L’antica Roma

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Mai una gioia perfetta e completa. Mai! Insomma, una è felice per la manitina a cui assiste personalmente con il suo Orrendo al seguito. Poi viaggia verso la sua dimora, illuminata da belle notizie che le giungono dalla radio, e, quando si trova in pizzeria, le arrivano tra capo e collo due mazzate tremende. Non è giusto! Immaginavo di farmi una scorpacciata di programmi sportivi. Nulla di tutto questo. Arrivo a casa mentre il mio piccolo mostro juventino esulta perché la Juve ha vinto il campionato di calcio femminile. Cosa posso fare oltre a constatare amaramente che ho una famiglia davvero disgraziata? Niente. Me ne vado a letto, tenendo la Tv rigorosamente spenta e tuffandomi nella Roma antica, ai tempi dell’imperatore Claudio, con un romanzo storico di Roberto Fabbri. Un libro è un mezzo di trasporto straordinario. Permette di viaggiare nello spazio e nel tempo. Ai libri mi affido da sempre, per sfuggire a realtà che mi fanno male. Li trovo un ottimo strumento terapeutico. Mi sa che ce ne vorranno almeno tre o quattro, per mitigare il dispiacere di non vedere la Lazio in Champions. Mi dicono di un curioso rigore provocato da De Vrij. Non l’ho visto e neanche lo vedrò. Rischiosa la scelta di schierare il giocatore. Ogni insinuazione lascia il tempo che trova. Impossibile provare la volontarietà di un errore marchiano. La banda degli onesti ha colpito e l’ha fatto bene, purtroppo.

Che loro siano davvero onestissimi è una cosa acclarata dalla storia. Io ho le prove anche a livello familiare. Inoppugnabili. Dunque, arrivo a S. Siro per tempo, perché devo acquistare il biglietto. Mi vedo con Pier, Axel, For those e l’avvocato La Scala. Un incontro rapidissimo, due parole e due baci, in quanto il tempo volge al brutto e cade qualche goccia di pioggia. Noi abbiamo lasciato il nostro ombrello in auto e il mio Orrendo scalpita. “ Dai, dobbiamo entrare allo stadio, che qui tra poco diluvia.” Già, ma c’è una coda lunghissima. Risultato? Ci inzuppiamo d’acqua. Non ho portato con me la borsetta. Affido quindi le sigarette alle capaci tasche di mio marito. All’ingresso gliele vedono e gli chiedono se ha l’accendino. Lo sciagurato risponde: “ Sì. E’ nel pacchetto.” Risultato? Accendino confiscato. Ora, io ho un buon carattere, ma come faccio a non dirgli che è un cretino? “ Meno male che non sapevi che ne avevo un altro nella tasca dei pantaloni. Altrimenti pure quello mi facevi requisire.” Mi correggo subito, però. E’ l’onestà connaturata in lui in quanto interista, e che trasuda anche dal suo cuscino nerazzurro, ad essermi costata l’accendino. L’onestà è una brutta bestia. Non c’è niente da fare. Poco male, dai.

Tu sei il centro del mio Milan

Entro a S. Siro e mi faccio catturare dalla sua atmosfera. Io sarò pure una zuccona incompetente, ma non sono preoccupata per la mancanza di Suso. Tutt’altro! E mi sta pure bene che in quel ruolo Rino non possa schierare Borini. Sì, meglio Cutrone. Almeno lui in area ci entrerà. Mi pesa l’assenza di Biglia. Però Lucas è in panchina, dai. Grazie, Papu! La mia speranza ha un nome e un cognome: Hakan Calhanoglu. Non condivido il ruolo in cui viene schierato, ma il ragazzo mi piace un sacco. Un sacchissimo! La curva espone uno striscione pro Mirabelli e Fassone. Sono d’accordo. Poi fischia Donnarumma alla lettura delle formazioni. Non sono d’accordo. La partita comincia e io ho fiducia nella vittoria. Kessie si mangia un paio di gol. Ma è vivo e gioca bene. Incredibile vederlo così brillante dopo una stagione affrontata in modalità Stakanov. Vedo in Frank il nostro futuro. Il gol di Simeone mi fa scorrere brividi gelidi lungo la schiena. Oddio….. L’immediato pareggio di Hakan mi rianima. E come! Esplodo insieme allo stadio in un urlo liberatorio. Il ragazzo non aveva mai segnato su punizione da noi? Per forza! Quando mai abbiamo ottenuto dei falli dal limite? Questo, purtroppo, è un altro limite del nostro gioco. Calha dipinge calcio sulla destra dell’area. Sul suo cross si avventa la testa di Cutrone, che segna un gol bellissimo. Sììììììì!!!!!!!! Il primo tempo finisce e siamo in vantaggio. Bene! Dico alla mia vicina di seggiolino che nella ripresa segnerà Kalinic. Una doppietta aveva fatto con l’Udinese sotto ai miei occhi. Anzi, una tripletta. Il terzo gol gli era stato annullato per un presunto fuorigioco forse di un millimetro. Nikola ha bisogno di me.

Il secondo tempo va in discesa. Si capisce che al gol di Kalinic io esplodo. Bellissima l’azione. Grande Calha che la mette sulla testa di Cutrone. Bravo Niko a irrompere sulla corta respinta del portiere. Le reti di Patrick e Jack completano un pomeriggio felice. All’esterno scorgo un arcobaleno. Bene. Non mi bagnerò all’uscita. Previsione sbagliatissima. Non faccio, invece, previsioni sulla serata dell’Olimpico. Certo che ci volevo proprio io sugli spalti per far materializzare la manita. Mi prendo tutti i meriti che mi spettano. Non ricordo nemmeno più quale fosse l’ultima. Anzi, forse sì. A Parma, con Pippo in panca, nella straordinaria serata di Menez. Altra acqua per arrivare all’auto. Giornata bagnata… Io avrei anche una certa fame. Il mio Orrendo dice che che ci fermeremo in pizzeria a Milano. Ma giriamo a vuoto, perché ci sono difficoltà di parcheggio. Nel frattempo a Roma è cominciata la partita. Una partita maledetta della quale non dirò più niente. Finisce che mangiamo a Solferino. E poi… sotto con Claudio, Agrippina, Nerone, Pallante, Narciso, Vespasiano, Seneca, Britannico. Che altro posso fare? Finale orrendo di una giornata, che si era prospettata trionfale.

Almeno abbiamo evitato i Preliminari, dai. Sarebbero stati nefasti. Cari Mira e Fax, io vi voglio bene. Non approfittatene, però. Già mi sono sorbita Reina, che mi piace come una scheggia sotto un’unghia. Oggi mi astengo dal leggere o guardare qualunque cosa attenga al calcio. Mi tuffo nell’antica Roma, io. Quella moderna mi fa troppo male. Ma nel mio buen retiro il telefono squilla. Mi porta voci di un Max che dichiara un forte interessamento per Fellaini. No, eh! Me ne frego se è un parametro zero. Non lo vorrei neppure se fosse un parametro -1. Insomma, a me sembra un lungagnone senza arte né parte. Non ho mai neppure capito in che ruolo giochi. Che rinforzo sarebbe mai? Una ciofeca di rinforzo. Non ci posso e non ci voglio credere. Se mi preparate ancora un Milan “Susocentrico”, con una sola, disgraziata punta. Se Calha sarà decentrato a sinistra e mi “irrobustitela squadra con Fellaini, io esco dai gangheri, eh! L’amore finisce. Mica vero che è cieco. E’ presbite. Fa vedere le cose, quando si allontana. Non so che progetti abbiate fatto con Gattuso. Spero e credo che, al di là di certe dichiarazioni magari di circostanza, vertano sulla soluzione di equivoci tattici e sulla centralità di Calha. Deve essere lui il direttore d’orchestra dietro alle due punte. Non pretendo campioni, anche se gli esperti dicono che servono quelli per vincere. Trattasi di una scoperta davvero eccezionale. Voglio, però, un’analisi intelligente delle risorse e una scelta chiara delle strategie. I problemi tattici vanno risolti senza incertezze. E adesso torno a tuffarmi nell’antica Roma. Aveva meno buche di quella attuale. E di superficie minima. Da calcolarsi immediatamente ad occhio e non con la formula RaggixRaggix3,14. E , soprattutto, non c’erano Olandesi che a volte ti distruggono fontane, a volte ti procurano strani rigori. Il colpo è stato forte, ragazzi. Sono preoccupatissima per il futuro. Comunque sia, speriamo bene e sempre Forza Milan!

Chiara

Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.