Forza forza forza

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Il calcio è molto cambiato rispetto agli anni Ottanta, o Novanta, in cui penso la maggior parte di noi è cresciuta formando le proprie opinioni sullo sport.
Ma è davvero cambiato a tal punto che dopo un’eliminazione dalla coppa, in un momento non di massima forma e di emergenza di uomini disponibili in attacco, si va in trasferta a giocare imbottiti di riserve?
Il calcio è cambiato, ma al punto da affrontare una squadra che notoriamente gioca solo in contropiede, e la cui altezza e peso medio controbilancia la cifra tecnica non eccelsa, in modalità “assalto mortale finale” dal primo minuto del primo tempo, con 8 giocatori nella trequarti avversaria?
Il calcio è cambiato, ma al punto che se la squadra, comunque prima in classifica, ha un ridotto ventaglio di possibilità offensive, non si lavora minimamente sugli altri aspetti del gioco (difesa e possesso) cercando, se proprio non vogliamo scadere nella retorica del ‘primo non prenderle’, quantomeno di non darsele da soli e di non andarsele a cercare?

Io capisco tutti gli utenti del Night che sono stati colti nel vivo in questi giorni da giudizi tranchant di altri utenti o ad esempio dalle pagelle di Max, ma guardate amici che la quanto visto a Udine è sconcertante.
Perché appunto trasforma le domande retoriche che ponevo sopra in domande reali.
Perché lo scudetto debba essere un sogno non saprei visto che è un anno e mezzo che viaggiamo a medie molto. Ma ad ogni modo, son dubbi validi anche in ottica quarto posto.
Il punto è che no, il calcio non è così cambiato. Come sempre una squadra in difficoltà deve poggiarsi sulle certezze, sulle cose semplici, su ciò che ha in più rispetto alla rivale della domenica. Cosa avevamo più dell’Udinese? Certo non il fisico, né la corsa. E allora cosa cazzo siamo andati a giocarcela alla morte per 45 minuti, facendoci gol da soli?
Milan-Sassuolo 1-3, con sverniciata, e Pioli ripropone lo stesso assetto, lo stesso centrocampo (poi ugualmente disfatto all’intervallo), lo stesso atteggiamento, lo stesso binario di destra tragico. Tonali, il miglior centrocampista, in panchina. Perché?
E come si può pensare di mettere nella stessa zona di campo lo spento Saelemaekers (72 chili), Florenzi e Bennacer (1.73 di altezza) spalmati su 40 metri di campo contro Udogie, Makengo e Beto? Ma cara grazia che ci han fatto solo 1 gol nel primo tempo di Udine. Questo la dice lunga sulla qualità dell’avversario e il suo momento di forma; una squadra più sicura e in fiducia ci avrebbe PIALLATO e giustamente, tale e tanto era il vantaggio tattico e fisico non solo in quella zona di campo.
Udine è una follia del mister, probabilmente in confusione anche causa dell’influenza, ma arriva al culmine di una serie di match preparati senza la giusta profondità, e in cui Pioli ha pasticciato in primis con un turnover troppo scontato, chiamato e privo di accorgimenti, e secondo (e peggiore) con scelte di formazione che quasi incredibilmente hanno accentuato e sottolineato le difficoltà della squadra piuttosto che mascherarle.
Ovviamente, a bilanciare il giudizio negativo, l’ottima posizione in classifica e il numero di indisponibili. Oltre alla sensazione che ho da tempo, e ne ho già scritto, che Pioli sia uno dei pochi che vuole davvero vincere e che intuisce che il percorso sarà lungo, difficile, mai lineare. Purtroppo di esperienze di vittoria non ne ha alcuna, e il punto di rottura fra fantasie e dura realtà è già stato raggiunto (l’anno scorso fu l’altrettanto sconcertante sconfitta di La Spezia).
Forza, forza, forza.

Lui è un Campione

Per pareggiare a Udine non abbiamo certo sfoderato né le palle, né l’ardore, né la cattiveria, né il gioco; abbiamo fondamentalmente fatto la partita che dovevamo fare dall’inizio: più accorta, più furba (vedi Messias), meno sbilanciata. Abbiamo scoperto l’Udinese, che con un mister meno inesperto in panca mai ci avrebbe concesso quelle tre/quattro discese a campo semiaperto da cui abbiamo creato qualcosa, e trovato con la pazienza della rassegnazione un pertugio. E’ stato un brodino, comunque sempre ben accetto.
Adesso la squadra è chiamata, come nello scorso marzo, a dare risposte di orgoglio e qualità contro Napoli ed Empoli, al pari appunto dei successi contro Roma, Verona e Fiorentina della primavera 2021 avvenuti in un momento di forma fisica e di confusione tattica analoga e che nessuno avrebbe previsto.
Il campionato è ancora molto lungo per fortuna, ma proprio Klopp recentemente incrociato, lo ha detto: i tornei non si vincono a dicembre, ma si possono perdere.
Noi siamo ovviamente ancora là, e ci resteremmo fondamentalmente anche in caso di catastrofe. Tuttavia contro Sassuolo e Udinese in particolare abbiamo dimostrato che non siamo pronti e purtroppo non siamo cresciuti rispetto all’anno scorso; ci può stare fare 1 punto contro tutte e due, può capitare, non è il risultato finale il problema. Il problema è il come. Entrambe le gare sono un imbarazzante display delle minchiate che ahimè le squadre che poi vincono i tornei (pur perdendo punti) non commettono.
Da qui un certo sconforto.
E fra l’altro non voglio immaginare cosa potrebbe accadere se dovessimo perdere contatto con la vetta, ma questo discorso speriamo di non doverlo approfondire.
Mi tocca ripetere, come già appunto questa primavera, che senza capacità di equilibrarsi sia nel match che tatticamente, senza cattiveria agonistica (perché manchiamo soprattutto di quello), senza l’intelligenza propria delle grandi squadre di gestire ed imporre il proprio match più che rincorrere vanamente e assaltare infinitamente la diligenza, anche quest’anno non solo non vinceremo un cazzo ma, come sempre ormai, non ci giocheremo nemmeno un cazzo. Rifletta non solo il mister, ma anche i vari Theo&co che ad oggi sono dei one trick pony inseriti in un contesto che spesso li esalta; per essere Campioni davvero occorre vincere.
Per vincere, bisogna fare meglio di così.
Punto.

BUON COMPLEANNO AL NOSTRO MILAN!
FORZA DIAVOLO

Larry

22/11/1997, primo blu. Un ragazzino guarda per la prima volta l’erba verde di San Siro da vicino.Il padre gli passa un grosso rettangolo di plastica rosso. “Tienilo in alto, e copri bene la testa. Che fra un po’ piove”. Lapilli dal piano di sopra, quello dei Leoni. Fumo denso, striscioni grandi come case e l’urlo rabbioso: MILAN MILAN…Quel ragazzino scelse: rossonero per sempre. Vorrei che non fosse cambiato nulla, invece è cambiato quasi tutto. Non posso pretendere che non mi faccia male. O che non ci siano colpevoli. Ma la mia passione, e quella di tanti altri, deve provare a restare sempre viva.