Vincere i pregiudizi per tornare a vincere

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In principio c’erano le vedove di Silvio e Adriano, tifosi del Giannino che si disperavano per la fine di una lunga storia per alcuni anni vittoriosa, per altri meno. Poi arrivarono le vedove di Fassone e Mirabelli, due dirigenti che sono passati al Milan il tempo di un battito di palpebre. Se è vero che la decadenza della squadra si vede dai giocatori che avevamo un tempo e paragonati a quelli odierni, allora si può anche notare anche da chi rimpiangiamo. Perché come già espresso qualche settimana fa, ribadisco: con tutti i difetti che la premiata ditta 1986-2017 aveva, almeno loro sì che al Milan hanno lasciato qualcosa di tangibile. Per farlo avranno sicuramente avuto più tempo di Mirafax, ma comunque mi paiono quantomeno esagerati i coccodrilli per i due ex interisti. Quasi come se chi li piange avesse qualcosa da perdere da simili repentini cambiamenti…

Tornando a noi, questo è forse il momento decisivo della stagione. Più ancora della “partita della svolta”, della “vittoria contro la grande che dà fiducia”, più dello scontro diretto che potremmo volgere a nostro favore. In queste tre settimane si decide il futuro del Milan perché, dopo un momento di cambio societario, è quanto mai importante mettere i paletti per la stagione appena principiata. E i paletti sono nient’altro che le decisioni importanti da prendere… e subito. La prima: l’allenatore. Per anni ho sempre ripetuto la cantilena “Non voglio Conte, lontano dal Milan chi ci definisce mafiosi”. Oggi, però, mi sono dovuto ricredere.

Sono stufo di saltare da una scommessa in panchina all’altra, da un mediocre a un altro. Gattuso ha stoffa e magari raggiungerà i livelli dell’ex juventino, ma al momento non può nemmeno essere paragonato al salentino. Il tutto senza escludere che magari, chissà, non possa fargli da vice. Conte valorizzerebbe una rosa che è a mio avviso sottovalutata, ha esperienza, carisma, è abituato a tirare fuori il massimo da situazioni complicate.

Condivido la passione per Rino di tanti tifosi, ma se c’è una cosa che in questi anni abbiamo fatto troppo e che dovremmo evitare è ragionare con emotività, dando priorità alle questioni di principio prima che ai risultati. Un’altra di queste questioni di principio è il non voler dare soldi ai gobbi, rifiutando una qualsivoglia operazione di mercato interessi loro giocatori. La verità è una: la Juve non ha bisogno dei nostri soldi, la Juve non ha bisogno che siamo noi a prendere Higuain. Se non viene da noi troverà poi un altro acquirente, senza il minimo problema. Non stiamo parlando di Matri…. La Juve viene da sette Scudetti di fila ed è ormai abitudinaria dell’élite europea: acquistare giocatori da lei, visti i risultati ottenuti dai bianconeri, potrebbe solo farci bene.

Insomma, per concludere, al momento a mio avviso non siamo nella condizione di fare gli schizzinosi, specie su questioni di principio, di rifiuto del giocatore x e dell’allenatore y per i propri trascorsi, più che per le proprie qualità. Chiunque possa rappresentare un upgrade per il Milan dovrebbe a mio avviso essere ben accetto, senza cadere in rifiuti stizziti.

Fab

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.