
E’ tornato Ibra e non è cambiato niente, strano vero? Sì in attacco un pelo meglio, ma se i giocatori hanno più dimestichezza con la fisica quantistica rispetto al gol non cambia nulla e sempre lì torniamo: non abbiamo gol in canna.
Pensare di risolvere la questione con un giocatore di 38 anni fermo da due mesi buoni mi fa sorridere istericamente e trovo autolesionistico insistere sul trio mirabilia, capace di resistere a inondazioni, cavallette e siccità. Quel trio è e sarà la nostra rovina e quella di ogni allenatore che siederà su quella panchina, perché normalmente se uno dei tre azzecca una cosa, l’altro la sbaglia.
Ho in mente alcune azioni del secondo tempo da rimanere mummificati come un ramessien qualunque e la più rappresentativa è certamente la mozzarella fatta rotolare da Suso verso il cartellone pubblicitario pensando fosse Ibra. Guardatela bene, Suso fa l’unica cosa che non deve fare cioè ridarla a Ibra che aveva un angolo strettissimo di tiro e si era portato via tre (dicasi tre) difensori, con Paquetà pronto a colpire sulla linea dell’area piccola (posizione centrale) senza pressione, Calhanoglu sul dischetto del rigore (da solo) e Leao in buona posizione (senza pressione). Sfortunatamente non è un caso perché in una precedente transizione di Calhanoglu, l’uomo che sussurrava alle maioliche ha sparacchiato all’ippodromo quello che nelle intenzioni doveva essere un cross per Ibra quando Krunic si era ben smarcato sul dischetto del rigore. A mio parere i problemi sono due ossia: la scarsa visione di gioco (i compagni sono ben posizionati ma lui fa la giocata scolastica) ed il piede, perché se deve giocare per crossare o passarla col destro è meno utile della sabbia nel deserto.

Gli altri però non sono da meno. Calha si sbatte ma quando deve tirare calcola di tutto (velocità del vento, umidità relativa, tettonica delle placche, pressione atmosferica ecc.) per poi fare qualcosa di scolastico mentre quando deve fare un passaggio filtrante tira (vedasi il mancato passaggio a Krunic prima che lo stesso sciupasse l’assist di Ibra). Che diamine di numero 10 sarebbe? Su Bonaventura, al di là dei suoi limiti, pesa anche un anno di inattività e avendo l’inserimento come dote migliore non è poco.
Quindi per il 24567891543 anno sarebbe l’ora di rottamare questo terzetto, tanto il massimo risultato a cui ha portato è stato un quinto posto (tra l’altro con un duo visto l’infortunio di jack). A venire in soccorso a questa società di contabili ci sarebbe anche il valore dei tre giocatori a bilancio ossia un totale di 10 milioni e chissà mai che rimpiazzandoli (mi accontento anche del solo Suso) con qualcuno di più utile non si rivalutino altri giocatori.
Certo ci sarebbero anche altre zone dove intervenire, ma direi che da anni l’attacco è un problema quindi il Milan, questa società, cosa vuol fare da grande? Io ancora non l’ho capito.
Ciò che mi sembra evidente è la volontà di avere una società linda, pronta per essere venduta all’istante con meno zavorre possibili; la questione campo appare secondaria altrimenti i social rossoneri non parlerebbero solo di Ibra e stadio e il club non avrebbe scelto Pioli. Ibra e stadio sono il miglior modo per distrarci dal resto, così come le notizie su questo o quel giocatore accostatoci nel mercato di riparazione perché, a mio modo di vedere, non si ha la minima idea di chi ci allenerà l’anno prossimo e l’unica vera esigenza è quella di cedere chi vuol giocare in vista dell’europeo e chi era già stato messo sul mercato a giugno.

Il Milan non sa cosa vuol far da grande e lo si capisce bene dal suo manager di riferimento che tuttora non conosce l’italiano, figuriamoci se può conoscere le dinamiche del nostro calcio, così diverso da quello inglese in cui operava. Basterebbe leggere (se sapesse l’italiano) i quotidiani sportivi o capire i meccanismi della serie A e delle sue riunioni (se capisse l’italiano) per avere un minimo dubbio sulla politica finora adottata più o meno in tutti gli ambiti. Il risultato è che il Milan non sa cosa fare da grande e allora visto che l’iceberg si avvicina si è andati a tirare la gonnella a mamma Zlatan dimenticandosi che non è un supereoe, ma un calciatore di 38 anni, e l’impatto con relativo squarcio sarà devastante.
Se loro non sanno cosa fare da grandi a questo punto la domanda andrebbe girata al tifoso: cosa farà da grande il tifoso rossonero? Vedendo l’andazzo sportivo si accontenterà in silenzio del piattume, protesterà o mollerà il colpo? Ad oggi prevale ancora la prima ipotesi, ma le delusioni unite allo scorrere del tempo sono in grado di fare una strage, per cui se qualcuno all’interno della società ha del sale in zucca dovrebbe quantomeno prodigarsi per fare una cosa da grande, salvaguardare i tifosi. Chissà se nei piani alti qualcuno l’avrà capito o avrà bisogno della traduzione.
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