Il volo del calabrone

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Nooooo!!!!!!!!!Ero preparata alla sconfitta. Ma non così, maledizione al secchio! Non con una beffa tanto atroce! Siamo durati un tempo. Non credevo ai miei occhi. 2 a 0 per noi all’intervallo! E pure meritato. Il palo preso da Calha all’inizio trema ancora. Ibra assist man e goleador. Rebic la mette un’altra volta. Sììììììììì!!!!!!!!! Intendiamoci, so che la partita non è finita. Sono presa quasi da una sorta di candido e vagamente sbigottito pudore, che tiene a freno i miei sogni. Ma un po’ di acquolina in bocca mi viene. Nella mia mente fa capolino il calabrone. Non ha la struttura alare adatta al volo, tenendo conto del suo peso. Ma lui non lo sa, se ne frega delle leggi della Fisica e vola lo stesso. Ecco, penso, io credo che il Milan non possa reggere il confronto. Ma lui non lo sa e mi regala questo primo tempo. Perchè non è già finita? Perchè? Avremo speso troppo? Reggeremo o ci verrà il braccino corto? A parte Zlatan, i nostri ragazzi difettano in personalità. Un po’ di ottimismo, su. Cerca di essere positiva. Guarda che le persone negative hanno un problema per ogni soluzione. Credici, dai. Sarà incredibile, ma stavolta ce la facciamo. Poi quel tremendo uno due ad inizio ripresa. Vado al tappeto. Il terzo gol sembra una ineluttabile fatalità. Proprio come le disgrazie che aleggiano cupamente sui protagonisti delle tragedie greche e poi si materializzano inesorabili. Eschilo, Sofocle e Euripide ci fanno un baffo. Ma il calcio d’angolo non c’era! Perchè l’hai fischiato, Maresca? Ora siamo sotto. Il nostro bel primo tempo gettato al vento. Noooooo!!!!!!!!!! Il volo del calabrone si schianta definitivamente su quel maledetto palo nel finale. Riacciuffarla per i capelli, dopo averla buttata via, sarebbe stato meraviglioso. Ma la vigliacca dea Eupalla è nerazzurra. Bei gusti hai, maledetta! Urlo. Impreco. Sono un fascio di nervi, come non mi accadeva da tempo. Spengo la tele sul loro quarto gol, che è l’ennesimo sberleffo di una serata tremenda. Orripilante.

Monsignor Della Casa, aiuto!

Il mio Orrendo rimane ritirato nei suoi appartamenti. Sa bene che non è il caso di mostrarsi. In certe circostanze non sopporto proprio di avere intorno abominevoli facce interiste. Il mio piccolo mostro juventino condivide per meri motivi di interesse la mia rabbia. Rimango sola nella mia profonda desolazione. E’ tutto spento. Anche il mio cuore. Rimane accesa solo la fiamma della legna che brucia sul camino. Mi butto sul Pc, ma non ho voglia di scrivere. Non ho voglia di niente. Ricaccio a fatica le parolacce che tentano di risalire dalla parte peggiore di me. Non si può perdere così, sciogliendosi al sole dopo la grande illusione. Non si può! E’ una cosa di una crudeltà inaudita! Chiedo aiuto a Monsignor Dalla Casa. Non posso buttare nel water la mia naturale finezza. Ci sono sciacquoni che non funzionano. Vittoria orrenda degli Orrendi. Come si fa a non sbroccare? Dovrei andare a scuola di bon ton. Esercizio inutile. Ora mi trovo nello stato d’animo del tipo che, alla domanda : “ Come va il corso per imparare le buone maniere?”, risponde “ Fatti i cazzi tuoi!”

Grazie, Zlatan!

Agatha Christie diceva. “ Molto spesso la vita ha una trama orribile. Preferisco nettamente i miei romanzi.” Cara Agatha, è il calcio ad avere trame orribili. Io che faccio? Mi butto sui tuoi libri? Dubito che ne trarrò giovamento. Va bene. Adesso vado letto. Fine delle trasmissioni. Ho dato tanto, troppo sul piano emotivo. Temo, però, che non riuscirò a dormire. Ho ancora tutti i muscoli in tensione. Fosse andata come immaginavo, 2 a 0 per loro nel primo tempo, non avrei avuto particolari problemi. Amen. Sappiamo che sono più forti. Ma non si può perdere un derby così, dopo il doppio vantaggio. Non si può! Il nostro calabrone a un certo punto frana al suolo, perché acquisisce la consapevolezza che le leggi della Fisica non gli permettono di volare e gli tremano le ali. Fregatene, come hai fatto prima, no? No. La squadra si è avvolta su sé stessa, spaventata, schiacciata dal peso di un’impresa ritenuta impossibile. Eppure era lì, a portata di mano. Sarebbe bastato poco per condurla a termine. Un po’ di di determinazione agonistica, di sana cattiveria, di pragmatico mestiere. Un po’ di attributi. Niente da fare. Purtroppo abbiamo i denti da latte e, quando azzanniamo la preda, non la finiamo. Anzi, prendiamo paura. Le nostre sono le punture della zanzarina. Non della zanzara tigre. Siamo teneri. Friabili. Basta. Finisco qui. Non sono certo in condizioni di fare analisi razionali della partita. Dico solo che avevo accolto con sollievo le scelte di Kjaer e Rebic. Avesse messo Musacchio e Bonaventura, l’avrei sommerso di improperi. Mi tengo la rabbia e la frustrazione che subentrano quando le illusioni vengono mortificate da una dura, durissima realtà. La botta è stata tremenda. La caduta rovinosa. Purtroppo un crollo così verticale dopo l’ottimo inizio è tipico di una squadra debole. Loro sono molto più robusti e scafati. Vediamo di rialzarci come possiamo e di finire dignitosamente quest’altra disgraziata stagione. Non riesco neanche a pensare alla gara di Coppa Italia contro i Gobbi. Non ne ho la forza. Grazie, comunque, Zlatan. Sei un grande! E, per Domenica, forza Lazio!

Chiara

Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.