Finalmente si riparte

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Venerdì riprende una stagione che si era fermata e che il calcio italiano non poteva in nessun modo fermare. Penso anche che sarà difficile concluderla “indenni” ma in ballo ci sono troppi soldi per non provarci. Personalmente sono contento di rivedere un pò di calcio e allo stesso tempo, sono curioso di vedere come sarà l’approccio generale di un sistema che si troverà a giocare ogni giorno. Credo che sia un’occasione unica ed importante per ripartire e per cercare di sistemare un pò di cose che non vanno. Soprattutto la copertura mediatica. In questo Paese è impensabile poter sviluppare un piano di crescita senza i diritti TV. Credo che questo sia chiaro ed evidente a tutti. Eccezion fatta per Torino, ma sappiamo più o meno tutti la storia della nascita dello Stadium, in tutto il resto del Paese per poter costruire e/o sistemare lo stadio servono tempi biblici e una quantità di burocrazia che difficilmente si può snellire. Basti pensare da quanti anni Pallotta ci stia provando a Roma e con che risultati. Sempre in tema stadio invito ad ascoltare cosa ha raccontato Nesta in una recente diretta con Vieri, su come funziona in America. Quindi pensare di sviluppare questo aspetto per raccogliere introiti è una follia, che ovviamente in un ambiente rossonero già fuori controllo è il tema del giorno ogni qualvolta parli qualcuno e che dimostra la scarsa conoscenza del “sistema” Italia. Tornando ai diritti televisivi, possiamo dimostrare, per una volta, che il prodotto può essere più appettibile all’estero. Gli stadi saranno praticamente vuoti in tutta Europa, si giocherà a parità di condizioni delle altre Leghe, la differenza la farà solo il prodotto in sè, quello sul campo. So che sto per scrivere una cosa che genererà molta sorpresa e polemica ma la penso veramente. A parità di condizioni, stadio vuoto e riprese televisive normali, sul campo da gioco, il calcio italiano, non ha nulla da invidiare agli altri tornei. La Premier è già strafinita, la Liga è il solito ballo a due Real/Barça e la Bundesliga è praticamente chiusa già dalla ripresa post-Covid. Abbiamo in mano la carta vincente, abbiamo la competizione che si può rivelare la più avvincente. Tre squadre che possono vincere il campionato e che abbiamo lasciato in condizioni diverse e che con la sosta potrebbero dare vita ad un bel testa a testa, oltre ad una lotta all’Europa che può comprendere almeno altre sette squadre con una ripartenza che sarà difficile per tutti.

Le famose autorizzazioni per costruire uno stadio in Italia

Giocare tutti i giorni sfaterà l’insuccesso del mito del calcio spezzatino, per me, più copertura c’è, più visibilità si può avere e non va mai dimenticato che i protagonisti che scendono in campo hanno contratti che prevedono lo stipendio per dodici mesi e non solo per i mesi che scendono in campo. Quindi, fino a quando non sarà inserito lo smart working nel calcio, si va in campo e si fa quello per il quale si è ben pagati. Pertanto si giochi d’estate, ogni tre giorni e si mantenga in piedi la baracca aspettando tempi migliori. Che sono convinto, dipenderanno da come si lavorerà in questi mesi. Il mio modello, l’ho sempre detto, è quello americano della NBA. Giocare, giocare e giocare. Il prodotto deve essere il più fruibile per tutti, anche al costo di fare play-off e play-out. Solo alzando la visibilità del prodotto ci saranno maggiori introiti per tutti. Non esistono stadi, nè merch, almeno non in Italia. Se si comincia a ragionare da Federazione e non da singola squadra, si può ambire ad incassare ancora di più. Decidere di fermare il calcio avrebbe generato una perdita economica e di visibilità immensa. La Ligue One non ci perde molto, è un campionato insulso ma noi non possiamo permettercelo. Non fermiamoci a guardare solo gli Ibra o i CR7, che sono aziende nel sistema, pensiamo a tutto ciò che ruota intorno al calcio. Persone che non si vedono e che hanno contratti e stipendi normali che avrebbero perso il proprio lavoro e i propri guadagni. Le società di calcio sono (o dovrebbero essere) delle aziende come altre che danno da lavorare a decine di persone, non solo ai calciatori, oltre al fatto che non tutte hanno l’Emirates del caso, come sponsor, che ti versa ogni mese la prebenda e ti fa stare in piedi. Se pensate che il Milan ha una lista di sponsor che si possono contare sulle dita di una mano, ci sono società che stanno in piedi per miracolo e non parlo dei grossi club indebitati, che saranno sempre tutelati (la storia insegna), parlo di società piccole che hanno bisogno del carrozzone e che non vivono dello sponsor locale. L’alternativa? Far sparire tanti clubs e diventare un campionato a sedici squadre che via via perderà interesse visto che il divario che si è aperto tra Juve, Inter, Napoli, Lazio e Roma e le altre, da anni a questa parte diverrà ancora più oceanico.

Spero si possa finire la stagione e spero di vedere una reazione intelligente dall’ambiente, senza pensieri individuali e senza interessi personali da tutelare. Solo così il sistema ne uscirà più forte e con più prospettive e se tutti fossimo un pò più amanti del nostro calcio, probabilmente faremmo meno fatica a far emergere un campionato che ha fascino e che merita di essere condotto da figure pronte a lavorare per il calcio italiano e non per la poltrona in federazione.

FORZA MILAN

Johnson

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.