Un giorno a Casa Milan

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È mattina presto in Via Aldo Rossi, il sole sorge già stanco tra le nubi grigie di Milano, delle signore poco vestite e dalla dubbia moralità si allontanano dalla rotonda Kiplin masticando gomme americane e contando i soldi nelle borsette di pelle nerazzurra. Una luce è rimasta accesa tutta la notte nella sede del Milan, è l’ufficio dei comandi, è il centro nevralgico della società. L’ufficio è quello del plenipotenziario rossonero, colui che trasforma in oro tutto quello che tocca, l’instancabile Aivan Gazidis non ha chiuso occhio per l’ennesima notte e ormai sta tenendo in riunione tutto il suo staff ormai da diverse ore.

“How si dice in italiano revenue?” chiede ad uno stanco e sfatto Paolo Scaroni che inizia a dare dei seri segnali di cedimento psicologico muovendo a ripetizione un fazzoletto rossonero tra le dita. “Stadio” borbotta con gli occhi ridotti ad una fessura simile alla gettoniera delle vecchie cabine del telefono, “Ah no, scusi Divino Aivan si dice, fatturato. Sono un pò stanco, mi perdoni”. L’Amministratore Delegato rossonero tronfio compila l’ultima parte della slide numero 300 della presentazione per lo staff sui piani di crescita dei prossimi anni. “Very good, fatturato. Dobbiamo crescere il fatturato, guys. I know come si fa, I’m the best ma voi dovete dire me. Come si fa?” chiede rivolgendosi ai ventidue dirigenti presenti al tavolo sprofondati nelle loro poltrone rossonere di pelle di alce canadese e con gli occhi pieni di tensione per la domanda a bruciapelo. Molti di loro hanno le borse sotto gli occhi. Sono tutti affaticati per il troppo lavoro e per le richieste sempre più pressanti del capo. “Dobbiamo portare degli sponsor!” risponde ad alta voce il Chief of Salutam a Sorret & Go to die kill. “Sponsor? What does it mean?” risponde il sudafricano con gli occhi lucidi per la stanchezza. Dal fondo del tavolo uno spazientito Zvonimir Boban sussurra all’orecchio del vicino “Ma questo non capisce un cazzo, adesso lo prendo a calci”. Il vicino, che era intento a vedere una puntata del Trenino Thomas sul cellulare scoppia in una risata forte e sguaiata. “Cazzo ridi?” gli risponde Zorro e gli rifila uno sberlone tra capo e collo così forte che cade dalla sedia in un tonfo sordo. Da terra parte una bestemmia e un sonoro “Croato di m….”.
“Ehi man, che succede there? You know che noi siamo contro il racism. Non dire quelle cose, man. Ok?” dice l’Illuminato. Un parte del tavolo si alza in piedi ad applaudire in una standing ovation, si alzano anche dei “Bravo, Bravo” di gaudio ed entusiasmo, nel mentre il Coffee Manager sta preparando il trecentodiciottesimo caffè per tutta la tavolata. Il Chief of Winter Games & Playstation rimane seduto, completamente disinteressato e continua a fissare, con gli occhi fuori dalle orbite, il suo tablet giocando la Champions League a FIFA20 con il Lipsia e alzando leggermente il gluteo lascia andare lo stress della nottata in una silenziosa scoreggia. La faccia di Massara è disgustata, prende in mano il cellulare e manda un whatsapp ad un numero sconosciuto “Quanti etti di pancetta devo comprare per stasera?” digita trattenendo a stento un conato di vomito e la rabbia per l’ennesimo affronto.

“Scusi Aivan, però per vincere e seguire la tradizione trionfale della mia stirpe, Le ricordo che solo io posseggo le lettere nel mio cognome all’interno del nome della società, dobbiamo anche comprare dei calciatori forti da inserire in questa squadra. Se non vinciamo non si alza il fatturato. Pensavo a Thiago Silva, a Sergio Ramos o a Messi” dice con voce pacata Paolo Maldini. “Forget it!” perde la calma il guru del Fair Play Finanziario “Young players, questa è regola. I know my job. Ehi Geoffrey dici tu a lui come costruire squadra. Solo così noi alzare fatt…come si dice…revenue. Qui tutto shit. Qui serie D”. Moncada, il Chief of Sperem de Truvan Vun Bun, abbronzatissimo dopo il suo viaggio di lavoro tra Antigua e Turks&Caicos alla ricerca di giovani talenti, si alza per relazionare tutto lo staff dirigenziale “Oui, merci. Icì la mia relasioné. Ho trovato molti buoni giocatori che possono fare per noi. Il primo è attaccante, Simon Segnamai ha 13 anni e gioca nel FC Freetown. Molta prospettiva e costa poco, sorella molto bona fa modella alla sera allo Yacht Club. Altro è centrocampista, Antoine Sam PeQuader ha 18 anni e lui è libero, nessuno mai visto lui. Fortissimo con la testa, perfetto per noi. Mio algoritmo dice che in 12 anni diventa più forte du monde. Poi ci sono anche…” improvvisamente la relazione viene interrotta da un urlo primitivo che arriva dal fondo del tavolo “Stadioooooooo”. La voce è quella del presidente rossonero, paonazzo in volto. Come è nato, il grido si ferma immediatamente e il presidente di siede di nuovo, come se nulla fosse e riprende a giocare con le dita con il fazzoletto rossonero. Nello sconcerto totale, la linea rossa del telefono dell’ufficio di Aivan inizia a squillare. Il volto di tutti cambia espressione, c’è tensione, preoccupazione e un filo di paura. “E’ lui, è lui” grida terrorizzato il Discount & Bricolage Fai da te Manager e continua “scappiamo, scappiamo” alzando le mani al cielo e iniziando a correre verso la porta. Il Security Manager Marion Cobretti, lo colpisce con un colpo in faccia e pronuncia la frase che terrorizza tutti “Qui la legge finisce e comincio io”. Cala il silenzio nella stanza.

“Ok man, no violenza. Elliott is calling, tutti seduti…” Aivan vuole che tutta la stanza sia pronta per la chiamata del capo da Londra. “Cazzo frega me, fanculo agli americani. Io non ho paura” Zorro avvisa i suoi vicini con sprezzante tracotanza. “Noi da Zorro, dobbiamo comportarci bene. So che sei un pò infastidito ma loro sono i capi, ti ricordi quante belle parole ci hanno detto?” gli suggerisce Maldini “Io non sono infastidito, mi girano i coglioni. Io meno tutti” taglia corto Zorro. Nel frattempo la video conference comincia, Gazidis si inginocchia davanti al monitor 90 pollici che si accende e mostra un volto pallido coperto da un cappuccio nero che ne mostra solo una parte, “Alzati amico io” dice l’uomo nello schermo. “Lo stadio sarà completato nei tempi previsti” sussurra con un filo di voce e a testa china Gazidis. “Hai lavorato bene Aivan, e ora sento che desideri continuare la ricerca del giovane Skywalker” dice con voce roca ma ferma, il volto aldilà dello schermo, e prosegue “Pazienza amico mio, vedrai che presto sarà lui a cercarti.” Dalla sala si alza un “oooh” di stupore da parte del management. Aivan suda ma in volto si legge la sua soddisfazione e le sue spalle sono meno rigide.

Sbaaamm. La porta dell’ufficio cade colpita dall’esterno. Il Security Manager si volta con sguardo minaccioso per fermare ogni assalto. “Cazzo guardi?” è la frase che arriva poco prima di una testata diretta al povero malcapitato. Ibra irrompe nella sala incazzato come una iena. Dietro di lui nei corridoi si sentono rieccheggiare frasi disconnesse tipo “Ibraaaaa, ero solo nel bosco come Pollicino…”, “…Z punto Ibraaaa…” “Anteee…”. Il collegamento video si interrompe improvvisamente. Con un colpo di taekwondo Ibra spacca il tavolo in due e guarda fisso Aivan. “Soldi non sono arrivati questo mese. Io spacco tua faccia. Io sono Ibra, tu non fottere me” minaccia con le braccia spalancate avvicinandosi all’amministratore delegato. “Vai Ibra, vengo anche io a spaccare tutto”, Zorro perde la pazienza e corre dietro allo svedese. Dalla strada un clacson suona e dentro ad un furgone nero con banda rossa, spunta la testa di Rebic con giubbotto di pelle e un sigaro in bocca, rivolgendosi a Kessie e Calhanoglu dice “Adoro i piani ben riusciti. Adesso con Ibra, arrivano soldi anche a noi”. Smarrito e terrorizzato Aivan guarda tutti i suoi sottoposti e proprio mentre sta per rispondere parte un altro urlo cavernicolo “Stadiooooo”, è sempre il presidente che si alza in piedi sulla sedia sempre più paonazzo. Un altro potentissimo calcio rotante di Ibra lo rimette a sedere e lo fa tacere. Aivan prende coraggio: “Man, keep calm. Ho una domanda. Who are you? Chi essere tu?”.
Boban si gira verso Maldini “Questo è proprio scemo però…”. Ibra ha gli occhi iniettati di sangue e proprio mentre si sta preparando con il Colpo del Drago Nascente, irrompe nella stanza un ometto piccolino e cicciottello. “Dai Ibra, lascia stare, questi sono dilettanti. Chiamo Zizzo e ti porto via”. Entrambi escono con fare spavaldo proprio mentre il Weather Forecast Manager annuncia ruttando “Stasera alle 18 è in arrivo una tempesta con rischio di grandine e neve a bassa quota”. Vista la lunghezza della frase, pronunciata tutta con un rutto, molti colleghi in stanza rimangono sbalorditi e a bocca aperta. “Ma è bravissimo” dice il manager con il tablet in mano ma subito ritorna a giocare a FIFA20, ma nel frattempo prova ad emularlo con un’altra scoreggia. Massara perde la calma definitivamente “Basta cazzo! Un pò di rispetto, io me ne torno in Abruzzo dal Maestro!” Sbotta con cattiveria e tristezza negli occhi, gonfi di lacrime. Intanto il suo cellulare squilla e arriva un messaggio whatsapp “Se te ricordi porta pure du alicette che se le famo con le bruschette”.

Dopo il trambusto la situazione si ristabilisce di nuovo. I vari manager iniziano a defluire dalla stanza per andare alle loro postazioni lavorative. Aivan guarda con occhi a cuore Geoffrey e gli dà appuntamento alle 12 per un meeting importante sui giovani citati in precedenza. Saluta con affettuosità tutti i suoi dipendenti e si affaccia alla finestra dove un manipolo di tifosi sta suonando e cantando davanti alla rotonda: “Resta con me Aivan la sera, resta con me e avremo la pace…”.

Maldini e Boban, sconsolati si mettono di fronte alla scrivania delll’AD per capire come svoltare la giornata. Aspettano che il sudafricano si sieda e Boban prende la parola “Aivan, qui la gente è stufa vuole che la squadra cominci a vincere. Diglielo tu Paolo”. “Eh si, dobbiamo prendere giocatori forti da affiancare ai giovani, Gente come Ibra”. Aivan solleva bruscamente la mano destra per interrompere Maldini e prende la parola. “Ok guys, questo io capisco. Quello che non understand è chi questo è Ibra. E’ dirigente?”

Forse continua. Forse no.

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale

FORZA MILAN

Johnson

"...In questo momento l'arbitro dà il segnale di chiusura dell'incontro, vi lasciamo immaginare fra la gioia dei giocatori della formazione rossonera che si stanno abbracciando..." la voce di Enrico Ameri chiude la radiocronaca dal San Paolo di Napoli. Napoli-Milan 2-3, 1 maggio 1988. Per me, il lungo viaggio è cominciato da lì, sempre e solo con il Milan nel cuore.