Proviamo a capire

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Ogni venerdì mattina mi piace leggere l’editoriale di Luca Serafini su Milannews e devo dire che moltissime volte mi trova allineato con quello che scrive. Infatti, anche nel suo ultimo scritto, c’è un passaggio che mi ha colpito:

“Ora si insinua anche il problema Tomori (dopo quello di CDK), il quale secondo alcuni avrebbe abbassato il suo rendimento. Incredibile avere in casa uno dei difensori più forti in assoluto e non capire” (L. Serafini)

“E non capire…”, ecco queste sono le tre parole che mi hanno realmente colpito. Sì perché le critiche che sono state rivolte al calciatore inglese, figlie di giudizi dati solo in base ai risultati del campo non mi sono piaciute. Come si può mettere in discussione uno dei migliori difensori del campionato italiano non accorgendosi che il Milan rispetto alla stagione scorsa ha cambiato modo di giocare, cercando di alzare il baricentro sapendo bene di avere meno filtro a centrocampo rispetto allo scorso anno?
Oppure, come si può mettere in discussione un ragazzo di 20 anni come Charles De Ketelaere? Solo perché è stato acquistato per 35 milioni? Ne ho lette di tutti i colori: inadeguato, acerbo, immaturo, poco adatto e chi più ne ha più ne metta. A me hanno sempre insegnato che la pazienza è la virtù dei forti, ma è per pochi e tra questi pochi ci sono Maldini e Pioli. Magari quelli che lo hanno giudicato sono gli stessi che dicevano che Leao era il nuovo Niang e che Tonali poteva tornare a Brescia quando voleva. Credo ci sia un’eccessiva frenesia nei giudizi, non è il mio modo di pensare e vedere il calcio ed è stato il motivo che mi ha portato ad uscire da tutti i social.
Come per Tomori ci sono stati dei cambiamenti tecnici in campo, oltre che compagni di reparto (una volta Gabbia, una volta Kjaer, una volta Kalulu) anche per De Ketelaere i cambiamenti ci sono stati, eccome. È cambiato il paese, sono cambiati i compagni, è cambiato il modo di allenarsi, di giocare, di parlare, mangiare. Insomma, per un ragazzo di vent’anni, sono cambiate molte cose e ha bisogno del suo tempo per ambientarsi, ma concediamoglielo questo tempo e non facciamo l’errore di confrontarlo con il georgiano dal nome impronunciabile del Napoli! Carattere diverso e modo di giocare diverso, arrivato senza le aspettative del buon Charles ha avuto bisogno di meno tempo di ambientamento: è stata tutta una scoperta, anche per i tifosi napoletani. Nemmeno Kakà, autentico fenomeno, arrivò con le pressioni e le aspettative di De Ketelaere! Quindi lasciamolo tranquillo e nelle mani sapienti di Paolo e del mister.

La settimana scorsa avevo scritto Italia sì, Europa no. Ora, lasciando stare l’ultima partita con il Chelsea (una partita durata solo 18 minuti) è innegabile che i numeri non siano dalla parte dei rossoneri. Dal nostro ritorno in Champions, togliendo l’ultima partita con i londinesi, abbiamo vinto 2 partite su 9 e guadagnato 9 punti dei 27 disponibili. Sono numeri che ci danno l’esatto valore del nostro cammino europeo. Forse il voler proporre il nostro calcio, che ben riesce in Italia, anche oltre i nostri confini non è proprio una delle migliori idee, sempre al netto delle nefandezze arbitrali. È un dubbio che mi assilla da molto tempo e che in parte ho già esposto nell’ultimo post.
Il livello tecnico e d’intensità in Champions, ma anche in Europa League, è ben diverso da quello della nostra attuale Serie A. Perché si gioca di più e ad una velocità di gioco e di ritmo nettamente diverso rispetto al nostro. E allora mi chiedo se non avrebbe senso cambiare qualcosina in Europa, magari cercando di essere un po’ più accorti soprattutto con le squadre più forti? Oppure continuiamo il nostro percorso di crescita europea con il nostro modo di giocare?
La mia personale risposta è che noi abbiamo la nostra identità ed è giusto che la rispettiamo e che andiamo avanti su questa strada, anche solo proponendo piccole modifiche tattiche come quelle attuate con la Juve, restando fedeli alla nostra filosofia di gioco. Ben consci che questo modo di giocare ha una grande controindicazione: quello di rischiare sempre nell’uno contro uno a tutto campo per novanta minuti, e questo, quando il livello dell’avversario sale, diventa pericolosissimo. Due esempi: con l’Inter inizi a fare la partita, ma al primo errore Brozovic va dritto in porta; con il Chelsea parti bene, ma al primo errore Mount è in porta (tralasciando che non è rigore); anche con l’Udinese su quel contropiede di Deulofeu ci siamo fatti prendere di sorpresa, salvati solo da Kalulu che risolve con un intervento dei suoi. Ne deduciamo che, mentre in Italia abbiamo le nostre sicurezze e riusciamo a gestire le situazioni, forse anche un po’ perché il livello si abbassa, in Europa facciamo fatica (sempre al netto dei torti arbitrali). Quindi, forse, prima di criticare a livello social i nostri giocatori, bisogna anche essere un minimo obiettivi e capire cosa succede in campo.

Vi lascio con questa mia riflessione, curioso di leggere i vostri commenti.

Harlock

"Quando il Milan ti entra nelle vene avrai sempre sangue rossonero" Ho visto la serie B, ho visto Milan Cavese, ho toccato il tetto del Mondo con un dito e sono ricaduto ma sempre rialzato. Ho un papà Casciavit....Grazie per avermi fatto milanista.