L’ultimo centimetro

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Partiamo subito con le sensazioni belle e positive che ci siamo portati a casa da Londra. Trasferta europea che ci ha visti protagonisti in campo e sugli spalti, dove abbiamo primeggiato sotto tutti i punti di vista. Complimenti alla squadra per l’interpretazione della gara, anzi del doppio confronto, ma anche un plauso ai tifosi rossoneri al New White Hart Lane che hanno dimostrato ancora una volta, se ce ne fosse stato bisogno, come il tifo rossonero è sopra livello e di molto. Gli inglesi, pensiero mio, dovrebbero iniziare a fare qualche ragionamento sulla loro situazione interna, tanti soldi ma il livello rimane sempre poco più alto degli altri. Dopo aver dopato il mercato con ingaggi monstre, speriamo inizino un lento e lungo declino.

Detto questo, un pò di rabbia mi rimane sempre. Sarà perchè mi sembra di aver ormai decodificato le potenzialità di questa squadra e quando vedo l’applicazione in certe partite e la sciatteria in altre, mi si chiude la vena. Non nascondo che sabato sera, post Firenze, il mio umore era nerissimo, non perchè temessi la partita di Champions ma proprio perchè sapevo già che l’interpretazione della partita contro gli Spurs, sarebbe stata molto diversa. Questo dannato ultimo step di crescita, il famoso centimetro del titolo è uan cosa che mi fa molta rabbia. Direte che sono impaziente e che non si può avere tutto subito, la squadra è ancora giovane e acerba ma, cavolo, se lo fai a fasi alterne vuol dire che ce l’hai nella testa e nelle gambe, quindi perchè non farlo sempre? Certo, sembra facile e, soprattutto, se l’avessimo fatto sempre dall’inizio della stagione, probabilmente avremmo un trofeo in più in bacheca e qualche “porta” aperta in più per la stagione 22/23. Solo che gli approcci a certe partite, sia da parte della squadra che da parte dell’allenatore, continuano ad essere troppo distaccati dalla realtà. Ovvero siamo il Milan campione d’Italia e abbiamo dimostrato di essere forte, pertanto dobbiamo “uccidere” subito le partite e gli avversari, soprattutto in Italia, dove il livello rimane più basso rispetto al torneo europeo.

Emblema del calcio inglese

L’ultimo centimetro è proprio questa “fame” che ci deve contagiare anche in una qualsiasi trasferta di Lecce, per fare un esempio. E’ quel centimetro che ci permetterebbe di diventare insaziabili, ovvero, ci permetterebbe di diventare una squadra tritasassi. A volte, invece, sembra che gli approcci alle partite di campionato siano simili a quelli del Milan ancelottiano, che ci ricordiamo presentarsi con lo smoking solo quando c’erano i riflettori accesi. Solo che quella squadra magnifica aveva un’aurea tale per cui poteva anche permettersi dei passaggi a vuoto, e me ne ricordo tanti. Quante trasferte come Livorno, Palermo, Udine dove sapevi già che la voglia era poca e si faceva il minimo indispensabile, che a volte non bastava. Non lo dico io ma gli stessi Giganti di quel Milan raccontano di come preferissero avere certe squadre di fronte e certe competizioni da giocare. Oggi questo non possiamo permettercelo. Lo scudetto della scorsa stagione sarà una perla che nessuno dimenticherà ma non voglio che rimanga una mosca bianca come ai tempi di Zac (ne approfitto per fargli un grosso in bocca al lupo). Le basi ci sono, ci stiamo stabilizzando dal punto di vista societario, ci serve questa stabilità anche in campo. In questo chiedo lo sforzo di tutti i ragazzi ma anche del nostro allenatore che spesso si “adagia” ma invece deve essere martello con questi ragazzi. Maldini è l’emblema della potenza Milan, ma la testa dei giocatori deve essere “lavorata” dal mister. Prepariamo ste cazzo di partite anche in Italia. Non accetto che in due anni e mezzo con Italiano (che reputo un altro sopravvalutato) non si siano trovate delle contromisure, visto che le ultime due trasferte di Firenze ci sono costate 6 gol.

Un ultimo maledetto centimetro per aprire veramente un ciclo. Abbiamo tutto pronto, siamo più avanti degli altri e se la giustizia fa il suo corso potremmo anche avere una situazione più “pulita” anche in campionato, non dobbiamo perdere questa opportunità. Ricordiamoci cosa successe oltre dieci anni fa con la juventus di Conte, da lì sfruttarono un volano che portò trofei. Dei conti non parlo, da tifoso conta, per me, il trofeo e l’albo d’oro.

FORZA MILAN

Johnson

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.