Bertoldo

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Quando il dovere chiama, bisogna risponderePresente!” Anche se è dura. Durissima. I ragazzi mi hanno messo in palinsesto e devo scrivere. Ma cosa? Sono un tappeto ormai lacero, frusto. Anche a sbattermi non esce fuori niente. Il calcio mi fa schifo. I giorni passano lenti, pesanti e uguali. Si va senza colpo ferire verso il verdetto dell’Uefa. Nulla accade e nulla mi aspetto che accada. Cda e piccoli azionisti hanno scritto sacrosante parole all’ineffabile Yongo. Si vocifera sia in arrivo una risposta dalla Cina. Starà seguendo la via della seta… La Nazionale manco l’ho vista. Non mi interessava proprio. Ho sentito di Raiola. Ci prende per i fondelli, facendoci sapere che, se vogliamo cedere Donnarumma, dobbiamo farlo alle cifre che vuole lui. Alle sue condizioni. Nel frattempo la Roma ha fissato il prezzo di Allison: 90 milioni. L’odio che provo per il pizzaiolo è pari solo a quello che nutro per i nostri proprietari vecchi e per quelli nuovi. Chiunque essi siano. Ho voglia di spaccare il mondo. Com’è possibile continuare ad andare avanti così? Qui non se ne può più! Cerco di trovare qualche appiglio che mi possa dare una briciola di ottimismo. Risultato? Nessuno. Tranne Bertoldo, lo sgraziato e scaltro contadino che scorrazzava alla corte di Alboino, giocando sulla sua divertente astuzia. Bertoldo diceva che bisogna ridere quando piove e piangere quando splende il sole. Dopo la pioggia, infatti, viene il bel tempo. E viceversa. Cappero, noi siamo investiti da un diluvio universale. Risate a crepapelle, allora. Una volta Alboino si arrabbiò tremendamente con Bertoldo, che aveva esagerato con le sue irriverenti battute, e lo condannò a morte. Il contadino espresse un ultimo desiderio. Voleva essere impiccato ad un albero che gli piacesse. Dopo averne scartato un’infinità, ne scelse uno. Era quello dei ceci, alto poche decine di cm. Alboino scoppiò a ridere e lo perdonò. Noi i ceci da una vita ce li mettiamo sotto le ginocchia. Ma non siamo nati per soffrire, maledizione al secchio!

Caro Eratostene, capisci perchè a me serve un qualcosa di un po’ più grande del tuo gnomone?

Il diritto alla felicità è scritto nella Costituzione degli Stati Uniti. Lo pretendo! Quando penso che eravamo ai livelli del Real e a come ci siamo ridotti, mi assale un’ira furibonda. Funesta. Eratostene, usando un semplice gnomone, e cioè un bastoncino, riuscì a calcolare con un margine di errore davvero piccolo la misura del meridiano terrestre. Ecco, io avrei voglia di prendere un bastone molto più grande, modello albero di baobab. Ma ne farei un uso ben diverso. Quale? Non si può dire tutto. Bisogna lasciare un margine di libertà alla fantasia di chi legge. Dal tetto del mondo a zimbello del mondo. Questo il nostro luminoso cammino. Sarebbe bastata la diligenza del buon padre di famiglia, l’impiego sensato delle risorse, per mantenerci a buoni livelli, costantemente in zona Champions. Non siamo riusciti a competere con Napoli e Roma. Altro che petrodollari e fiscalità spagnola. E in più sono state create voragini di bilancio. Quelle che ci hanno messo sotto il mirino dell’Uefa. Poi la nebulosità cinese a cui ci hanno consegnato. E ora siamo qui nella tragicomica attesa di bonifici che spero non arrivino. Di un rifinanziamento che sa di Vispa Teresa. Di un verdetto Uefa che incombe sulla nostra testa come una mannaia. Forza Elliot! Forza Stephen Ross! Prendici, costruisci lo stadio e riportaci ai livelli che ci competono. Il calcio è il più grande veicolo pubblicitario in un mondo nel quale l’immagine è garanzia di affari. Dai, che ci guadagni anche tu. Restituiscici il diritto alla felicità! Bertoldo morì “ tra aspri duoli, per non poter mangiare rape e fagiuoli.” Io sono passata da ostriche e Champagne a lunghissimi anni di di rape e fagiuoli, mischiati a fagiuoli e rape. Non ne posso più! Mica mi chiamo Bertoldo. Posso avere pane, salame, prosciutto e una bottiglia di lambrusco secco?

Pensare a questioni di campo nella nostra situazione è un esercizio molto difficile. Esaminiamo quanto fatto sul Mercato, che del nostro doman non c’è certezza. Dunque, Reina. Non mi piace. E non solo per il significato che ha. O forse aveva, visto che non pare più sicura la vendita lucrosa di Gigio. Il fatto è che io avrei preferito anche Scorupski. Strinic mi pare una discreta riserva. Insomma, va bene per sostituire Enrico Toti Antonelli. Il problema, però, è il terzino sinistro titolare. Io, nella mia innocenza, ero convinta di averne acquistato uno fortissimo. Invece… Lasciamo perdere, va. Ha senso inseguire le voci? Nessuno. Quando mi parlano di Higuain, per esempio, esplodo in una risata. Amarissima. Che arrivi qualcuno con in mano i soldi per pagare la clausola rescissoria di Suso è una mia tenue speranza, anche non tanto condivisa. E allora resto qui,a soffrire, incatenata dai legacci del mio amore ad un luogo dell’anima chiamato Milan. E’ sorprendente che odi chi ha ridotto così l’oggetto della mia passione? Introdurrei nel codice penale il reato di Milanicidio, per il quale prevederei pene severissime. Il saggio contadino Bertoldo diceva: “ Se temi gli uccelli, non seminare il miglio.” Cappero, nei nostri campi di miglio ha sguazzato un Condor voracissimo. Le mie speranze, i miei sogni della scorsa estate? Mi sembra di essere un novello Sisifo, che spingeva la sua pietra verso la vetta della montagna. E’ caduta giù rovinosamente.

Eppure bisogna andare avanti. E’ la legge della vita. L’idea dell’azionariato popolare è bella e suggestiva. Credo, però, che sia purtroppo impraticabile. E lo dice una che è diventata da poco azionista grazie a Radio Rossonera. Guarda, Fax, piuttosto che continuare a propinare aria fritta, stai zitto. Yongho, non c’è fretta per la tua lettera. Servirebbero i fatti più delle parole. E, comunque, per gli auguri di buona estate, che sicuramente ci invierai, hai tempo ancora una ventina di giorni. Li aspetto per il solstizio.Dotati di un buon traduttore, mi raccomando. Mi sa che quello precedente abbia confuso credenziali con credenze. Comunque sia, dobbiamo pure cercare di coltivare una speranza. E’ disarmante sentirsi soli. Senza una Società alle spalle. E allora cerchiamo di stare insieme noi tifosi. Venite alla festa dei dieci anni del Night, ragazzi. Stavolta per dividere, e quindi rendere più leggera, la sofferenza. La prossima per moltiplicare la gioia. Bertoldo aveva un nipote che si chiamava Cacasenno. Non so da che via e perché da tanto tempo sia stato espulso il senno dalla nostra Società. Ora, purtroppo, oltre al senno bisogna ritrovare una proprietà sana e solida economicamente. Forza Milan!

Chiara

Se risalgo il lungo fiume della mia vita fino alle sorgenti, ci trovo sempre il Milan. Il primo? Quello di Rocco e del giovane Rivera. Molti sono meteoropatici. Io sono Milanpatica.Vivo le gioie e i dolori con la stessa dirompente intensità. Perdutamente innamorata di questi colori, non credo che l’amore sia quieta e serena accettazione. Se mi sento tradita, esplodo! E sono parole di fuoco! Ma poi, nonostante i miei fieri propositi, mi ritrovo sempre lì, immersa in un luogo dell’anima chiamato Milan.