
Si lotta. La partita di Parma ci restituisce un Milan vincente in una fase cruciale del campionato oltre a qualche soluzione inedita figlia probabilmente della volontà di modificare lo spartito aumentando l’imprevedibilità della manovra.
A differenza della partita contro la Samp la prima svolta tattica è la posizione di Ibrahimovic, vero regista occulto della squadra che con il suo gioco e i suoi tocchi crea scompiglio tra la difesa e il centrocampo avversario. La bontà e la tranquillità del primo tempo si racchiude in questo accorgimento oltre a un Rebic in netto progresso (devastanti la giocata e il tiro nel gol) ed un Pino verso una forma atletica ottimale capace di rintuzzare le ripartenze avversarie.
Non voglio addentrarmi sull’espulsione di Ibra, dico solo che ad essere magnanimi Maresca non è di certo un grande arbitro e con noi ha dimostrato più volte di non beccarci proprio (vedasi il rigore fischiato a Tonali e il giallo a Leao contro il Torino o il rigore Suso/Kolarov invisibile solo a lui) oltre ad avere una permalosità fuori dal comune per quel ruolo. Riuscire a terminare una partita del genere con un rosso e 8 gialli è la sintesi di come non si debba arbitrare. Come può ancora arbitrare quest’uomo? Mistero.
Qui entra in gioco la società ed il caso specifico ce l’abbiamo proprio sull’altra sponda del naviglio con Udinese-Inter finita in parità e la lite tra Conte e l’arbitro Maresca dopo le rimostranze di Marotta proprio nei confronti di Maresca quando era alla VAR in Inter-Parma. Da quel Udinese-Inter del 23 gennaio Maresca non ha più arbitrato l’inter né è stato alla VAR. In un momento importante della loro stagione hanno fatto valere le proprie ragioni mentre nel nostro caso le rimostranze non esistono anche nel caso di arbitraggi discutibili. Vale la pena ricordare che contro il Torino oltre al rigore assegnato senza nessun dubbio a Verdi vi fu come detto l’assurda ammonizione di Leao che gli costò la squalifica. Forse in pochi ricordano cosa comportò ossia arrivare a Cagliari senza Rebic, Leao, Calha con Ibra appena rientrato e portando in panchina Colombo, Daniel Maldini e Roback cioé la primavera.
Io credo che fare il bene del club sia anche proteggerlo da situazioni ambigue perché nel calcio italiano porgere l’altra guancia significa prendere un altro schiaffo. Se per la società la Champions League è dirimente per alzare le ambizioni allora coi giusti modi si deve difendere tale obiettivo anche fuori dal rettangolo di gioco.
Il secondo accorgimento tattico riguarda l’espulsione di Ibra. Da quel momento è iniziata una seconda partita e se la lettura di Pioli a mio avviso è arrivata con qualche minuto di ritardo costandoci con buona probabilità il gol del Parma, è anche vero che la stessa ha poi funzionato egregiamente mostrando un’inedita difesa a 5 per contrastare i due corazzieri Pellé e Cornelius oltre all’ex Kucka.
Non credo di aver mai visto Pioli disporsi in tal modo e con un baricentro così basso, ma seppur con qualche affanno la soluzione si è rivelata vincente limitando a poche azioni i pericoli occorsi, permettendo altresì a Dalot la sgroppata vincente per il gol di Leao. Se non è la prima volta che Pioli adotta il catenaccio per portare a casa il risultato poco ci manca e questo sta a significare come i punti adesso pesino per davvero e tutto faccia brodo. Non bisogna stupirsi di un eventuale braccino della squadra, è normale, ad oggi la quasi totalità della rosa non sa cosa sia la principale competizione europea, è naturale bramarla e contrarsi in certe occasioni. Avere il fiato sul collo da diverse settimane di certo non aiuta in tal senso, specie quando ti viene a mancare l’uomo di maggior leadership ed il fattore emotivo viene troppo spesso sottovalutato.
Ogni sfida pesa come un macigno, lo si vede anche dalle partite dei nostri competitor con scarti ridotti nei punteggi ed è per questo che l’assenza di Ibra e il numero davvero imponente di diffidati (grazie Maresca) peserà e non poco. Se andiamo a guardare i risultati Napoli (19 punti su 24) e Atalanta (24 punti su 27) hanno innestato il turbo e noi non possiamo far altro che accelerare avendo lasciato gran parte del bonus nelle due partite interne con Udinese e Sampdoria.
Un campionato a 20 squadre con parecchie posizioni già delineate non aiuta in tal senso perché spesso si vedono formazioni o approcci molti strani per così dire, ma va anche detto che gli scontri diretti peseranno moltissimo essendo ben dieci da qui alla fine:
(31) atalanta juventus
(31) napoli-inter
(32) roma-atalanta
(32) napoli-lazio
(33) lazio-milan
(35) juventus-milan
(36) inter-roma
(37) roma-lazio
(37) juventus-inter
(38) atalanta-milan
In sostanza tutti avranno tre scontri diretti ad eccezione del Napoli (2 e in casa) che come già scritto è la prima delle escluse. Sarà una lotta durissima e per certi versi inaspettata.
Ciò che per noi è importante è rivedere il miglior Calhanoglu della stagione perché in questa squadra non ha reali sostituti se non l’Ibra visto a Parma. Il turco deve fare un salto di qualità in questo finale perché occorrono assist, gol e dribbling in grado di creare la superiorità numerica, questo è lo step che si attende dai giocatori più tecnici o da chi detiene le redini del gioco.
Uno step importante deve essere fatto anche in fase difensiva; nonostante l’ottimo Tomori subiamo troppi gol e non può essere solo caso o negliglenza del singolo. Le varie assenze hanno influito, ma il non riuscire a mantenere la porta inviolata è sintomo di qualche situazione di gioco non ancora risolta. Siamo arrivati alla volatona, è l’ora di mostrare grande concentrazione per ridurre gli errori ritornando finalmente in Champions League. Forza ragazzi.
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