E quindi uscimmo a riveder le stelle

8270

C’è poco da dire, nel contesto gli anni oscuri e turbolenti che stiamo vivendo da almenio un decennio, la serata di martedì riveste importanza capitale ed è stata una goduria pazzesca.

E questo nonostante il fatto che la juve vincerà comunque il nono scudetto consecutivo (gulp!) e che noi se ci andasse di stralusso arriveremo quinti.

E questo nonostante lo scenario desolante di San Siro vuoto e di queste partite estive che hanno un significato sportivo molto relativo. Per ‘rispondere’ all’amico fraterno johnson che come sapete è sempre stato un sostenitore della ripresa di questo campionato, il tema non è tanto che si tratti di “partite serie” per chi le gioca. Il tema è se ci sia un reale valore sportivo nei risultati espressi da un campionato interrotto a marzo per una pandemia e ripreso con un calendario massacrante tra giugno e luglio. O quantomeno se il valore sportivo sia paragonabile a un campionato regolare, o se non vogliamo usare l’aggettivo regolare diciamo un campionato ‘normale’ o equiparabile agli altri disputati.

Se ci sia un senso sportivo in una Champions League trasformata in Trofeo Birra Moretti e se questo valore sportivo sia paragonabile alle ‘vere’ Champions League. E il mio punto di vista non è quello dei calciatori (professionisti pagati molto bene per fare il proprio lavoro a prescindere dalle condizioni esterne), ma degli appassionati e dei tifosi.

Io non ero e non sono per nulla un fautore della ripresa e, prima dell’altroieri sera, ho accolto in maniera  moderatamente soddisfatta ma assai tiepida gli ottimi risultati post lockdown. E ho guardato le partite più spinto dall’astinenza, dall’abitudine, dalla passione che cova sotto la cenere (e dal fantacalcio) piuttosto che da un reale coinvolgimento emotivo.

Poi ovviamente arriva una serata come questa, in cui si batte 4-2 la juve in rimonta partendo da un doppio svantagggio, in questo modo e in quest’epoca, guidati da Zlatan. A quel punto tutto trascende le riflessioni espresse, è sopra ed oltre. E’ solo goduria (bis).

Infatti la gioia che pervade i tifosi è giustificata dai numeri, visto che negli ultimi 9 anni (!!!) abbiamo battuto la juve solo una volta prima di martedì. Duole anche ammettere che questa gioia è un implicito riconoscimento della grandezza del ciclo dei gobbi, fatemi essere sportivo per un attimo dopo che al fischio finale di Guida mi sono espresso come uno scaricatore di porto livornese contro i seceranedved

Questo squarcio di passione irrefrenabile arriva alla vigilia di grandi cambiamenti in casa Milan: manca solo l’ufficialità ma sta per partire la rivoluzione di Ralf Rangnick, che porterà all’allontamento di Pioli (chapeau Mister, non ti davo due lire ma mi stai stupendo e regalando soddisfazioni), di Maldini e di molti giocatori tra cui ahimè Zlatan.

La speranza, rafforzata dalle recenti vittorie ma che rischia di essere illusoria dato il valore assai incerto di questo calcio estivo ai tempi della pandemia, è che ci sia una base da cui ripartire e che non sia il solito anno zero.

L’auspicio è che il nuovo condottiero tedesco trovi già un terreno dissodato in cui piantare i semi delle proprie idee e curarli per farli attecchire. Perché, vista la scelta fatta, irrituale rischiosa e ‘di rottura, si dovrà assecondare con decisione e senza dubbi le idee di Rangnick. Qualsiasi tentennamento da questo punto di vista porterebbe conseguenze devastanti in un ambiente che soffre da troppi anni ormai: la società non può più sbagliare, che a guidarla siano vecchie glorie rossonere, la squadra di professionisti internazionali di fiducia di Gazidis – Ralf o chiunque altro.

Ma intanto godiamoci la vittoria dell’altro ieri: sono sicuro che ce la ricorderemo a lungo. E iniziamo a riguadagnare pezzettino per pezzettino la passione che ci contraddistingue. Quando il Milan tornerà a fare il MILAN, avrà dietro di sè e al proprio fianco un popolo che è pronto a farsi sentire ‘dalle finestre aperte’ (cit. johnson) in tutta Italia, per riprendersi quello che il lungo crepuscolo berlusconiano, il delirio cinese e le insensatezze americane ci hanno tolto.

FORZA VECCHIO CUORE ROSSONERO

Raoul Duke

 

Milanista dalla nascita, primo ricordo Milan-Steaua del 1989 e prima volta nella fu Curva Sud in occasione di un derby di Coppa Italia vinto 5-0. Affezionatissimo al Milan di Ancelotti nonostante tutto e fiero delle proprie scorribande in Italia e in Europa al seguito della squadra fino al 2005, anno in cui tutto è cambiato. DAI NAVIGLI ALLA MARTESANA, DA LORETO A TICINESE, TRADIZIONE ROSSONERA, TRADIZIONE MILANESE!