Atalanta-Milan: presentazione

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Tanto bella quanto infausta si è rivelata la coreografia dei tifosi rossoneri in occasione della finale di Coppa Italia. “All in”, con un poker d’assi che si è tramutato nel poker di gol bianconeri a sancire un altro trofeo per i rivali e una cocente sconfitta per noi. Quattro gol, di cui tre segnati di fatto da giocatori del Milan, con le due papere di Donnarumma e la deviazione sottorete di Kalinic. Un disastro, non ci sono altri termini per descriverlo. Una Caporetto, anche considerate le aspettative che i tifosi, la squadra e la dirigenza riponevano sul match di mercoledì, che in caso di vittoria avrebbe avuto il potere di tramutare una stagione fallimentare in una di transizione.

Sì, questa stagione è naturalmente e ovviamente fallimentare sotto tanti, tantissimi punti di vista. Uno su tutti, la classifica. Un misero sesto posto (che nelle ultime due giornate potrebbe potenzialmente diventare anche ottavo), deprimente risultato di una campagna acquisti faraonica, da 250 milioni di euro. Un rapporto tra tifo e società che non ha ancora spiccato il volo, dopo un’estate incoraggiante. Un peso “politico” del Milan e un rispetto altrui per questi colori che è rimasto marginale com’era esattamente prima, senza particolari upgrade. Infine, una comunicazione poco coraggiosa, senza identità, la cui unica ragione di esistere è quella di fare il contrario di ciò che è stato portato avanti dalla società precedente. Tanti, dunque, i punti su cui il Milan dovrà migliorare nei prossimi mesi, per quanto ai tifosi ne interessi specialmente uno.

Duecentocinquanta milioni. Undici acquisti. Una posizione di classifica, nonostante questo, che rispecchia quelle del recente passato. Teste di Fassone e soprattutto di Mirabelli richieste a gran voce. Personalmente non credo di essere mai stato troppo tenero con entrambi. Non nutro particolare stima verso l’uno o l’altro. Non mi è mai interessato parlarne bene per vuota contrapposizione al passato rappresentato da Galliani e il Giannino. Per me un dirigente del Milan deve fare qualcosa di buono per il Milan: se non lo fa, qualunque sia il suo nome, andasse fuori dalle palle. Detto ciò, credo che alcuni giudizi e alcune reazioni di pancia (più che comprensibili) siano esagerate, e soprattutto che si formino partendo da un presupposto sbagliato: la certezza di molti di noi – compreso il sottoscritto – che questa squadra sarebbe potuta essere davvero competitiva da subito.

Uno scienziato, prima di dimostrare una teoria, sperimenta. Non è detto che la dimostrazione, tramite gli esperimenti, sia immediata: a volte ci vogliono anni per ottenere risultati apprezzabili, utili. Allo stesso modo, quando un’azienda crea un prodotto, prima di commercializzarlo lo immagina, disegna, crea, ne costruisce una prima versione che poi affina con una successiva e un’altra ancora, e infine lo mette sul mercato. Credo che ciò cui andremo incontro sarà qualcosa di molto simile. Se mai il Milan tornerà anche solo lontanamente quella grande squadra che ha dominato più e più volte il mondo, prima che lo faccia ci vorrà purtroppo del tempo, qualche anno, forse anche un lustro. Mi ripeto: la Juventus nata con Conte è venuta da 4 anni, quelli post Serie B, di profondo anonimato. Il Manchester United lasciato da Ferguson nelle mani di Moyes ha trascorso anni difficili prima di arrivare a risollevarsi parzialmente con Mourinho. Il PSG dello sceicco ha perso un campionato in favore del Montpellier. Il City è forse la squadra che ha speso più negli ultimi anni, eppure oltre qualche Premier non ha vinto altro. Insomma, ci vogliono purtroppo tempo e pazienza. E non lo dico per difendere due dirigenti che onestamente non mi fanno né caldo, né freddo, ma perché prima entriamo in questa mentalità, prima riusciremo ad avere aspettative realistiche nei confronti della nostra squadra, evitando episodi e reazioni da interisti.

Infine, una battuta sulla partita di oggi, tralasciando il capitolo Gattuso, di cui parleremo magari la prossima settimana. L’importante è non perdere. Punto.

Fabio

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.