabelli. Esattamente, riconoscenza per cosa? Perché ci hanno liberato dalla passata società? Per il mercato scoppiettante dell’anno scorso? Per cosa? I due dirigenti saliti in sella tredici mesi fa circa non hanno ancora fatto nulla per meritarla. Fiducia, quella sì, è stata sempre concessa loro, ma sta velocemente terminando.

Ecco quindi la stortura più preoccupante – almeno dal mio punto di vista – della situazione del Milan: il fatto che non si riesca più a ragionare fuori da fazioni pre-costituite: “Io una volta criticavo Berlusconi, quindi ora devo sostenere alla morte i cinesi” e viceversa. Perché? Tifiamo tutti Milan, non questa o quell’altra persona. Questa situazione da stucchevole sta diventando paradigma della nostra schizofrenia, del fatto che il tifoso del Milan reciti oggi troppo spesso una parte, riducendosi a macchietta e perdendo di vista che il fine ultimo è quello di proteggere i colori, non l’amministratore delegato di turno.

Fab

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.