Slovan Bratislava-Milan Champions League presentazione

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Lo Slovan Bratislava è stato finora la squadra peggiore di questa edizione della Champions League. Qualificatasi dopo ben quattro turni preliminari, è approdata al torneone per ricoprire il ruolo di squadra materasso. Finora ha incassato ben 15 reti, realizzandone appena 2, nonostante abbia incontrato soltanto una squadra proveniente dalle prime due fasce del sorteggio.
Il dominio in patria si rivela irrilevante nel contesto europeo, dove la competizione è di tutt’altro livello. Per il Milan questa rappresenta un’occasione d’oro per migliorare la differenza reti, che potrebbe rivelarsi decisiva nel piazzamento.

Le “stelle” dello Slovan? Basta menzionare Tigran Barseghyan e David Strelec, l’ex di Spezia e Reggina, per farsi un’idea del livello generale. Si tratta di una squadra dall’età media alta, priva di giovani talenti: tra i titolari regolari, l’unico under 20 è tale Nino Marcelli, di lontana origine italiana. La presenza di nomi come Kevin Wimmer, ex promessa del Tottenham ormai lontano dai riflettori, il mediano Ignatenko e Vladimir Weiss, ex Pescara e figlio omonimo dell’allenatore, non è bastata a conferire quell’esperienza internazionale necessaria per reggere il confronto con l’élite europea.
L’unica nota emotiva della sfida potrebbe essere il ritorno in campo di Juraj Kučka. Per il buon vecchio Muko, carroarmato e a volte paracarro ex Giannino, la partita rappresenta una sfida simbolica. Rientrato da un infortunio, potrebbe tentare di lasciare il segno con la sua consueta grinta belluina.
Con due trasferte proibitive all’orizzonte, contro Atletico Madrid e Bayern Monaco, le gare casalinghe contro il Milan e lo Stoccarda rappresentano per lo Slovan le uniche vere opportunità di racimolare punti.

Passando a noi, purtroppo la situazione è quella che è. Il settimo posto in campionato parla chiaro: la squadra è scarica, priva di idee, e afflitta da lacune strutturali che non vengono colmate da anni. Le pezze a volte tengono, a volte no, e quest’anno no non tengono. La mancanza di interventi mirati in ruoli essenziali si somma a una gestione dirigenziale caotica e deficitaria, guidata nella parte sportiva da un “….” (inserite qui l’incarico che pensate svolga Moncada, perché io non l’ho inteso) improvvisato e presuntuoso (questo invece si è capito), e da un tecnico, “U Maestru dou pastrugno”, che sembra ormai lontano dalla realtà.
Fonseca si è presentato per quel che è, sta dimostrando quello che è, ed è sconfortante quanto fosse prevedibile; ma vederlo in azione chiarisce definitivamente perché a Roma stia sul cazzo, perché abbia una pessima stampa e non abbia avuto una carriera d’altro profilo.  Dichiara apertamente di puntare allo Scudetto tuttavia è evidente a chiunque segua il Milan che la rosa a disposizione non sia profonda nè competitiva. Il non concentrarsi su obiettivi concreti (quinto posto, zona Champions) ma continuare a parlare di Scudetto mi pare oltremodo controproducente. L’ostinazione poi del tecnico nel voler imporre un gioco datato e (nella sua declinazione) poco produttivo, senza adattarsi alle caratteristiche dei suoi giocatori o alla realtà della Serie A, non fa che peggiorare la situazione. La mancanza di una visione chiara e concreta sugli obiettivi stagionali fa il resto.
Da queste situazioni, senza cambiare tecnico, solitamente si esce ficcando nella testa dei giocatori l’urgenza di obiettivi concreti e alla portata, altrimenti fra un passo falso e una battuta di arresto, continuando a parlare di obiettivi siderali, ci troveremo a battagliare con Bologna e Udinese per un posto nella Coppa dei Confederati 2026.

Fioca speranza: i fischioni di San Siro, sia mai che arrivi la volta buona che ci si incazza tutti insieme e platealmente, e le recenti interviste “ben costruite” (cit. Mauro Suma) al crack dei DS che non lo erano. Speriamo siano una necessità di visibilità in vista di una mossa strategica, un tentativo di attirare attenzione per preparare il terreno al mercato: quello che lo riguarda. In uscita. Il dettato è stato degno più che di uno spazio su Milannews di un post sponsorizzato su Linkedin. Moncada è il simbolo di una gestione votata alla speculazione finanziaria e al magheggio, totalmente avulsa dal contesto sportivo, spregiudicata verso il buonsenso. Speriamo che sia seriamente in partenza insieme a tutto il carrozzone il prima possibile, per essere dimenticato rapidamente.

Il Milan è avviato verso una catastrofe sportiva annunciata. E la finestra di mercato invernale, che potrebbe rappresentare un’opportunità per correggere almeno in parte gli errori, probabilmente passerà in fanteria fra lazzi, frizzi e apostocosì. Abbiamo già vissuto il Giannino e questa ne è una riedizione rivista e corretta. Le risorse, come allora venivano inghiottite in un mare di operazioni nonsense e commissioni, sembrano oggi destinate a servizi, mentre sul campo si continua a declinare nel rosicamento generale che nei pressi di aprile/maggio raggiungerà nuove vette. Vi odio.
Ma meno male che abbiamo comunque un bacino di talenti da cui attingere: il Milan Futtuto. Altro brillante esempio di programmazione e lungimiranza. Manco una squadra di serie C sono riusciti ad accrocchiare, figuriamoci quella per lo Scudetto.

Larry

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22/11/1997, primo blu. Un ragazzino guarda per la prima volta l’erba verde di San Siro da vicino.Il padre gli passa un grosso rettangolo di plastica rosso. “Tienilo in alto, e copri bene la testa. Che fra un po’ piove”. Lapilli dal piano di sopra, quello dei Leoni. Fumo denso, striscioni grandi come case e l’urlo rabbioso: MILAN MILAN…Quel ragazzino scelse: rossonero per sempre. Vorrei che non fosse cambiato nulla, invece è cambiato quasi tutto. Non posso pretendere che non mi faccia male. O che non ci siano colpevoli. Ma la mia passione, e quella di tanti altri, deve provare a restare sempre viva.