Milan: cosa ci lascia questo Europeo

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L’onda lunga del trionfo azzurro all’Europeo continua a riempire le pagine calcistiche (e non solo!) di siti, giornali e televisioni. Come ad ogni grande manifestazione in cui l’Italia pallonara ottiene buoni risultati o addirittura vince, il paese si scopre improvvisamente e totalmente dedito al Dio Calcio. Persone insospettabili, che fino a un mese prima ti guardavano storto se raccontavi di aver guardato una partita, con i social pieni di foto della finale e i balconi tappezzati di tricolori. Gente che quando dicevi di essere appassionato di calcio ti squadravano come se fossi un fautore dello scarico abusivo di liquami tossici nel Mediterraneo, improvvisamente dedita all’analisi del falso nueve di Mancini o dell’importanza tattica di Trippier.

Tutto sommato parliamo di effetti collaterali prevedibili ed accettabili per un trionfo storico come quello andato in scena a Wembley tre giorni fa. Quindi parafrasando il Sommo, non ci curiamo di loro ma guardiamo e passiamo.

Ma cosa ha lasciato questo Europeo ai colori rossoneri? Al netto che ahimè, come considerazione preliminare, i giocatori milanisti coinvolti nella rassegna continentale erano realmente pochini. E forse già su questo occorrerebbe riflettere a bocce ferme.

DONNARUMMA

Non si può che partire da colui il quale è stato eletto come miglior giocatore del torneo e che si accaserà presto al Paris Saint Germain. Ovvie le fitte di dolore nel pensare che un talento del genere, scovato coltivato e fatto sbocciare in casa nostra, se ne vada in altri lidi al posto che costruire assieme a noi la rinascita del Milan e diventare assieme a noi una leggenda. Ma che ci possiamo fare se non voleva rimanere qui, per una ragione o per un’altra? Rimane ovviamente l’amaro in bocca perchè questo torneo continentale ha fatto assurgere Gigio all’Olimpo del calcio mondiale. Peccato, davvero peccato. Per me però rimarrà nella storia che l’Italia ha vinto un Europeo con un giocatore del Milan in porta e grande protagonista.

ERIKSEN/ CALHANOGLU

Lo sfortunatissimo malore di Eriksen (in bocca al lupo per una completa guarigione al danese!) ha aperto per Calhanoglu le porte dell’altra sponda del Naviglio. Ragionevolmente Hakan, visto l’Europeo disastroso, avrebbe firmato alle condizioni del Milan pur di rimanere in città (e in Italia in generale). Invece le condizioni createsi dopo Danimarca – Finlandia hanno consentito all’esoso turco e al suo agente di spuntare un contrattone in nerazzurro. A voi il giudizio sulla vicenda, il mio è che aspetto di vedere chi prenderà la società al suo posto. Per il resto il calciatore si è dimostrato davvero poca cosa a livello professionale e anche umano, se conta ancora qualcosa.

KJAER

Al netto della sfortunata autorete in semifinale, torneo clamoroso di Kjaer, che ha guidato la Danimarca ad un passo dall’atto finale di Wembley. Si è preso la prima pagina sostanzialmente salvando la vita a Eriksen e prendendosi ancora una volta il ruolo di leader della Nazionale biancorossa (assieme al ct Hjulmand chiaramente) nel momento più critico. Rimane nell’aria l’idea che debba essere lui il capitano del Milan, anche se Pioli alla prima conferenza stampa stagionale ha confermato Romagnoli. Ma nell’ipotesi molto fondata che il nativo di Anzio non sia un titolare fisso del Milan 2021/2022 o che addirittura venga ceduto a causa della difficile trattativa sul suo rinnovo contrattuale, sarebbe bello che la fascia fosse al braccio del danese

PESSINA, CRISTANTE, LOCATELLI (e ACERBI)

Tre prodotti del vivaio rossonero protagonisti, con sfumature e livelli di importanza variabili, del trionfo italiano. Tre calciatori che non saranno tre fenomeni (ma chi lo è o lo è stato nella rosa rossonera degli ultimi due lustri?) ma che hanno dimostrato di essere più che validi ad alti livelli e che avevamo in casa a “costo zero”. Le loro storie, a cui potremmo in qualche maniera accostare con qualche differenza anche quella di Acerbi, generano qualche rammarico e fanno riflettere sulla scarsa lungimiranza delle dirigenze avvicendatesi a Casa Milan. Le obiezioni che ho letto in giro sono: ” Eh ma questi tre non fanno la differenza ad altissimo livello”. Le mie repliche sono che ad altissimo livello non ci siamo da una vita e che in rosa ci sono Krunic e Leao allora non vedo perchè non potrebbero esserci questi tre (tutti o almeno un paio). Spero che in qualche modo la triplice lezione sia servita: la vicenda Olzer, per cui è stata inserita la ‘recompra’ mi fa dire di sì. Quella delle trattative per (s)vendere Pobega e Hauge un po’ meno.

E voi quali considerazioni, in ottica Milan, traete da questo Europeo appena concluso?

FORZA VECCHIO CUORE ROSSONERO

Raoul Duke

P.S: ricordiamo a chi non lo avesse ancora fatto che sono aperte le votazioni per la prima eliminatoria del Ricardo Oliveira!

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Prima eliminatoria
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Milanista dalla nascita, primo ricordo Milan-Steaua del 1989 e prima volta nella fu Curva Sud in occasione di un derby di Coppa Italia vinto 5-0. Affezionatissimo al Milan di Ancelotti nonostante tutto e fiero delle proprie scorribande in Italia e in Europa al seguito della squadra fino al 2005, anno in cui tutto è cambiato. DAI NAVIGLI ALLA MARTESANA, DA LORETO A TICINESE, TRADIZIONE ROSSONERA, TRADIZIONE MILANESE!