Parliamo di Milan

Credo che tutto si possa riassumere nel titolo, che sarà semplicistico se volete ma contiene un messaggio importante. Lo dico prendendomi tutte le pernacchie di questo mondo, ma l’anno scorso la squadra e quella stessa maglia non mi apparteneva: troppo lontana dai miei ideali, troppo lontana dal mio concetto di passione, troppo lontana dal concetto di sport. Non è che ora sia tutto rosa e fiori, anzi siamo sempre in mano a gente che dovrebbe stare il più lontano possibile dal mondo del calcio e far ieri le valigie, da abusivi della passione quali sono, ma la squadra ha riacquistato dignità, ciò che alla fine fa tutta la differenza del mondo per un tifoso. Poi si vince e gioiamo, si perde e ci incazziamo ma siamo vivi, prima ero totalmente piatto oramai distante da un amore a strisce rosse e nere che sembrava non guardarmi più, troppo impegnato a fare qualsiasi cosa meno emozionare su un campo verde.
Invece questa squadra che non è nulla di trascendentale e gioca mediamente male è come se mi dicesse “ehi Seal, noi ci proviamo!” e poco a poco non dico che mi ha conquistato perché sarebbe esagerato, ma ha tolto quello stato di indifferenza che si era messo tra me e lei perché la società è la cosa più distante che possa esserci da me, ma la squadra, quelli che scendono in campo tra le mie lodi e miei improperi è Milan. Non un grande Milan, né un Milan di cui accontentarsi, ma Milan perché mi ha riportato all’ovile seppur scassato e gestito da un pastore che farebbe meglio a darsi allo spurgo.
Vedendo il primo tempo contro il Torino non so quante ne ho dette a tutti quanti e vi assicuro che la stagione scorsa non me ne fotteva niente, tanto avevo schifo del circo messo in piedi. Per quanto possa sembrare un controsenso, quegli insulti sono pari alla gioia che mi hanno dato dopo, le due facce di una medaglia chiamata passione e per noi rossoneri chiamata Milan.
Allora parliamo un po’ di Milan.

Siamo una squadra un po’ sgangherata, per certi versi mi ricorda un po’ il film “Major League – la squadra più scassata della lega” con giocatori e allenatore concentrati su un obiettivo e una proprietà a cui frega zero dei risultati sportivi. Le similitudini finiscono qua, ma a tutti noi tifosi è ben chiaro come una rosa così ristretta non possa reggere a lungo termine se non con qualcosa di miracoloso e questo non può che farmeli stare simpatici in ogni caso perché hanno un sogno ben diverso da quello di questa proprietà.
Sempre parlando di Milan ci sono un paio di dati importanti, uno inaspettato e l’altro ampiamente prevedibile, che vorrei condividere con voi.
Partiamo da quello inaspettato: il Milan ha la miglior coppia di attaccanti della serie A. Incredibile ma vero, nonostante un solo vero attaccante di ruolo (fermo a zero gol) il Milan con la coppia Pulisic-Leao domina questa classifica con 12 gol seguita da quella interista Martinez-Thuram con 11 reti. Il dato per quanto strano ci racconta quanto le nostre “non punte” siamo pericolose e dall’altra come la squadra abbia uno stramaledetto bisogno delle reti degli altri attaccanti oltre che dei centrocampisti perché in due hanno realizzato più del 50% dei nostri gol e non è la situazione ideale. Direi indice di un problema latente.
L’altro dato, ampiamente prevedibile, riguarda le sostituzioni: il Milan ne fa meno di tutti (47)  mentre le nostre competitor ne totalizzano dalle 64 (napoli) alle 69 (roma) con inter e juventus a quota 68. Credo che in parte sia stata anche una scelta di Allegri per cementare un gruppo titolare e poi lavorare su chi far subentrare, ma credo altresì che la motivazione prevalente sia una rosa con una panchina dal valore tecnico modesto rispetto ai titolari. Alla lunga non poter contare su delle riserve valide potrebbe costare molto non solo in termini di classifica con prestazioni non all’altezza, ma anche come infortuni riducendo ancora di più la rosa. Il calciomercato si avvicina e se davvero questa società avesse a cuore le sorti sportive dovrebbe fare più di un intervento a riguardo.

Concludo non parlando di Milan. Scaroni si è detto preoccupato per la disputa della partita a Perth perché sarebbe un’occasione persa per la serie A e per promuovere il calcio italiano e a detta sua il Milan non andrebbe in Australia per fare un affare economico perché, sempre sue parole, non c’è.
Ora, probabilmente a questo mondo siamo tutti degli incroci tra colli e spinoni o almeno è ciò che credono certe eminenze pallonare perché io non posso credere a tante str…ampalate idee. Noi tifosi rossoneri abituati da anni ad una società che conta il centesimo per avere un bilancio positivo, che non si ferma davanti a nulla pur di fare una plusvalenza fregandosene del lato tecnico/sportivo, che cita sempre il quarto posto come obiettivo (mai lo scudetto) perché porta i soldi della champions, dovremmo credere che si voglia mandare la squadra in australia come dei novelli missionari per portare il verbo del calcio italiano? Ma la piantassero che non ci crede nessuno. Ecco perché non sto parlando di Milan, perché certi personaggi al massimo sono l’equivalente di una macchia di sugo su una camicia: qualcosa che scompare con un bel lavaggio dimenticandoli per sempre.

Seal

Seguiteci anche su

WhatsApp

Telegram

YouTube

Ricordo Baresi entrare in scivolata e poi l'ovazione del pubblico, da quel momento ho capito che fare il difensore era la cosa più bella del mondo. Ancora mi esalto quando vedo il mio idolo Alessandro Nesta incenerire Ferrara sulla linea di porta mentre credeva di essere a un passo dalla gloria. Se la parola arte fosse compresa appieno le scivolate del n.13 sarebbero ammirate in loop al MoMA di New York.