E venne il giorno

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“7 stagioni con questa gloriosa maglia….4 anni con la fascia di Capitano al braccio.
Poi…Mi hanno tolto la fascia e non ho fiatato…non ho potuto fare 1 solo minuto in campo e non ho fiatato…non ho avuto la possibilità di salutarvi nel mio stadio e non ho fiatato. Tutto questo fiato risparmiato lo uso per urlare GRAZIE TIFOSI ROSSONERi, grazie da un Capitano e un uomo ferito, ma che continuerà ad andare a testa alta, consapevole di aver fatto sempre ed in ogni ambito il proprio dovere da professionista. Le ferite si cicatrizzano, l’amore per la maglia rimane per sempre…FORZA MILAN”.

Con questo messaggio finisce l’avventura di Montolivo in rossonero durata esattamente sette stagioni. Premesso che Bonucci, capitano di passaggio – esattamente come i cinesi che l’hanno portato a Milano – non andrebbe nemmeno considerato come tale, Montolivo é, a sentire molti tifosi, uno tra i più sgraditi capitani della nostra storia. Un personaggio che il fiato non lo ha usato in pubblico, ma che, come fatto trapelare da piú siti e giornali, sia stato, assieme ad altri, uno di quelli che avrebbe avuto un peso non indifferente nelle scelte che la società ha adottato per le panchine: da Allegri a Seedorf, tanto per citarne due. Fatti più volte fatti trapelare, ma di cui non esistono prove concrete, ci mancherebbe, ma nemmeno mai fortemente smentiti come sarebbe stato logico aspettarsi. Lo stesso Gattuso ha sempre giustificato le esclusioni di Montolivo come scelte di natura tecnica, ma alla luce di una intera stagione trascorsa completamente ai margini della rosa, viene quantomeno il dubbio che le ragioni di questo ostracismo fossero altre. Tra l’altro, l’estate scorsa quando, stando a quanto riportato da piú testate, gli sarebbe stato proposto di individuare soluzioni alternative nell’interesse di tutte le parti – si erano fatti i nomi di Parma o Bologna come squadre interessate al mediano – la risposta sarebbe stata negativa, voce di corridoio avvallata dall’altrimenti inspiegabile esclusione anche alla tournée americana. Ma, per come la vediamo noi, giá una volta persa la fascia, probabilmente Montolivo avrebbe fatto meglio a chiedere la cessione e rimettersi in gioco, provando a smentire sul campo i tifosi che lo criticavano.

Va anche detto che, al Milan, il mediano di Caravaggio stava benissimo: stando ai dati raccolti sul sito calcioefinanza.it, in sette anni sarebbe costato alle casse rossonere una cifra intorno ai 38,2 milioni lordi, frutto dei 21,5 milioni percepiti: sono 240 mila euro a presenza. Un quadriennale da 3,5 milioni, quindi un rinnovo triennale a 2,5 come ultimo regalo del Condor, che é stato annunciato durante una mattina di un giorno infrasettimanale, probabilmente per evitare eccessive rivolte su internet da parte dei tifosi che nelle passate stagioni piú e piú volte lo hanno fischiato in campo e preso di mira sui social netowrk. Ed é forse cosí che andrebbe letta la scelta di Gattuso di non concedere a Montolivo un giro d’onore per salutare San Siro, stadio che non risparmió fischi nemmeno a un certo Paolo Maldini.

Vediamo la carriera: tra infortuni vari e scelte tecniche, in 7 stagioni Montolivo ha giocato 158 partite (di cui 129 in Serie A), con 10 goal e 15 assist all’attivo. La stagione 2016/17 lo vede alzare con la fascia al braccio la Supercoppa Italiana nonostante non avesse disputato la partita in quanto infortunato, onore ad esempio mai riservato a precedenti giocatori. Numeri che sembrano fare a pugni con le parole spese sulla carta stampata e sul web dagli addetti ai lavori, dove Riccardo nostro é stato spesso dipinto come il nuovo Pirlo, il grande metronomo, regista moderno, ecc… Tant’é che le qualitá tecniche hanno poi fatto posto ad altre statistiche, come quella dei dei palloni recuperati, dato mai menzionato prima, ma nemmeno dopo – qualcuno ha idea di chi sia il top interdittore quest’anno?

Addio, dunque, a Montolivo. Qualcuno in questi giorni ha scritto che starebbe valutando il ritiro dal calcio giocato. Ma noi pensiamo che, al contrario, il buon Riccardo farebbe meglio, vista l’età non ancora da pensione, ad accettare una sfida suggestiva e ambiziosa.  Sarà fantamercato, ma la prima che ci viene in mente – peraltro vociferata durante questa stagione – è quella che lo vedrebbe di nuovo insieme al suo vero mentore, Adriano Galliani, in quel di Monza. Se Montolivo è un leader, così come ce lo hanno dipinto per anni, siamo certi che non avrebbe alcun problema a sposare la causa brianzola, prendendo la squadra di Brocchi per mano, portandola, in due anni, nella massima serie. Suggestioni, certo. Fantasie di inizio estate. Ma fossimo in lui non vedremmo l’ora di zittire i tanti che l’hanno contestato e bollato come bollito. Al contrario, invece, qualche riflessione occorrerebbe farla. Come quella che, a pensar male, si fa peccato, ma ogni tanto (o forse spesso) ci si indovina…

Andrea

 

Virdis e van Basten espugnare il San Paolo rappresentano il mio primo nitido ricordo rossonero. Milanista sacchiano ed esteta del calcio, rimpiango la Serie A a 18 squadre, le maglie dall'1 all'11, e quel numero 6 col braccio alzato che chiamava il fuorigioco.