Milan-Genoa presentazione

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Quella di Parma è stata una vittoria sofferta e figlia del sacrificio, divenuta tale dopo una discutibilissima decisione arbitrale (eufemismo) che ha costretto i ragazzi a giocare per buona parte della seconda frazione di match in inferiorità numerica. Tralasciando il danno (perché di danno si tratta) che il Milan ha subito a causa della decisione di Maresca, se volessimo provocare l’espulsione di Ibrahimovic ha anche un minimo risvolto positivo: il fatto cioè che la squadra ha dovuto fare quadrato, ritornare a essere un gruppo capace di sacrificarsi l’uno per l’altro, giocare e vincere sapendo soffrire. Può essere un minuscolo punto di partenza utile per lo sprint finale, un ritrovarsi più uniti dopo un periodo complesso e colmo di contrattempi e difficoltà.

Gettare il cuore oltre l’ostacolo è ciò che è richiesto ai ragazzi da qui fino a maggio. Il fiato delle inseguitrici si fa più pressante, la paura di non centrare il risultato è l’ombra che può attanagliare lo spirito di un gruppo di giovani uomini che finora, qualunque sia il punto di vista dal quale interpretiamo la realtà, ha comunque raggiunto una posizione di classifica per cui un anno fa avremmo messo tutti la firma. In questo senso trovarsi di fronte a una difficoltà oggettiva e superarla insieme è uno dei più banali ma efficaci metodi di team building esistenti. Speriamo che Pioli e i giocatori sappiano tirar fuori il meglio da tutto ciò, un po’ come riuscirono Allegri e i ragazzi del 2010/2011 quando, sempre a causa di un’espulsione di Ibra contro il Bari, si trovarono a disputare il Derby decisivo per la vittoria dello Scudetto contro una lanciatissima Inter in grande difficoltà, vincendolo poi per 3 a 0.

Di fronte ai rossoneri troviamo oggi quel Genoa che un anno fa sbancò San Siro in quella che sarebbe stata l’ultima partita di campionato prima del lockdown primaverile a causa del Covid-19. I liguri si trovano in una posizione di classifica tutto sommato serena, a +10 dalle sabbie mobili della zona retrocessione. Assenti per noie muscolari Pellegrini e Zappacosta, ma presenti tutta una serie di elementi in grado di portare nella deserta Scala del Calcio una buona dose di esperienza, uno su tutti Kevin Strootman. L’11 di Ballardini si dovrebbe schierare con un 4312 con Perin in porta, in difesa Goldaniga, Zapata, Masiello e Ghiglione, a centrocampo Strootman, Behrami e Melegoni, Czyborra dietro le punte e la coppia Destro-Scamacca a provare a far male alla retroguardia rossonera.

Pioli risponde al collega con la solita formazione schierata con il 4231. Abile e arruolabile Romagnoli, al quale dovrebbe tuttavia essere ancora preferito l’ottimo Tomori. A completare il pacchetto difensivo uno tra Dalot e Kalulu, Kjaer e Theo. A centrocampo Kessiè e Bennacer a garantire qualità, quantità e intensità, Saelemaekers, Calhanoglu e Rebic mezzepunte e Leao vertice avanzato. Poche defezioni (Maldini, Ibra e Calabria) e qualche soluzione in più. Non ci sono scuse: servono i tre punti. Forza Milan!

Fab

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.