Verso il Derby

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Il clima Derby si fa sempre più acceso. Un Derby che per la prima volta da circa cinquant’anni si gioca con entrambe le compagini meneghine appaiate al primo posto della classifica, per quanto tale statistica possa valere dopo solo tre giornate. Di certo Inter e Milan hanno dimostrato di essere le squadre più quadrate, più in forma, più centrate e con l’idea più chiara di chi sono, di dove vogliono arrivare e di come arrivarci. Idee più mature della Juventus di Allegri, in cerca ancora di continuità, e dello stesso Napoli di Garcia, che deve ancora assestarsi definitivamente dopo l’avvicendamento estivo in panchina. Nerazzurri e rossoneri sono arrivati però ad avere le idee chiare seguendo due strade decisamente diverse.

Partiamo dall’Inter, reduce da una stagione in cui ha alzato due trofei, in cui ha raggiunto la finale di Champions superando in semifinale proprio il Milan e che ha chiuso di un soffio davanti ai rossoneri la stagione di Serie A. Un gruppo, quello di Inzaghi, forgiato da Conte e che sotto il nuovo mister ha comunque conservato molte delle dinamiche inaugurate dal tecnico salentino. Un gioco di difesa e ripartenza, di corsa e di colpi individuali. Una squadra tutt’altro che spumeggiante, ma estremamente concreta e letale. I bauscia sono ordinati, molto, e raramente subiscono gli avversari durante i 90 minuti. Oltre ciò, l’allenatore piacentino può contare su solide alternative in uscita dalla panchina e soprattutto su un amalgama ormai strutturato pienamente, anche considerando che la squadra, di anno in anno, non si è mai stravolta negli interpreti. Il mercato ha portato lontano da Milano Skriniar, Gosens, Dzeko, Handanovic, Lukaku, Onana, ma ha portato Pavard, Frattesi, Cuadrado, Klaasen, Sommer e Thuram su tutti. Forse non si è rafforzata, ma non si è indebolita, se non difensivamente. L’Inter, insomma, si conosce, in tutti i sensi.

Il Milan? Il Milan è ancora, seppur parzialmente, un cantiere. Il superbonus 110% a cura di Furlani e Moncada ha stravolto la rosa, con 10 nuovi acquisti e una cessione sanguinosa, con altri due addii, quelli di Maldini e Ibra, che hanno fatto male. Due, anzi tre colpi al cuore che avrebbero ammazzato le velleità di chiunque. Le idee però erano e sono ancora chiare. Le idee della proprietà, le idee della dirigenza e le idee dell’allenatore. Problema: il Milan non aveva trequartisti di livello. Soluzione: eliminiamo il trequartista. Problema: il Milan non aveva alternative affidabili. Soluzione: allungare la panchina. Problema: il Milan si affidava troppo alla fascia sinistra e troppo poco alla destra. Soluzione: rafforziamoci a destra. Problema: il Milan poteva sostenere il proprio gioco solo con il gioco stesso. Soluzione: aumentata fisicità e corsa in supporto nei momenti di maggiore difficoltà tecnico-tattica. Il prezzo di tutto questo: la cessione di Sandro Tonali. Dove saremo a un anno da oggi non possiamo saperlo, ma le basi sono positive.

Che Derby sarà? Ci penseremo da lunedì. Di certo sotto molti aspetti Inter e Milan sono definitivamente tornate a essere protagoniste. Con una differenza sostanziale: il Milan guarda forse più avanti dei cugini, ha una gestione più sana e più proiettata sul medio-lungo termine. E non è poco, anzi.

Fab

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.