Milan-Torino presentazione

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Ronaldo farà bene al calcio italiano, dicevano. Siamo a inizio dicembre e la Juve è già in fuga, con un solo pareggio nelle prime 15 partite e 14 vittorie. Nessuna vaga preoccupazione, nessun avversario in grado di tenere un passo simile, nessun interesse verso un campionato già deciso a nemmeno metà percorso. Questo sarà l’ottavo Scudetto consecutivo per i bianconeri. Roba che nemmeno nel calcio d’anteguerra, roba da Lione e Ligue1. Certamente non qualcosa che possa aumentare l’interesse degli appassionati di calcio di tutto il mondo, a meno che improvvisamente non abbiano tutti preso una botta in testa e cominciato a preferire le fughe in solitaria alla bagarre. Il paragone forse più calzante può essere quello con gli sport motoristici: dopo un luculliano pranzo domenicale e il grappino d’ordinanza di fine pasto cosa vi tiene più svegli, un avvincente duello tra Vettel, Hamilton e Ricciardo o una vittoria in solitaria di uno dei tre?

Per carità, questi sono senza dubbio discorsi da rosicone, e in effetti è così: nessuno di noi si preoccuperebbe dell’interesse altrui verso la Serie A se ci fosse il Milan al posto della Juve, e fanno bene i tifosi juventini a non curarsi delle nostre lagne. Il mio discorso è però piuttosto di scherno verso chiunque non sia riuscito ad arginare questo strapotere al limite dell’imbarazzante, milanesi in primis, e si lega al post di una settimana fa. Non possiamo pensare di colmare il gap con chi domina da tanto tempo a colpi di Politano e Calhanoglu (con tutto il rispetto). Le strategie commerciali sono importanti, per carità, anche di quelle sono figlie le vittorie della Juve, ma per impensierire i gobbi servono i fuoriclasse. In campo e in panchina. Serve arroganza, petto in fuori e nessuna paura. Serve prendere altre sberle, ma giocando e tentando con audacia di ribaltare il tavolo. Milan e Inter sono invece zeppe di ottimi giocatori, ma che al 99% non ruberebbero il posto a nessuno della Juve. La strategia che anche il sottoscritto ha sempre caldeggiato (puntare sui giovani e farli crescere) non può funzionare: bisogna comprare giocatori in grado di fare la differenza ora, subito, domani. Puntellare la rosa può andar bene per altri: se Milan e Inter non entrano in questo ordine di idee, nel duemilaeccetera i nostri nipoti assisteranno al 45º Scudetto consecutivo della Juve.

Intanto oggi arriva a Milano il Toro, che zitto zitto è in zona Europa, a 4 soli punti da noi. Vincere per il Milan significherebbe accorciare a un solo punto la distanza dal terzo gradino del podio, attualmente occupato dell’Inter. Rientra il Pipita dopo la squalifica e Gattuso cambia modulo: in soffitta la difesa a tre, torna quella a quattro con la doppia punta. Una scelta che a una prima occhiata parrebbe saggia, considerato il 3412 avversario. Da valutare Rodriguez come centrale, che dovrà verosimilmente vedersela con Falque per Zapata invece il cliente complicato Belotti, che quando vede i suoi colori preferiti, quasi a voler convincere la dirigenza rossonera ad acquistarlo, non si risparmia mai. A centrocampo Kessiè e Bakayoko sulla carta non dovrebbero soffrire la fisicità di Meitè e Rincon. Più grattacapi dovrebbe invece produrre l’incursore Baselli, mina vagante tra le linee. Una partita da 1X, ma con insidie nascoste che richiederanno la massima concentrazione.

Una concentrazione che in questa stagione ha spesso latitato, tanto da essere causa di un ritardo da Napoli e Inter che sarebbe potuto essere evitato. I due punti lasciati al San Paolo e a San Siro (e i quattro totali regalati agli avversari) gridano ancora vendetta. Ci vuole più solidità mentale, la stessa fatta vedere dopo lo svantaggio subito dal Parma una settimana fa. Gattuso non è una cima, ma il suo lavoro, bisogna ammetterlo, sta portando non pochi punti. Bisognerà continuare a battere il ferro sulla mentalità della squadra, cercando di esaltare il più possibile quei giocatori che, ricollegandosi al discorso iniziale, possono fare la differenza. Higuain è il nostro fuoriclasse, da lui bisogna attendersi di più, ma anche metterlo nella miglior condizione possibile. La Champions diretta sarebbe sì il primo tassello per cominciare a ricucire un odioso gap con la Juve che è il caso di chiudere una volta per tutte. La struttura societaria finalmente c’è, i soldi a quanto pare pure: le scuse sono finite. Siamo il Milan, torniamo a dare un senso allo stemma cucito sulle maglie sul lato del cuore.

Fab

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.