Drizzare le antenne

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Ancora inebriati dalle notti di Champions, ci stiamo un pò dimenticando di alcune scelte arbitrali (e non) che stanno rendendo il percorso alla conquista del posto Champions in campionato, un pò più complicato del dovuto. I più ottimisti tra noi, seguaci dell’Avenger di Albaro o del “magna tranquillo”, non farebbero minimamente caso al campionato, considerandolo un apostrofo fastidioso tra le parole “Finale” e “Champions”, ma siccome io rimango sempre ben piantato con i piedi per terra, un pensierino anche al campionato, lo faccio sempre.

Non voglio andare troppo a ritroso nel tempo e nemmeno ho voglia di fare piagnistei come abbiamo visto fino a pochi giorni fa in latitudini diverse. Pertanto mi limiterò a sottolineare alcune decisioni/scelte prese dai giudici di gara insieme al VAR che dovrebbero metterci ben in testa che non possiamo abbassare la guardia. Partiamo da un assunto fondamentale, il VAR agli arbitri non piace, è assodato e nemmeno tanto un mistero. Non lo amano perchè mette a nudo gli errori e gli errori mettono a nudo la capacità o meno di un arbitro. All’arbitro, per antonomasia, non piace essere giudicato, soprattutto se si tratta di fare carriera in un “sistema” che apre molte porte. Il VAR, dopo un inizio folgorante, è stato pian piano messo in secondo piano e utlizzato solo in casi molto, molto, molto eclatanti. Non lo dico io ma lo si vede ogni giornata sui campi di serie A e serie B. Con la scusa del “giudizio dal campo”, la scelta di un arbitro viene difesa anche dal VAR che se ne sta sulle sue, fintanto che non ci sia qualcosa di incredibilmente grande da segnalare. Detto ciò, con noi il VAR assume caratteristiche a tratti mitologiche. Si ricorderanno gli sportivissimi e sempre puntuali giornalisti napoletani, il famoso fuorigioco geografico di Giroud la stagione scorsa. Decisione mai più rivista su nessun campo di gioco. Ma non voglio andare nel passato remoto, rimarrei su un più contenuto imperfetto.

Milan-Empoli, per esempio, non si tratta di essere dei geni per capire che il difensore dell’Empoli non prende mai la palla, nemmeno a velocità normale. Qui, non solo, l’arbitro assegna un corner inesistente al Milan, ma non si accorge insieme al VAR che la palla non la tocca nemmeno. Fallo in tutti e 5 Continenti, ma evidentemente la premiata ditta Marcenaro + VAR non ha nemmeno il tempo di vederselo per bene. Normale contatto di gioco. Il risultato finale lo sappiamo e come dico sempre, non è la questione di dare o meno un rigore, è l’importanza che quel rigore può avere nella partita. Va segnato, siamo tutti d’accordo, ma comincia a darmelo, poi ne parliamo. In quel caso, nel secondo tempo, con il Milan in spinta, se lo segno, la partita è discretamente indirizzata. Per non parlare poi del gol annullato a Giroud…ci perdemmo un derby così. Ma vabbè.

Stesso discorso vale per la partita con il Lecce, nella quale, il rigore su Theo, anche in questo caso c’è. Senza se e senza ma, però in questo caso il VAR chiama subito a rapporto lo scarsissimo Chiffi. Sia mai, primo tempo, Milan in spinta, e se poi la sblocca il Milan? Meglio trovare il cavillo. Anche qui scelta incomprensibile ma fatta passare come normalità. Poi ci pensa Leao a sistemare le cose ma la sensazione che mi rimane è sempre la stessa. Per vincerle le partite, tu le devi vincere tre volte, altrimenti, in questa fase delicata, con molti interessi economici in palio, la purga è sempre dietro l’angolo.

Perchè mi sento di richiedere un’attenzione particolare da parte della società? Perchè gli attori in gioco in questo film sono tanti e molto “dentro” alle questioni del calcio italiano. Partiamo da Lotito che un’occasione come questa di prendersi il malloppo Champions avendo allestito una rosa con 5 ticket resaturant, non se la farà mai scappare. Una Roma che ha messo il proprio capo popolo a fare da megafono ad ogni situazione. Una Juve che un giorno ha la penalizzazione e un altro giorno no. Per arrivare alle merde che, beh, lo sappiamo, sono i santarellini per antonomasia ma poi quando si tratta di incularti sono sempre in prima fila e lo fanno anche senza vasellina. Ma oltre a queste, ormai note caratteristiche di questi club, che cosa le accumuna in maniera neanche tanto sottile? Provate a pensarci, non è difficile. Bravi! Proprio così, hanno una necessità spasmodica di incassare soldi dalla Champions, pena, la baracca non regge. Se nel caso della Lazio il problema è un pò più remoto, per le altre 3, i soldi Champions sono linfa in bilanci devastati da politiche suicide. Senza quelli, qualche problemino lo avrebbero, pertanto…la qualificazione è fondamentale. Mentre noi, avendo scelto una strada diversa, abbiamo bisogno, sicuramente ma non avremmo i terremoti finanziari dei sopracitati.

Fatemi chiudere con una vena polemica contro il sistema italiano. Siamo, dopo anni, sulla ribalta europea con 5 squadre nelle semifinali delle coppe Europee. Io, penso unico nella chat di redazione, strenuo difensore del calcio italiano da tempo immemore, non capisco questa poca voglia di ostentare questo risultato. Fosse stato in Germania o in UK, avremmo speso righe e peana su come sono bravi gli altri, su come investono bene gli altri, su come il sistema funziona. Noi invece riusciamo a distruggere tutto, con sentenze che bloccano la UEFA, continue manifestazioni contro stadi nuovi, decine di parole per dire che l’Italia pallonara fa schifo perchè sono tutti dei cessi. Forse un pò di orgoglio nazionale non guasterebbe un pò.

FORZA MILAN

Johnson

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.