Notizie dal fronte orientale

1981

Sale in zucca – Nessuno che ne abbia un minimo si prenderebbe la briga di sostituire il Sermone di Gianclint. Infatti, dovendolo sostituire assente giustificato per motivi di lavoro, scrivo una serie di “notizie” percepite dalla trasferta in terra friulana, al confine orientale d’Italia. Partiamo proprio dal sale in zucca, quello che il povero Davide Calabria sembra avere perso alla fine della splendida partita con la Lazio. Capita. Il ragazzo stava, come al solito, dando l’anima per la squadra e ci è, probabilmente, costato due punti. Errore gravissimo e imperdonabile. No, anzi. Personalmente Davide lo perdono perché nella sua carriera l’impegno non è mai venuto meno. A destra, a sinistra, con compiti offensivi o di copertura. Teniamocelo stretto perché le alternative attuali (Antonelli e Abate) sono ampiamente sotto al suo rendimento. Sale in zucca che invece ha dimostrato la squadra non crollando, sotto di un uomo, nei momenti immediatamente successivi all’espulsione quando la pressione dell’Udinese si faceva più forte. Quadrati, aggressivi ma, nonistante tutto, tranquilli e presenti a sé stessi. Mi viene in mente il Milan di Montella di ottobre e penso che sarebbe affondato come una barchetta di carta. In questo Biglia e Bonucci, a dispetto delle sbavature, danno quel contributo che si chiedeva loro ad inizio stagione.

Un punto… sulle punte – Piuttosto mi preoccupa il sale in zucca delle nostre punte. Se Gattuso faceva riferimento ad Andre Silva per la questione dei “musi lunghi” mi sa che il ragazzo portoghese la sua fiche l’ha giocata sul “37”. Non ha il veleno di Cutrone (mamma mia, quella palla sotto porta…) e nemmeno la dedizione al sacrificio di Kalinic. Male. Ma male anche il croato che messo in campo per salvare la baracca in inferiorità numerica entra con l’atteggiamento della damina offesa perché ha giocato quell’altro. Gennà, il messaggio a me pare chiaro e dice: “Mitt’ a Cutrone”.
Il punto preso alla Dacia Arena invece è una brutta bestia da analizzare. Il bicchiere ha una tacca a metà ed il livello del liquido è fermo lì. Bene non avere perso, bene il gioco che la squadra ha mostrato di poter controllare in casa di una squadra reduce da una notevole serie positiva, bene la tenuta fisica che sta finalmente giungendo a compimento, bene la tenuta mentale in inferiorità numerica. Male lo sbandamento a cavallo dell’espulsione, male le punte che non segnano mai, male avere buttato l’occasione due punti che ci avrebbero permesso di avvicinare le squadre davanti. La giuria si ritira in camera di consiglio ed aspetta, probabilmente, di vedere la trasferta di Ferrara e la reazione della squadra. Mi sa che dobbiamo rassegnarci a vivere “la partita decisiva” ogni maledetta domenica. Questa stagione è iniziata così e, probabilmente, finirà così.

Uno sguardo in casa d’altri – Anche perché, visto con un certo interesse il resto del campionato, se Sparta piange, Atene non ride. L’Inter non sembra più in grado di vincere con nessuno. In una partita “gemella” di quella che abbiamo fatto noi con il Crotone a poca distanza di tempo i nerazzurri non sono andati oltre l’1 a 1 mentre dirigenza allenatore squadra e tifoseria sembrano, come sempre, in preda ad una crisi isterica. Piccola nota a margine: i social di questo blog sono invasi da perdazzurri che passano il tempo a, non mi viene altro termine e me ne scuso, a “rompere i coglioni”. Fatevi una vita, si tratta di uno sport… Gli altri, fatta eccezione per un Napoli che gioca un calcio vicino agli standard di Guardiola ed una Juve che beneficia di quattro/cinque succursali (oh! A fine anno sono 20 punti facili facili…), il resto del campionato sguazza nella mediocrità assoluta con la notabile eccezione della Lazio che però negli ultimi sette giorni con noi ha raccolti un punto su sei. La Roma va a braccetto con quelli di là del Naviglio parlando del loro argomento preferito, la crisi di nervi, Sampdoria, Atalanta e Torino sembrano non avere voglia di infilare una serie convincente mentre il resto è di una pochezza devastante. I commissari dell’inutile Federazione Italiana Giuoco Calcio prendano nota di questa pochezza che si tramuta in stadi vuoti e degradati, in spettacolo tecnico di basso livello ed in altrettanto basso livello di incassi. Le decisioni per la testa del movimento le prenda la testa del movimento altrimenti con i giochetti politici dei dinosauri del calcio strada non ne facciamo.

L’urlo di Munch – Se questa è la cornice, il Milan a Udine ha dipinto una versione rabbiosa del famoso quadro. Milanisti incazzati come vipere per i due punti lasciati inopinatamente per strada. E io godo. Godo come un pazzo. Non perché voglia male ai miei confratelli ma perché, al contrario, sono convinto che sono furenti perché hanno intravisto la concreta possibilità di andarla a vincere quella partita. Anche io, porcaccia miseria, ci avevo creduto. La prima mezzora è, senza discussione, il meglio prodotto dal Milan in questa stagione. Padroni del gioco perché finalmente abbiamo un gioco! Gennarino ha ribaltato il disastro ereditato come un calzino svuotandolo di ogni porcheria infilata al suo interno ed ha ricostruito tutto. Fisico: finalmente la squadra riesce a giocare allo stesso livello per 70/80 minuti mentre la versione precedente ne aveva massimo 15 e poi si arrabattava. Testa: ci sono dei giocatori che sembrano essere stati acquistati come nuovi, vedi Romagnoli che sembra addirittura coprire il Bonucci svagato delle ultime partite. Gioco difensivo: al netto degli errori che capitano all’interno di una partita di calcio (se no, come diceva Liedholm, se nessuno sbaglia si finisce 0 a 0) il Milan sa sempre cosa fare in fase di copertura. Non sarà sarrismo o guardiolismo ma il 451 in “non possesso” è sempre ordinato e preciso e proprio da questa sicurezza i singoli sembrano trarre giovamento. Non siamo mai o quasi mai in balia dell’avversario. Gioco offensivo: finalmente si vedono anche degli embrioni di gioco. Se non abbiamo ancora una precisa fisionomia almeno abbiamo una nostra identità. Si gioca sempre a due tocchi, con la palla a terra, cercando sempre il compagno libero che, finalmente, è libero perché si mette nella condizione di essere a disposizione del compagno per il passaggio. Si comincia dalle fondamenta a costruire una casa. Non si fa il “tiki minkia” se non si hanno i fondamentali per farlo. A proposito, cosa ha fatto l’Eibar nell’ultimo turno?

Quindi tutto bene? – Purtroppo, no. La strada da fare è ancora lunghissima. Ma almeno siamo in movimento e siamo partiti con l’equipaggiamento giusto. Non guardiamo a quelli davanti e smettiamo di godere se la squadra più sfigata dell’universo fa quello che è stata messa lì a fare dagli dei del calcio: ridere. Guardiamo a casa nostra e teniamoci stretto questo piccolo abbozzo di squadra di calcio difendendolo dai nemici esterni e soprattutto da quelli interni. Esiste tutto un ondo rossonero che ancora non ha colto che la lotta è per il Milan e non per altre cose. I milanisti che oggi sono incazzati hanno ragione; ma lo sono o lo devono essere perché potevamo fare di più ed eravamo a pochi passi da un traguardo che avremmo meritato. Giusto essere incazzati, ma la testa e, soprattutto, il cuore devono andare a sabato a Ferrara. Facciamo sentire a questi ragazzi che siamo con loro. E quindi mando un messaggio ad Andrè Silva: coraggio, ragazzo! Arriverà anche il tuo momento prima o poi. E quel giorno, credimi anche se te ne ho dette di tutti i colori, impazzirò di gioia.

Forza Milan,
Pier

Post Scriptum: a proposito di impazzire di gioia mi permetto di “special mention”. La prima è per un altro giocatore a cui ho detto una marea di insulti, Jesus Suso. Quello che ho visto ieri è un giocatore che ha sofferto con la squadra in fase difensiva senza mail lasciare buchi ed ha dato sempre una alternativa in più ai compagni di squadra. I giocatori dell’Udinese non lo hanno preso mai: preciso, essenziale e concentrato. Fantastico, come il gol che ci ha fatto saltare dalla sedia. Continua così, portaci lontano Jesus.
A proposito di lontano, mercoledì scorso nella sede di Radio Rossonera sono venuti a trovarci una quindicina di amici che si sono fatti la trasferta da Padova e da Sonnino per vedere il Milan in Coppa Italia con un freddo cane e la diretta sulla Rai. Li ringrazio. Per essere venuti a trovarci e per avermi dato l’esatta dimensione del mio essere milanista. A confronto di chi si spara tre, quattro, cinquecento o mille chilometri (andata… e altrettanti al ritorno) io posso solo spostarmi e applaudire.

La prima volta che sono entrato a San Siro il Milan vinceva il suo decimo scudetto. Ai miei occhi di bambino con la mano nella mano di suo nonno quello era il paradiso. Migliaia di persone in delirio, i colori accesi di una maglia meravigliosa e di un campo verde come gli smeraldi. I miei occhi sulla curva e quello striscione "Fossa dei leoni" che diceva al mondo come noi eravamo diversi dagli altri, leoni in un mondo di pecore. Da allora ogni volta, fosse allo stadio, con la radiolina incollata all'orecchio o davanti alla televisione la magia è stata sempre la stessa.