Che dovrei dire?

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Sinceramente. Senza giri di parole, che dovrei dire? Cosa sarebbe opportuno scrivere? Credetemi, non ne ho idea. Anzi, di idee ne ho. Quello che tramortisce è la consapevolezza che tanto, ciò che è accaduto sabato pomeriggio, rimarrà tale. E allora mi ripeto: che dovrei dire? Dovrei provare a smorzare l’atmosfera asfissiante del post sconfitta. Magari con un po’ di saggezza just-in-time del tipo: vabbè, è calcio. E’ un derby della quarta giornata. Il problema è che, questa come altre miriadi di ovvietà, le conosciamo. Allora non puoi che ripensare alla delusione, perché è lì e ci rimarrà a lungo. Palpabile, netta, cocente.

Allora potrei metterla sul tattico: messi male in campo. Pioli ha di nuovo sbagliato la partita contro la sua kryptonite Inzaghi. I giocatori non hanno avuto le palle. Oppure, il derby ormai è mentalmente troppo pesante per questo gruppo. Conosciamo anche questo. Poi magari potrei anche complimentarmi con l’Inter. Che so: bel gioco, bel gruppo. Niente di tutto questo affievolisce, o anche solo distoglie la mente dalla prestazione indecente cui abbiamo assistito al derby: il quinto consecutivo perso, il primo dal 1974 in cui incassiamo 5 gol. E non era mai capitato, in 124 anni di storia, che il Milan perdesse 5 derby di fila. Per intenderci, questi sono riusciti dove hanno ‘mancato’ Gustavo Gomez, Vangioni, Sosa, Van Ginkel e co. Dove non sono riusciti i ragazzi del duo Tabarez-Sacchi bis. 

Il campo ci regala un weekend da psicodramma sportivo. Poi, siccome non eravamo abbastanza soddisfatti, ci siamo sentiti la pregevole analisi del nostro tecnico, arrembante e orgoglioso nell’aver gestito con sagacia i primi quattro minuti del match. Un mister che, con spiccata boria e presunzione, ti dice che non può scusarsi. Mica l’ha fatto apposta. Le scuse servono, ma non servono. No, mica possiamo fare i sanguinari per una brutta sconfitta alla quarta giornata. Figuriamoci. Forse se Pioli avesse detto: “Sì dai, ve lo rivelo: l’abbiamo fatto apposta” avrebbe fatto meno male. Ci sarebbe stata una logica. Perché quale logica c’è nel disputare, da gennaio ad oggi, cinque derby consecutivi nella stessa infruttuosa maniera?

In cinque mesi, l’unica contromisura che ha saputo trovare, è mettersi a specchio con un improbabile Messias mezz’ala per arginare i danni ed uscire con un ‘dignitoso’ 0-1. Che dovrei dire? Che dovrei dire per non risultare esagerato, o eccessivamente abbattuto, poco lucido e quant’altro? Che dovrei dire ai giocatori? Certo, il mister non è il principe degli scaltri, ma non è che se l’allenatore sbaglia qui si possa prendere 5 pappine in serenità. Dopotutto, su quel campo, davanti ai vostri – e ai loro – tifosi, c’eravate voi. Forse non ci sarebbe nulla di adeguato da dire. Forse, l’unica risposta veramente plausibile dopo questa débâcle è il silenzio. Un silenzio di quelli disarmanti, gelidi, imperativi. Che faccia rimbombare dentro di noi la delusione per questa pesante sconfitta. Un silenzio che ci faccia ritrovare la forza per ridare entusiasmo e carattere a questa squadra. Un silenzio giusto, meritato. Anche perché, le parole, non servono a nulla e, onestamente, neppure se le meritano. Forza Milan.

Joker

Un bisbiglio, un nuovo gioco. Una poesia da imparare, due colori che inebriano la mente ancor prima della vista. Uno spettro di emozioni da cui imparare a essere uomo. Questo è stato il Milan nella mia vita: il silenzio più profondo della passione, l'urlo più solenne e selvaggio dell'anima.