La giostra

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Venghino, signori. Venghino! Venghino sulla giostra di questo campionato che gira vorticosamente con i suoi cavalli, le sue macchine, le sue moto, i suoi draghetti, i suoi dischi volanti. Noi ci siamo saliti e siamo scesi un po’ frastornati, ma con in mano il codino della vittoria. E’ un codino un po’ particolare. Non si tratta di quello che volevamo prendere a tutti costi da bambini, per avere gratis il giro successivo. Non possiamo esibirlo con orgoglio. E dovremo sudarci la corsa con il Sassuolo, sperando di non essere costretti a pagare un prezzo troppo alto. I tre punti, però, sono preziosissimi. Di pìù. Vitali come la pozza d’acqua che uno trova nel deserto. Gli salva momentaneamente la vita. Ma dovrà incontrare altre sorgenti per completare la traversata. Meno male che non ho visto la ripresa. Avevo un invito a pranzo che non potevo declinare. Sono riuscita a posticipare l’orario, in modo da guardarmi il primo tempo. Io ho paura quando vedo gli avversari superare il centrocampo. Avrebbero resistito le mie coronarie su quei due tiri respinti sulla linea dopo l’erroraccio del numero 99? Questa è una domanda a cui è difficile dare una risposta.

Vendica l’ingiustizia, segnando una doppietta al Sassuolo, Zlatan!

Mi pongo domande anche nel mio pre non particolarmente tranquillo. Come molti, credo, intuisco che Ibra verrà squalificato per una giornata. Quelli non si azzarderanno a dargliene due. Figurati. Faremmo ricorso e gli audio sbugiarderebbero Maresca. Sarà una sentenza chirurgica. Detto, fatto. Critica irrispettosa, scrivono nelle motivazioni. Una formula creativa. Una novità assoluta. Un’ingiustizia perfetta. Abbiamo giocato per più di mezz’ora in 10 a Parma, rischiando grosso in una partita che stavamo tranquillamente controllando. E non avremo Ibra nella difficile gara con il Genoa. Ormai siamo arrivati al punto che vorranno squalificare Zlatan perché da piccolo faceva la pipì sui gerani. Non so quando la Lazio recupererà la sua partita. Penso in questa stagione e non nella prossima. L’evento accadrà con il Torino matematicamente salvo. Grrr!!!!!!! Di Donnarumma ormai mi interessa ben poco. Andrà dai Gobbi, come dicono in molti? Bah! Non mi sembra navighino in buone condizioni economiche. Vendono Szczezny e fanno un’ottima plusvalenza? Si liberano dell’ingaggio monstre di CR7? Bah! Non mi paiono imprese facili. Auguri. Io, comunque, sono concentrata solo sulla gara con il Genoa. E’ troppo importante per noi. Il sogno Champions passa attraverso questi tre punti. La vittoria contro il Grifone è una condizione necessaria, anche se non sufficiente. Le nostre performances casalinghe e mi fanno correre brividi gelidi lungo la schiena. Sì, ho molta paura. Ma dobbiamo vincere. A tutti i costi. Non importa come. So che non sarà facile. Penso alla giostra. Noi per parecchio tempo siamo passati dal draghetto interno al cavallo più esterno. In questo modo abbiamo aumentato la nostra velocità tangenziale. Ne è derivata un’accelerazione e quindi una forza, che i Fisici chiamano di Coriolis. La forza di Coriolis viene effettivamente sentita da chiunque si muova dall’interno verso l’esterno di una giostra in rotazione o viceversa. Ecco, da mesi ci stiamo muovendo verso il centro, dal cavallo al draghetto, subendo una destabilizzante decelerazione nelle partite casalinghe. Il gioco non fluisce più spontaneo e brioso come prima. E prendiamo sempre gol. Inutile baloccarsi con sogni di Mercato. Questi passano inevitabilmente attraverso la Champions. Dobbiamo concentrare la nostra attenzione sulle singole tappe che ci separano dalla meta. Pensiamo a una gara alla volta. Ora per me c’è solo il Genoa.

Che meraviglia, Ante!

La formazione? Mi piace. Continuo a non capire perché noi siamo indissolubilmente ancorati a un solo modulo di gioco. Ma tant’è. Ormai siamo quasi alla fine della stagione… Mia cognata mi ha invitato a pranzo e non vuole sentire parlare di Milan. Strappo una semplice dilazione sull’orario. Guardo il primo tempo. Splendido il gol di Rebic! Quanto ci sei mancato, Ante! Leao spreca l’occasione per il raddoppio. Poi il pareggio di Destro. Noooooo!!!!!!!!!! La colpa, inutile nasconderlo, è di Tomori. Ma Fikayo è un grande. Voglio il suo riscatto senza se e senza ma. Un errore ci può stare. E adesso? Ogni fibra del mio essere viene subdolamente attaccata dalla paura. Dobbiamo vincere! Vado a mangiare. Decido di non guardare il cellulare. Non voglio guastarmi l’ottimo pranzo. Il pensiero va sempre là. Tu temi i Danai, Laocoonte? Io….timeo l’inizio della ripresa et dona ferentes. Mi butto sul cibo e nelle conversazioni non calcistiche. Mi telefona la mia amica Sonia. Gol di Mandzukic, mi dice. E prima Rebic ne ha sbagliato uno incredibile, sparando la palla in curva da pochi passi. Bene! Ma noi possiamo tranquillamente prenderne un altro. Le intimo di non chiamarmi, per darmi brutte notizie. Non voglio che il pranzo mi vada di traverso. Mi arriva poi la telefonata della vittoria, con il racconto delle inenarrabili sofferenze finali. Meno male che quel doppio salvataggio sulla linea l’ho visto solo negli highlights. Non ha segnato Mandzukic. Autogol di di Scamacca. Tiro un sospiro di sollievo. Qui non bisogna fare gli schizzinosi. Ora, forti dei nostri preziosissimi tre punti, staremo a vedere cosa faranno gli altri.

Ecco un gollonzo.

Esco a fare due passi, per smaltire cibo e libagioni. Riesco a vedere il secondo tempo dei Gobbi. La Lazio è sul 3 a 1 e la sua partita per me perde interesse. Non so nemmeno quale risultato augurarmi a Bergamo. Il pareggio, tutto sommato, non mi starebbe male. Non mi dispiaccio, comunque, del gol nerazzurro. E, mi vergogno a dirlo, spero che ce ne siano altri contrassegnati dagli stessi colori a Napoli. Sono costretta a tifare per gli Orrendi. Questa è l’amara, inconfessabile verità. Anche un pareggio mi andrebbe bene, dai. Una sconfitta del Napoli, però, mi andrebbe meglio. Mi viene in mente la faccenda delle api e delle mosche. Entrambe volano. E’ dove si posano che fa la differenza. Eh, sì. La vita e il calcio sono spesso una questione di dettagli. Agli Orrendi ci accomuna il fatto di essere tifosi. Noi siamo api. E non dico altro. Tanto più che stasera sono costretta a tifare per loro. Una cosa orripilante. Fantozziano il gol subito da Handanovic. Meno male che poi ci pensa Eriksen a rimediare. Pareggio giusto che ci allontana il Napoli di due punti. Ora sono 6. Quasi 7. Non male, dai. La Lazio ha vinto con un po’ di sofferenza con il Benevento. Potenzialmente è a 5 lunghezze. Uscisse una bella X sulla ruota di Roma Giovedì…

Ma è inutile fare voli pindarici e interessarsi delle cose altrui. Noi ora dobbiamo pensare solo al Sassuolo. Tutti sappiamo che la partita sarà tutt’altro che facile. Poche storie. Anche con il Genoa abbiamo giocato male. I Piastrellati sono una squadra tecnica e veloce. Mi mettono paura. Giocano e fanno giocare. Non hanno, però, la fisicità di un Genoa, per esempio. E noi potremo schierare Ibra. Un dettaglio tutt’altro che insignificante. Siete pronti a risalire sulla giostra del campionato, ragazzi? Io sì. Voglio che ci muoviamo dall’interno verso l’esterno. Dal draghetto al cavallo, in modo da accelerare e non decelerare. Coriolis, pensaci tu. E anche tu, Stefano. Io sono già in tensione. Bomba Superlega? Non mi piace. Per una volta devo dare ragione all’Uefa, che, da parte sua, con la faccenda del FPF ha comunque già danneggiato chi volesse risalire la china del divario con le squadre più forti. Questo mi preoccupa. Il fatto è destabilizzante. Uno di quelli che ti portano a pensare che potresti anche avere torto. Trattasi di grande questione di denaro. La vicenda è scottante. Merita pensieri più approfonditi. Togliere al calcio la poesia di Davide contro Golia non è bello. Ma sono concentrata solo sulla nostra prossima gara. Una vittoria e il sogno Champions sarebbe un po’ più vicino. O la Champions ora conta molto meno? Piastrellati, pista! Forza Milan!

Chiara

Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.