Milan, i numeri della prima parte del campionato

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Siamo arrivati al giro di boa e come ogni anno dovete sorbirvi la mia analisi sui numeri della stagione. E’ fuor di dubbio che con 25 punti sognare non ha senso, ma si può osservare quanto fatto nella prima parte del campionato per capire se quanto affermato dopo 13 giornate sia corretto o meno per il nostro futuro.

Da Pioli a Giampaolo alla fine non è cambiato nullaMica vero scrivevo un mese e mezzo fa e l’affermazione rimane oggi più valida di prima. Fermarsi alla sola media punti (similare) significa dare un giudizio superficiale perché un allenatore per quanto sia bravo o scarso non scende in campo. Di sicuro decide chi far giocare e lo schieramento, per il resto sono i giocatori a fare la differenza.
Aggregando le classifiche di attacchi e difese il Milan risulterebbe ancora undicesimo (come alla tredicesima giornata) ed il merito di questa stagnazione non è da attribuirsi al mister ma agli attaccanti. I rossoneri vantano il diciassettesimo attacco della serie A ossia solo Udinese, Brescia e Spal hanno segnato meno di noi. Incredibile vero? Come potrete ben capire questi sono numeri da retrocessione e la prima idea di molti è “Pioli capra”, ma non è così.

elaborazione dati wyscout.com dopo 13 giornate

Andando a ritroso per trovare un risultato peggiore nella storia rossonera bisogna tornare alla stagione 1985/86 quando dopo 19 giornate il Milan aveva realizzato solo 17 gol. Vi avevo già mostrato come con Pioli le occasioni da gol e i tiri fossero aumentati rispetto all’era Giampaolo (vedi link) e nonostante la penuria di marcature la situazione è in continuo miglioramento, come dimostra il confronto tra le classifiche di “tiri” e “occasioni gol create/subite” della 13^ giornata e di oggi.

elaborazione dati wyscout.com dopo 19 giornate

Possiamo notare come all’epoca meritassimo gli ultimi posti nella classifica gol segnati, mentre oggi c’è un enorme disparità tra quanto prodotto e i gol segnati, in soldoni ci manca il 40% di gol. Non sto dicendo che Pioli siamo un mago (non lo penso minimamente), ma quando si fanno dei paragoni bisognerebbe andare al di là della media punti e vedere se la squadra giocando bene o male produce azioni da gol o meno. Con Pioli non abbiamo una gran mole di gol attesi (saremmo noni), ma Giampaolo era davvero altra cosa e la traduzione di un’azione in un gol la fa un Lautaro, un Immobile puttosto di un Petagna o del Piatek ammirato fino ad ora.
Rimango convinto che con attaccanti “normali” o con una condizione psicofisica decente, cinque punti in più li avremmo e probabilmente oggi parleremmo di altro. Alla fine il mister conta, ma i giocatori ancor di più.

Senza Gattuso e Bakayoko abbiamo perso l’unica cosa buona della passata stagione, la fase difensiva era la risposta precedente e la confermo ancor oggi. Con Gattuso si concedevano meno occasioni da gol (1,12 gol concessi a partita contro gli attuali 1,36), ma nonostante la scoppola di Bergamo la difesa regge. E’ la sesta miglior difesa del campionato per gol subìti (alla tredicesima giornata era l’ottava miglior difesa) e guardando il numero di tiri in porta subìti anche lì c’è un miglioramento. Nonostante il buco nero sulla fascia destra, la difesa se la cava e la tanto vituperata coppia Musacchio/Romagnoli ad oggi è l’ultimo problema del Milan. Certo si può sempre migliorare, ma nonostante una minor copertura rispetto ai tempi di Gattuso i numeri certificano come non sia affondata mantenendosi su un livello più che accettabile.

Sostanzialmente si conferma come il grosso problema siano i giocatori in attacco più che modulo e sistema di gioco perché piedi e corsa sono la prima grande discriminante per fare bene o affondare. Giusto pensare a questo campionato come un momento di transizione (ennesimo ahinoi) verso il prossimo evitando di disperdere inutili energie in giocatori “magici” in grado di farci fare 45 punti nel girone di ritorno, meglio provare a conquistare la Coppa Italia (impresa assai difficile) e capire per bene chi può restare e chi no.
Da questo punto di vista trovo più che comprensibili le attuali operazioni di mercato e francamente non mi aspetto spese vere da qui a fine gennaio, piuttosto il maggior numero di cessioni possibili.

Adesso è la volta della sfida con l’Udinese, una vera prova del nove non tanto per la classifica, quanto per definire le nuove gerarchie all’interno della squadra. A Suso sono stati concessi gli ultimi 25 minuti più recupero dopo la panchina contro il Cagliari, a Paquetà anche meno.
Per motivi diversi i giocatori sembrano ai margini di questo Milan, da una parte un giocatore inviso al pubblico, dall’altra un corpo estraneo. Lo spagnolo, giocatore che disprezzo calcisticamente, quest’anno vive l’annata più nera della sua carriera e dopo due partite è diventato per tutti l’emblema di ciò che non funziona, il motivo per cui siamo messi così male. Secondo me lui non è il motivo, ma uno dei motivi, resta da capire perché fino ad oggi sia stato titolare inamovibile con tutti gli allenatori tranne Mihajlovic. Lui ha tutte le sue colpe (enormi per me), ma mi domando come mai nessuno lo abbia messo alla porta quando aveva un valore superiore e perchè si debba arrivare a cedere un giocatore solo quando fa pena. Normalmente per fare affari i giocatori si cedono al loro apice o presunto tale e questo distingue i grandi ds da quelli “normali” o scarsi. Nel caso di Suso lo cederei senza troppi patemi anche subito, ma sarebbe l’ora di imparare a vendere i calciatori al momento giusto, altrimenti risalire la china sarà sempre più difficile.

Seal

Ricordo Baresi entrare in scivolata e poi l'ovazione del pubblico, da quel momento ho capito che fare il difensore era la cosa più bella del mondo. Ancora mi esalto quando vedo il mio idolo Alessandro Nesta incenerire Ferrara sulla linea di porta mentre credeva di essere a un passo dalla gloria. Se la parola arte fosse compresa appieno le scivolate del n.13 sarebbero ammirate in loop al MoMA di New York.