Brescia-Milan presentazione

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Un Milan di cuore, rabbia e tigna, con poco ordine, è vero, ma tanta volontà. Un Milan che non eravamo più abituati a vedere da diverso tempo, per quanto ci sia ancora tanto, ma davvero tanto da mettere a posto. L’effetto Ibra si sta ancora avvertendo nell’aria, con i compagni di squadra dello svedese radicalmente cambiato dall’arrivo dello svedese. Più del nuovo innesto, tuttavia, è giocare a due punte che permette alla squadra di avere maggiori soluzioni offensive, nonché più profondità e “orizzontalità”, se così vogliamo chiamarla. Un esempio per chiarire ciò che voglio dire: guardate bene l’azione della rete del 3-2. Ibra riceve palla e cerca di fare una sponda a beneficio di Rebic al suo fianco, a cui arriva il pallone dopo un rimpallo fortunoso: da lì in poi tocco di suola, dribbling e gol. Ora provate a immaginare come si sarebbe svolta l’azione se l’uomo più vicino a Ibra fosse stato Calhanoglu o Bonaventura all’ala sinistra o Suso, a destra. Ecco, il vero cambiamento tattico è tutto qui, nell’affiancare un altro attaccante al centravanti titolare.

Per il resto, contro un’ottima (davvero ottima) Udinese, altri benefici dal 442 non se ne sono avuti. Tanto nel primo, quanto nel secondo tempo, il centrocampo (specialmente Kessiè, dal momento che la prestazione di Bennacer è stata molto più che sufficiente) è stato scherzato dal palleggio a memoria degli avversari, così come la retroguardia, che ha visto in Kjaer e Conti elementi a volte in affanno contro i rispettivi avversari. Insomma, spesso e volentieri le squadre in difficoltà ricorrono al buon vecchio modulo trapattoniano per registrare la fase difensiva, per limitare i gol subiti ed essere più solide: nel nostro caso, almeno contro i bianconeri, è successo l’esatto opposto. Certo, merito anche della squadra di Gotti, ma i rischi corsi sono stati troppi (e spesso grossi, con almeno tre occasioni da rete grandi come la cazzata di Donnarumma a inizio match).

Insomma, i risultati non risolvono tutto, ma soprattutto non possono cambiare il copione di un match che se si fosse concluso in pareggio non sarebbe stato per nulla scandaloso. Il Milan è in convalescenza, ha un ottimo medico (Ibra, non Pioli… a scanso di equivoci) e le cure sembrano dare buoni frutti, ma rimane in terapia intensiva. Non bastano tre vittorie consecutive (compresa quella contro la Spal) per gridare alla guarigione. Esistono ancora molti equivoci da risolvere e diversi rami secchi da tagliare, ed entrambe queste operazioni non possono essere completate da un momento all’altro. Tra gli equivoci c’è ancora la questione modulo, soprattutto tenendo presente la rosa non adatta allo schieramento tattico che si sta adottando. Calhanoglu/Leao/Bonaventura/Paquetà: nessuno di questi elementi è in grado di giocare a sinistra, o meglio, quello di laterale mancino non è il loro ruolo (si potrebbe pensare al limite di avanzare Theo e utilizzare Calabria a sinistra). Stesso dicasi per la fascia destra, dove il solo Castillejo si trova a giostrare nella sua posizione naturale, mentre né Krunic, Suso o Kessiè possono davvero ricoprirla al meglio delle loro possibilità. In questi casi si dovrebbe ricorrere al mercato, ma il Milan pare orientato a “stravolgere” la squadra a giugno, non ora. La speranza è quindi di vivere da qui a maggio una sorta di miracolo, stringere i denti e sperare che i risultati continuino a essere positivi, centrando magari una qualificazione europea (in Europa League chiaramente, essendo la Champions distante dieci punti).

In tutto ciò, oggi si percorrono un centinaio di chilometri sulla A4 direzione Venezia per arrivare a Brescia, dove il Milan sarà impegnato per portare a tre il filotto di vittorie consecutive in Serie A. Pessimo campionato per le Rondinelle, che dovranno fare a meno di Balotelli per due match causa squalifica. Non l’avversario più temibile sulla carta, è vero, ma come sempre attenzione a sottovalutare chi si ha di fronte. Corini dovrebbe schierare i suoi ragazzi con il 4312: Joronen; Sabelli, Chancellor, Cistana, Mateju; Bisoli, Tonali, Romulo; Spalek; Al. Donnarumma, Torregrossa. Attenzione alla coppia gol bresciana, che può vantare un misto di fame ed esperienza da maneggiare con cura. Terza peggior difesa e secondo peggior attacco (ma solo con due gol segnati in meno del Milan), la squadra di Cellino è ancora in corsa per la salvezza quasi “solo” grazie alle tre compagne di sventura – Genoa, Spal e Lecce – claudicanti come lei. Rimane il fatto che servono risultati, e presto. Per il Milan ancora 442: G. Donnarumma; Conti, Musacchio, Romagnoli, Theo Hernandez; Castillejo, Kessiè, Bennacer, Calhanoglu; Rafael Leao, Ibrahimović. Sarebbe tuttavia interessante, per una volta, provare Theo in una posizione più avanzata, così, per vedere l’effetto che fa. Non vorrei lanciarmi in paragoni azzardati sul valore dei due, ma ad ogni modo non dimentichiamo che anche Bale, in effetti, cominciò la sua carriera da terzino. L’evoluzione fisica del gallese è stata poi esplosiva, certo, forse anche troppo, ma la progressione di Theo non è lontana da quella dell’ex Tottenham agli inizi della sua carriera: non sarebbe una brutta idea provare a sfruttarla ancora di più.

Fab

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.