Milan magic moment. La rivincita del turco. Biglia, squadra che vince non si cambia.

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Rino Gattuso è passato in pochi mesi da possibile partente a leader indiscusso di questo gruppo.

Non è facile dire e soprattutto scrivere cose non scontate quando le cose vanno bene. Molto più semplice è scaricare la propria frustrazione quando, al contrario, va tutto storto, come – più o meno – è avvenuto in questi ultimi anni in casa rossonera. Invece, come detto, tutto sta andando alla perfezione e la vittoria di Bergamo assume i connotati di un passo fondamentale per quattro ragioni. La prima, non da poco, è che è avvenuta in rimonta contro una squadra nota per il suo gioco efficace e armonico come l’Atalanta. Trovarsi sotto a Bergamo e recuperare in pochi minuti, per poi andare in vantaggio, gestire e triplicare il punteggio è roba da grandi squadre. La seconda è ovviamente la conferma di Piatek. Avevo sfiorato la blasfemia citando lo stile di Marco Van Basten, commentando il secondo gol di coppa contro il Napoli. Beh, la prima rete di Bergamo è stata qualche cosa di esteticamente e tecnicamente sublime, un gol da attaccante vero perché cercato e voluto. Un gol di classe ma anche di voglia, di chi, da una palla ricevuta in mezzo all’area, vuole sempre e comunque ricavare il massimo. Un gol, se mi è concesso, che ricorda le movenze del grande fuoriclasse e la cattiveria di Pippo Inzaghi, che forse di classe ne aveva tanta di meno rispetto ad altri blasonati colleghi, ma la compensava tutta con la cattiveria sotto porta, la determinazione e il senso del gol. La terza ragione è la conferma della compattezza di questo gruppo, che nel momento della difficoltà si è unito intorno a Rino Gattuso, il leader indiscusso (ricordate quando era in bilico e a un passo dal licenziamento? Sembra una vita fa, invece…) e soprattutto ha mostrato una tenuta mentale e fisica che fa ben sperare in ottica Champions. E la quarta ragione è proprio la lotta Champions. Il gruppone, come in una tappa monana del Tour, si sta lentamente sgranando, il Milan sta facendo selezione e ora vede davvero il traguardo più vicino, senza ovviamente sottovalutare le avversarie, Roma e Lazio in primis. Anzi, a voler essere onesti vede addirittura non lontano un terzo posto che, viste le premesse di agosto, avrebbe del clamoroso, magari, se abbinato a un successo in Coppa Italia dove – va ribadito – i rossoneri sono tra i favoriti. Troppo ottimismo vero? Sì, vero. Ma dopo anni e anni di guano è anche giusto godersela un po’.

Ammetto che, al netto delle perle del polacco, la rete che mi ha fatto più piacere è stata quella di Çalhanoğlu. Il turco non è un superfuoriclasse e forse non lo sarà mai e su questo siamo tutti d’accordo. Ma bisogna riconoscere che anche se non ha i piedi di Ronladinho, la visione di gioco di Rivera e la progressione di di Kakà il turco resta un elemento di alto livello e di grande qualità che – a mio modo di vedere – non solo ha ancora buoni margini di miglioramento, ma che è stato massacrato più del dovuto dalla critica, interna ed esterna. Sarà per il numero, pesantissimo, che porta sulle spalle, sarà perché era forse arrivato con maggiori aspettative, sarà forse perché il Milan poche volte ha giocato con un trequartista puro e lui ha dovuto giustamente adattarsi. Tirando le somme credo che in questi anni impegno e determinazione non siano mai mancati, mentre è mancata sicuramente un po’ di fortuna che avrebbe potuto significare più reti e appeal mediatico. Con l’arrivo di Paquetà – sempre più positivo, altro colpo davvero inatteso che sta passando in secondo piano a causa dell’uragano Piatek – e con la continuità di Suso, ora il Milan può contare su tre centrocampisti (molto) offensivi che possono davvero sparigliare le carte avversarie innescando il bomber polacco che – come si è visto nelle ancora poche partite che ha disputato – aspetta solo la palla per buttarla dentro in ogni modo possibile. 

Siccome va quasi tutto bene e qualcosa di pruriginoso sul Milan occorrerà pur scrivere, nei prossimi giorni non mancheranno le polemiche sull’eventuale o mancato impiego del rientrante Lucas Biglia, alla luce della ritrovata verve di Bakayoko, che in questi ultimi mesi è tornato quel giocatore eclettico e decisivo che convinse il Chelsea a strapparlo al Monaco a suon di milioni. Diciamo subito che in questo caso le chiacchiere stanno a zero. I risultati dicono che con Bakayoko in quel ruolo la squadra sta facendo bene e non avrebbe alcun senso cambiare proprio sul più bello. Così come sarebbe poco sensato inserire il regista argentino al posto di Kessie o del Paquetà che stiamo ammirando. Biglia, ottimo giocatore e professionista serio, ha avuto probabilmente la sfortuna di farsi male in un momento non proprio positivissimo della squadra a livello di gioco e di risultati e di rientrare in una situazione quasi fiabesca. Starà a lui convincere Gattuso, magari, a provarlo centrale con i due giocatori di origine africana a fianco e Paquetà più avanzato. Se sarà sarà. Ma ora godiamoci un po’ il presente. Al futuro iniziamo a pensarci venerdì.

Marco Traverso

Giornalista professionista, marketing & communication manager, social media manager, fotografo amatoriale, milanista, tonsore.