In mezzo alla battaglia

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Le reazioni di alcuni amici mi fanno sorridere. “Uff, queste polemiche sui rigori non mi piacciono”. “Che casino questa cosa di Ibra e Lukaku”.Ogni domenica perdo 2 chili”.
Mi sembrano un po’ come Ughino Conti in Mediterraneo, che all’Abatantuono che si lamentava del fatto di non essere in mezzo al conflitto bellico diceva cautamente “Ma proprio in mezzo?”. E certo! Dove vuoi stare, di lato alla battaglia??
Il Milan è tornato ai piani alti e a maggior ragione perché considerato uno scherzo della natura fino a due settimane fa (ma ancora oggi, come ha sottolineato l’amico Duke) adesso finisce al centro di putiferi e manfrine; è tutto un gioco delle parti, che va giocato con lo scopo non di difendere una posizione, lì conta solo il campo, o uno stile, che si definisce al di fuori degli episodi. Ma di avvantaggiarsi.

La juventus ci ha vinto dei campionati sulle polemiche. NON sugli episodi, badate bene, ma sulle polemiche generate da alcuni episodi.
La signora è notoriamente al di sopra delle polemiche, “io so io e voi non siete un cazzo”, è la sua storia e il suo stile nel bene e nel male. Ha una forte identità che ha attraversato le epoche calcistiche e non si può dire molto a riguardo: sono sempre fortissimi nel marasma, da cui escono levitando da terra spesso con un trofeo in mano (in Italia). Di Pirlo si può dire di tutto, ma non che non sia coerentissimo con quella mentalità e quell’ambiente; a differenza ad esempio di Sarri, 10 volte meglio come allenatore ma fuori contesto. Superati alcuni risultati negativi si sta consolidando in maniera sorniona ma decisa, specie a livello mediatico.
Ecco noi al momento facciamo forse un po’ più fatica ad avere una forte identità mediatica. Siamo ancora in divenire, in parte fermi alle guasconerie e alla modestia, o a discorsi costitutivi. Serve forse fare un passo in avanti, essere più determinati nella guerra mentale che è appena iniziata. Non si può pensare che la squadra non viva certe cose, specie perché composta tutta da ragazzi e di un certo tipo. Che non hanno esperienza di vertice, ad esempio. Ma anche di quelli che la rissa o il contrasto duro non lo sanno gestire, ci perdono la testa, che si risentono se qualcuno li offende. Ragazzi perbene, positivi, che hanno quindi bisogno di una gestione che (e ci arriviamo) secondo me Ibra fatica ad offrire proprio perché unico.

La mazzata perlopiù psicologica della debacle contro l’Atalanta nasce dal sorprendente (perché fino ad allora confinato alle minchiate social) attacco coordinato sui ‘rigori’, portato persino in campo da Duvan Zapata. Fino a quel momento tutti elogi: oh che bravo il Milan oh che bello il Milan come gioca. Poi, improvvisamente, ecco che sono “i rigori (dunque implicitamente una cosa brutta) a fare la differenza”. Questi qua sono venuti a Milano a sconfiggere i ricchi epuloni, i viziosi che si sono avvantaggiati con numerosi favori; si sono presentati così con questa mentalità e hanno stravinto.
Ora noi siamo del Milan e di campionati ne abbiamo vinti e giocati fino all’ultimo un pochino più che i bergamaschi, e sappiamo che i campionati si vincono con costanza di rendimento; se per fare il fenomeno in una partita ne pareggi due prima e ne perdi una poi boh, va bene, ma non menartela troppo. Quindi nessun dramma ma deve essere un momento di crescita: qualcosa è successo e non lo abbiamo affrontato a dovere. La determinazione di Pioli nello spiegare come ha approcciato il post-partita mi è piaciuta molto.
Ci siamo forse sentiti ‘sporchi’, in difetto; o in dovere di dimostrare chissà che cosa, andando in 1vs1 come volevano loro, giocando lungo su un Ibra braccato a tutto campo come volevano loro, senza rinunciare alla nostra identità, come volevano loro. Abbiamo soprattutto giocato pulito e cercando di venirne fuori senza malizie, come volevano loro. E abbiamo sbagliato. Siamo caduti nella trappola.
E’ ora che questa squadra trovi il suo modo di resistere all’invidia altrui, che c’è e ci sarà. Per ‘dimostrare’ qualcosa bisogna arrivare davanti a questi cosi a maggio, possibilmente dietro a nessun altro. Se cadiamo contro l’invidia, a maggior ragione faremo fatica contro i trappoloni che Conte e l’entourage gobbo ci tenderanno; e sinceramente a livello sia mediatico che tattico Gasperini a questi può lustrare i piedi.

La Procura Federale, come sempre tirata per la giacca (e si lascia tirare volentieri) sta ‘indagando’ sul battibecco Ibra-Lukaku, nato per un conflitto fra due grossi animali sullo stesso territorio. A livello sportivo non so cosa c’è da dire, il buon Romelu era un po’ nervosetto e Ibra ha istintivamente difeso i compagni e cercato di farlo saltare. Poi è saltato lui, perché va beh essere maturato ma non puoi cambiare ciò che sei. A meno che il tutto non faccia parte di un machiavellico piano di Zlatan per speziare il derby di ritorno, cosa che a caldo pensavo ma a freddo (e dopo averlo visto un po’ così a Bologna) non penso più. Una minchiata che Ibra doveva fare, lo ha detto più volte dal suo ritorno…e insomma, lui è così.
Non si può elidere questo momento, bisogna lavorarci sopra; ci siamo comportati male nel post partita, fra mani non strette e nervosismo. Ci stava perché siamo stati eliminati, ma non mi pare nello stile della squadra, che ha bisogno di acquisire una mentalità più cattiva ma senza nervosismo e senza diventare stronzi; quello ahimè fa più gioco ai nostri diretti avversari. A livello mentale mi spiace, Zlatan, ma non tutti hanno quella mentalità che hai tu. Se quella rissa era un tentativo di far uscire qualcosa dal gruppo credo sia fallito; mentre il trash talking su Lukaku rischia di essere un’arma a doppio taglio visto che pare evidentemente più ‘leader’ dei tempi dello United e rischiamo, al posto che metterlo in confusione, di farne un capopopolo per una tribù che fa fatica a riconoscersi nei vari Conte, Marotta, Zang, cosa che finora ha rivestito secondo me un aspetto fondamentale nel non farli decollare. Evitiamo.
La Procura Federale comunque non si renda ridicola, nell’episodio l’unica cosa veramente fuori posto è stato l’operato menefreghista dell’arbitro, che ha consentito al litigio di protrarsi per minuti e minuti in un escalation delirante specie da parte del belga, per poi risolvere tutto cacciando per doppia ammonizione il primo dei due a fare una pirlata nella ripresa.

Il simbolo di questo Milan: forte, giovane, appassionato…ma incline a cadere in piccole e grandi trappole

Sul livello di tensione dei match cosa volete che vi dica. Nemmeno io sono più abituato, tanto che in periodi estremamente duri e stressanti sul lavoro ne ho saltati alcuni; e se no poi non dormo fino alle 2 di notte che devo fare. E’ tornata l’ansia prepartita, e un livello di concentrazione preoccupante. Non ho più 20 anni e devo dire di non aver vissuto allo stesso modo i vari passaggi che ci hanno portato fin qui; “ai rigori della Supercoppa contro la juve mi sono commosso”, “il derby è sempre il derby anche per il sesto posto” tanto per citare due amici. Per me non è stato così. Per me il 2020 è stato un ritorno all’azione dopo anni di tiepida riserva, il 2021 mi vede in prima linea teso tutti i giorni. Trovarsi dentro la battaglia è quasi straniante a volte, si fanno cose (da tifosi) folli; abbiate pietà (questa la rivolgo soprattutto agli sfortunati compagni di chat che mi devono sopportare durante le partite). Ma è così e sarà sempre peggio.
Anche in campo inizia a sentirsi una certa tensione elettrica, come una voglia di chiuderla ad ogni azione. Va dosata. A Bologna poteva costare cara. Bisogna imparare a gestire, questa squadra ogni tanto mi pare faccia la cosa peggiore di tutte cioè di stare col piede in due scarpe, quando è in vantaggio: baricentro medio e transizione fulminea ma portata con pochi uomini. Allora questa è più una cosa de panza che altro anche perché io in questioni tattiche non mi ci addentro mai, però se vuoi difendere e palleggiare, devi stare più basso e compatto sul campo e provare di tutto per abbassare il ritmo; se vuoi trovare l’altro gol devi attaccare in maniera ordinata e corale. Non è possibile che Mandzu (es.) entri calmo e preciso, a stoppare la palla, restare coperto e farsi fare fallo; e Theo invece provi e riprovi il break fatale da 70 metri “Hero Mode”. Son due cose incoerenti, e l’incoerenza non paga mai. Sto miezz e miezz lentamente può diventare un problema.

Ad ogni modo a febbraio degli ultimi anni (salvo nel 2019, ma si era in piena faida fra gli Alfieri del Belgiuoco e i RinoBoys e quindi non ce la siamo goduta) stavamo qua a ciarlare di quanto facesse schifo Tizio o Caio, degli acquisti per l’anno seguente, nuovo allenatore. Perché ormai distanti da obiettivi consoni non tanto alla nostra storia, ma alla nostra Passione. Questo se le cose andavano bene, se no psicodramma e schizofrenia tipo “io tifo kontro a queste m***e” salvo poi rosicare durissimo fino al travaso di bile in caso di sconfitta. Adesso siamo in mezzo alla battaglia.
Grazie a tutti coloro che ci hanno riportati lì, e AVANTI TUTTA.

Larry

22/11/1997, primo blu. Un ragazzino guarda per la prima volta l’erba verde di San Siro da vicino.Il padre gli passa un grosso rettangolo di plastica rosso. “Tienilo in alto, e copri bene la testa. Che fra un po’ piove”. Lapilli dal piano di sopra, quello dei Leoni. Fumo denso, striscioni grandi come case e l’urlo rabbioso: MILAN MILAN…Quel ragazzino scelse: rossonero per sempre. Vorrei che non fosse cambiato nulla, invece è cambiato quasi tutto. Non posso pretendere che non mi faccia male. O che non ci siano colpevoli. Ma la mia passione, e quella di tanti altri, deve provare a restare sempre viva.