Consigli

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Il saggio Sun Tzu suggeriva di conoscere il nemico prima di scendere in battaglia. Applicando questa massima alla situazione Milan, ecco spiegato perché ho ritenuto e ritengo corretto l’attendismo e bastonato le frettolose critiche sconclusionate partorite dai numerosi interventisti nell’ultimo mese e mezzo.
Ma che senso aveva a inizio giugno schierarsi in prima linea in mezzo alla piana, contro un (presunto) nemico di cui non si sapeva, o non si voleva sapere, assolutamente nulla? Sparacchiando a casaccio, e a salve. Nessun senso, se non puro sfogo.
Redbird, di cui sappiamo ancora poco e niente e sempre attraverso i soliti media servili e gli addetti al folklore, sta attuando una rivoluzione non da poco e ne vedremo a breve i primi effetti. Come scritto ieri dall’amico Raoul per certi versi è una scelta condivisibile, visti i segnali da ‘fine ciclo’ mostrati dal Milan nella seconda parte della scorsa stagione; per altri versi si sta invece attuando una scelta rischiosa.
E qui andiamo al primo ribaltamento, con rotta totale, dei misconcetti generati dal licenziamento di Maldini, un provvedimento che già di per sé faceva intuire la sfrontatezza del nuovo corso: il Milan oggi è spregiudicato, molto più che in passato. Vende, compra, cambia, rimescola i ruoli. Non è positivo di per sé, io ad esempio non sono soddisfatto a prescindere. Ma chi ha insistito oltre ogni evidenza per un mese che “a questi non frega un cazzo” ha preso una topica clamorosa.
A questi, attenzione, non interessa: grattarci il pancino, promettere successi, stare sotto i riflettori. Ma è possibile, è molto più facile intuirlo oggi rispetto a mesi fa, che della squadra di calcio interessi eccome. Ovviamente come nucleo attorno cui generare un business articolato e differenziato, ma è pur sempre un terreno comune dove ci si può iniziare a comprendere.

Detto che del progetto tecnico si capisce poco, e che l’effetto ‘collezione di figurine’ è dietro l’angolo, si apprezza comunque un cambio di marcia e di profili. Per rinforzare la squadra in ruoli titolari sono arrivati tre giocatori di 24 anni, non solo pischelli di belle speranze, due dei quali usciti dai radar dei top club (e scartati appunto da uno di essi) per via del fisico poco integro. Un grosso rischio, anche qui, ma rischio che denota la volontà di fare uno step avanti. Come non essere contenti, a tal proposito, dell’acquisto di Pulisic, il profilo che più di tutti mi pare sottovalutato fra i nuovi acquisti: un giocatore che fino a 2 anni fa era considerato fra i migliori, con caratteristiche note e ancora margini di miglioramento. Si possono discutere le condizioni fisiche, ma come talento (fra l’altro già espresso) è l’acquisto under-30 e over-21 più importante dell’ultimo decennio. Ci si prova, e non certo per vendere cappellini e magliette.
Pioli ha già scoperto le carte commentando il calendario, la volontà è quella di partire a mille: ecco perché si vogliono arruolare più giocatori possibili prima della partenza per gli USA. Sperando che dal punto di vista tattico si sappia bene ciò che si vuol fare, sappiamo già che iniziare al top vorrà dire infortuni, novembre/dicembre nero, ecc. Ma se Marotta fa la guerra sporca, noi bisogna rispondere come possiamo: correndo forte e di più e poi cercando di resistere. Non ci sono altre possibilità.

Il mondo del calcio continua a cambiare e noi vogliamo restare coi nostri concetti di sempre. La serie A ha certificato il falso in bilancio come modalità di salvataggio di alcuni club; Carnevali è il contabile in seconda di Inter, juve, Roma e forse qualche altro club, il mercato interno è una barzelletta come anche le strutture. I diritti tv scendono sotto quelli della Ligue 1 (lo scrivevo 5 anni fa che saremmo finiti così), la Premier saccheggia il saccheggiabile al resto pensano gli Emirati. I (pochi) centravanti giovani su cui scommettere costano dai 40 milioni in su senza alcuna certezza di rendimento o incisività sui risultati (vedi Vlahovic), alcune Nazionali fra cui la nostra sono degli showroom per procuratori. La Champions League per i club medio-piccoli è determinata esclusivamente dai sorteggi, i campionati nazionali salvo la Premier sono cristallizzati o palesemente alterati.
In questo contesto trovo anacronistico pretendere: che non si vendano giocatori a cui è stato offerto 3 volte lo stipendio attuale; che si compri ‘per vincere’ quando abbiamo visto che per vincere al Milan occorrono soprattutto una bella squadra completa e sorprendente, due palle grosse così (non le compri sul mercato) e un po’ di culo (vedi alla voce Radu -sempre sia lodato); che non si guardi il bilancio, obbligandoci dunque a fare come fanno le altre cioè andare da Carnevali sostanzialmente avvitandoci in un loop che, speriamo, termini in un bagno di sangue a breve; che si comprino giocatori sulla ribalta internazionale che spesso è solo fuffa.
E’ giusto invece pretendere sempre risultati, spettacolo e rispetto della cultura milanista, che non può essere violata rozzamente con licenziamenti senza grosse spiegazioni o solleticata da un cambio di ruolo del grande Franco, che conosciamo e amiamo fin troppo bene…e dunque sappiamo. Le cose vanno fatte bene.
Comunque in questo contesto, e qui torno a monte, la guerra civile è sbagliata perché fondamentalmente per quel poco che sappiamo ad oggi di Redbird e, ripeto, vogliamo ignorare perché è più comodo far paralleli assurdi col Giannino o con lo zio Yongo, è sempre meglio attendere perché un progetto anche caotico in questo momento ma comunque orientato al fatturato e alla diversificazione, imperniato fondamentalmente sui ricavi dunque alla fin fine sul tifoso, e sugli investimenti dunque sull’interesse di un certo tipo di finanziatori, può essere una strada che ci aiuti a resistere ad un cambiamento che, a mio avviso, ramazzerà via entro qualche anno una bella porzione di club ‘tradizionali’.
E i sogni? Il tifoso ne vive. Il mio? Quello che anche questi freddi manager, come i precedenti, caschino nel ‘trappolone’ Milan, e si ingaggino in una missione non solo finanziaria ma godano un giorno, come noi, dei trofei, del vincere una sfida cittadina o internazionale, o anche solo di un grande gol in un momento particolare. Più sono ‘ingaggiati’, più è meglio per noi.
Forse se gli diamo dei coglioni a caso dalla mattina alla sera, non avverrà mai.

Larry

22/11/1997, primo blu. Un ragazzino guarda per la prima volta l’erba verde di San Siro da vicino.Il padre gli passa un grosso rettangolo di plastica rosso. “Tienilo in alto, e copri bene la testa. Che fra un po’ piove”. Lapilli dal piano di sopra, quello dei Leoni. Fumo denso, striscioni grandi come case e l’urlo rabbioso: MILAN MILAN…Quel ragazzino scelse: rossonero per sempre. Vorrei che non fosse cambiato nulla, invece è cambiato quasi tutto. Non posso pretendere che non mi faccia male. O che non ci siano colpevoli. Ma la mia passione, e quella di tanti altri, deve provare a restare sempre viva.