Protagonisti di una rinascita

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Pareggi con Parma e Genoa, vittorie con Sassuolo e Lazio. A leggere questa frase le palle girano, ma dobbiamo anche accettare di essere umani e di fare qualche passo falso, di tanto in tanto. Soprattutto tenendo in considerazione che al momento il bottino in Serie A recita quanto segue: 10 vittorie, 4 pareggi, 0 sconfitte, 26 risultati utili di fila, primo posto in classifica. E considerando anche che il cammino in Europa, dopo lo spareggio thriller contro il Rio Ave, ha visto una sola sconfitta e il primo posto in un girone che ha portato in dote l’affascinante sfida alla Stella Rossa di Belgrado nei sedicesimi di finale. Insomma, se il 2020 sotto moltissimi aspetti è stato un anno a dir poco drammatico, per il Milan ha segnato invece una parziale rinascita che ci auspichiamo di vedere anche nel 2021. Una nuova vita che porta essenzialmente due firme: quella di Stefano Pioli e quella di Zlatan Ibrahimovic.

I due protagonisti di quest’anno rossonero hanno visto cominciare le loro avventure all’ombra della Madonnina in modi diametralmente opposti. Pioli, l’ex interista, l’allenatore di provincia nonché il fallimento annunciato è stato ingaggiato come vero e proprio ripiego di Luciano Spalletti, altro ex nerazzurro. Proprio l’Inter è stato il proverbiale “bastone tra le ruote” che ha impedito al Milan di mettere sotto contratto il mister di Certaldo, dovendo appunto virare sulla seconda scelta Pioli, già bollato e rifiutato dal disperato tifo rossonero. Una sliding door mica da ridere, perché se è vero che potenzialmente Spalletti è superiore a Pioli, è altrettanto vero che l’attuale allenatore rossonero ha un carattere certamente più incline alla diplomazia, alla riflessione. Perché se è vero che anche chi vi scrive 14 mesi fa avrebbe ingaggiato Spalletti, è possibile che il fumantino toscano non sarebbe stato in grado di vivere serenamente l’ambiente milanista, esattamente come mai ha vissuto serenamente gli altri ambienti frequentati nella sua carriera. Ebbene… nonostante i primi mesi a dir poco complicati (ricordiamo ancora il 5-0 di Bergamo…), con il nuovo anno è partita la rivoluzione copernicana di Milanello firmata da Pioli: l’abbandono – dopo anche troppi anni – del deleterio 433 per un più pragmatico e logico 4231. Un Milan più ordinato in campo, con le individualità messe in maggiore condizione di incidere, con più giocatori a proprio agio dal punto di vista tattico. E con un Ibra in più…

Sì, perché tutto è cambiato da quando si è dato un ordine tattico diverso alla squadra, ma anche e soprattutto un nuovo ordine mentale. Da anni ciò che denunciavamo su questo blog erano il lassismo, la mancanza di serietà in rosa, lo scarso rispetto delle più basilari regole disciplinari. L’arrivo di Ibrahimovic ha permesso non solo di avere un terminale offensivo ancora di grande livello nella nostra rosa, ma prima di tutto un leader, un uomo che potesse essere d’esempio a tanti ragazzi con ancora la necessità di essere guidati. Serviva un trascinatore, un’anima che troppe volte era mancata in campo, e con Ibrahimovic abbiamo colmato questo gap.

In modo quasi fortuito il Milan si è ritrovato in mano forse il più bravo tra gli allenatori “normali”, un gruppo di calciatori finalmente funzionale all’idea di calcio del proprio mister e un vecchio leone in grado ancora di fare la differenza e di far crescere senza caricarli di troppe pressioni una serie di giovani pieni di qualità ed entusiasmo. Un’alchimia imprevista frutto sicuro di fortuna, ma anche di scelte ragionate che avranno dato risultati migliori di quelli sperati, ma non casuali. Lo shaker ha prodotto un cocktail di grande impatto, magari non da Scudetto, ma che potrà divertire. Il 2021 sarà un anno da questo punto di vista più difficile di quello passato: servirà consolidare ciò che abbiamo ottenuto, cominciando anche a pensare a come sostituire il fuoriclasse con la numero 11. Per ora aspettiamo che torni in campo, godendoci queste Feste da primi della classe. Magari a fine anno non lo saremo più, ma che bello provare ancora certe sensazioni…

Fab

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.