C’è un’amara verità da considerare

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E anche questa sosta nazionali ce la siamo lasciata alle spalle. Nella contentezza generale per avere ottenuto la qualificazione agli Europei, nella tristezza diffusa per aver ‘rubacchiato’ contro l’umile Ucraina che, dal suo canto, ha da recriminare per un rigore apparentemente netto, e non concesso, che avrebbe potuto cambiare le sorti del match e della qualificazione al prossimo Euro 2024. Ed ecco che si rivede la faccia del nostro calcio, che invoca costantemente correttezza e rettitudine, che si fregia di altisonanti valori astratti e ripetuti a iosa senza significato, per poi cadere nel più classico dei ‘chiagn e fott’. E’ andata bene, quindi tutto a posto e nulla in ordine. Ci rivediamo alla prossima volta in cui ci sarà da lagnarsi, in cui ritroveremo il fiato e la voglia di puntare il dito contro qualcosa o qualcuno.

Chiusa l’usuale parentesi al vetriolo sulla nostra meravigliosa Nazionale, è tempo di tornare alle sorti del Milan. Sabato sera si torna in campo e, la banda del tecnico Stefano Pioli, se la vedrà con la Fiorentina di Italiano, storicamente allenatore indigesto ai rossoneri e, particolarmente proprio a Pioli con trend a dir poco interessante. Infatti, dal 2020 ad oggi, Pioli ha sempre perso contro Italiano in trasferta – fin da quando l’attuale tecnico viola era alla guida dello Spezia – ma, in compenso, ha sempre vinto quando si è trattato di affrontare l’allenatore nativo di Karlsruhe tra le mura amiche di San Siro. Considerando che la sfida contro la Fiorentina si terrà in casa, forse si può sperare. Purtroppo, però, il calcio non è solo questione di serie statistiche e precedenti e, di questi tempi, sulle trame del Milan aleggia l’ombra di un imponente punto interrogativo. Il primo punto, neanche a dirlo, risiede nell’annosa questione infortuni. Contro la Viola mancherà sicuramente l’uomo più fantasioso che risponde al nome di Rafa Leao e che, secondo le indiscrezioni, è in forte dubbio anche per il match di Champions League contro il Borussia Dortmund. Resta in forse Loftus-Cheek che, stando a quanto ci viene detto, starebbe benissimo ma deve giusto recuperare da quello sforzo pesante nella sfida europea vinta contro il Psg… Ridiamoci su. Sarà certamente assente Olivier Giroud, non per infortunio, ma per la squalifica di due giornate rimediata nell’ultimo match di campionato contro il Lecce. Per sostituirlo si contenderanno una maglia da titolare Luka Jovic e Noah Okafor.

Intanto, negli ultimi giorni, si è espresso il CEO del club rossonero Giorgio Furlani a margine del DLA Piper Sport Forum. Le sue parole, per quanto scontate e già proferite in passato, o da Furlani stesso o da altri, hanno acuito i malumori della piazza rossonera. Il solito tono tecnocratico, relativamente alle ambizioni del Milan, ha gettato benzina sulle fiamme di una tifoseria che, dopo le recenti prestazioni viste sul campo, è a caccia di una nuova e e quanto mai necessaria speranza che possa riaccendere l’entusiasmo e, soprattutto, la fiducia verso il prosieguo di stagione che attende il Diavolo. Al termine del solito pappone economico-finanziario, Furlani ha poi chiuso in bellezza con poche parole che, da sole, sono bastate a far incazzare quei pochi che erano rimasti calmi – ma soprattutto svegli – dopo la prima parte dell’omelia. Alla domanda su un possibile addio dei big, il dirigente rossonero ha glissato con un “Non so… vedremo”. Non poteva che innescarsi una reazione accesa, con contestuale totonomi su chi possa lasciare il club a fine campionato. Dura commentare, oggettivamente. Meglio essere onesti? O meglio dirlo in un altro momento? Non so, perché alla fine andare ad inseguire le parole è un po’ come tirare i pugni al vento. Sono e saranno i fatti a parlare. Quindi guardiamo i fatti.

I fatti ci dicono che il Milan sta attraversando un momento disastroso. Non vince in campionato dal 7 ottobre. Ha già incassato tre sconfitte e paga 6 punti di ritardo dalla Juventus; 8 dall’Inter. Sul fronte atletico – parte fondamentale di un club di stampo internazionale orientato verso futuro e sostenibilità – i numeri sono gelanti: il Milan, nella buona sostanza, viaggia alla media 4 giocatori assenti a partita. E’ la squadra che, tra tutti i club di Serie A, ‘vanta’ il numero più alto di infortuni. Dal punto di vista del rendimento dei nuovi acquisti, molti giocatori faticano ad inserirsi nei meccanismi tattici della squadra. Il gioco è prevedibile, povero, privo di pericolosità e sbilanciato oltremodo. C’è altro? Questi sono fatti. Presenti. Inconfutabili. Poi ci sono i fatti che saranno. Magari ora risaliremo con forza e ci regaleremo una continuo di stagione da protagonisti, o magari no. Magari Pioli tirerà fuori il coniglio dal cilindro e si dimostrerà l’uomo giusto anche per il Milan del futuro, dopo esser stato l’uomo giusto per il Milan passato, o magari no. Senza dilungarla troppo. Abbiamo aspettato, dato fiducia in estate. Sostenuto anche dopo il derby, ingoiato bocconi amari e ce ne sono ancora altri ad attenderci. Ora dobbiamo aspettare di nuovo e vedere come supereranno i prossimi test. Dopo anni, stando a quanto si dice, la dirigenza vuole mettere mano alla situazione infortuni e pretende risposte dallo staff. Vedremo se, da questo primo step, cambierà qualcosa. Intanto, permettetecelo. Permetteteci di essere incazzati e, seppur tifosi fino all’anima, un po’ scettici. Speriamo di rimanere sorpresi, perché c’è un’amara verità da considerare cari dirigenti: in questa sosta, dopo le due sconfitte e i due pareggi in quattro partite di Serie A – intervallati dalla singola bella serata col PSG – si è stati anche bene senza i weekend rovinati da qualche risultato balordo. Quindi ripartiamo da sabato, sempre al fianco del Milan, sempre a caccia di risposte da chi ci ha promesso di volerlo riportare in alto. Forza Milan.

Joker

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Un bisbiglio, un nuovo gioco. Una poesia da imparare, due colori che inebriano la mente ancor prima della vista. Uno spettro di emozioni da cui imparare a essere uomo. Questo è stato il Milan nella mia vita: il silenzio più profondo della passione, l'urlo più solenne e selvaggio dell'anima.