Milan-Bodo/Glimt presentazione

10146

Il Milan ha solo due precedenti contro una squadra norvegese, che tutti (almeno gli over-30) ricorderanno certamente. Anno di disgrazia ’96-97, ai gironi di Champions ci venne assegnato il Rosenborg assieme a Goteborg e Porto. All’andata la partita fu senza storia: 4-1 per noi a Trondheim con tripletta di Marco Simone. Al ritorno invece ci presentammo dopo il 2-3 di Piacenza (rovesciata di Luiso, altro momentaccio difficile da scordare), conseguente esonero di Tabarez e rientro di Sacchi, uno dei ritorni meno azzeccati fra i tanti. Noi in campo, in agghiacciante tinta unita color aragosta, con Rossi, Reiziger, Maldini, Albertini, Costacurta, Baresi, Boban, Ambrosini, Savicevic, Dugarry, Baggio; il Rosenborg con rosa di norvegesi sconosciuti come Heggem e Kvarme (entrambi poi ingaggiati dal Liverpool), Soltved, Brattbakk e Roar Strand. Sarebbe bastato un pari per accedere ai quarti della competizione, ma successe un incredibile 1-2, reti di Brattbakk e Heggem (blackout Seba-Franco-Paolo) con in mezzo il pari di Dugarry. Nel post partita ci fu l’assedio degli ultras allo spogliatoio, con i norvegesi che lasciarono San Siro fra ironici applausi e i nostri barricati per oltre 2 ore fino alla fuga, con scorta, fra le sassate.
L’era dei ‘figli dei Troll’, una delle poche compagini con cui abbiamo un conto aperto, è finita. Le scorribande europee del Rosenborg portarono il calcio norvegese nella top-10 del ranking UEFA alla fine del 1998; attualmente la Norvegia è al 22esimo posto e dalla stagione  2015/16 ha portato 5 volte le proprie squadre alla fase a gruppi dell’Europa League, 1 volta ai 32esimi (il Molde).

Il Bodo/Glimt è una forza nuova nel panorama calcistico norvegese. E’ la squadra della municipalità di Bodo, capoluogo della contea di Nordland, localizzato proprio a nord del circolo polare artico. A marzo 2020 il club, che veste il giallo, non era nemmeno inserito nel ranking UEFA in quanto assente dalle competizioni internazionali dal 2004-05, mentre a livello nazionale non ha mai vinto un campionato; ha alzato 2 coppe nazionali l’ultima delle quali nel 1993, anno in cui è tornato nella Eliteserien norvegese (allora Tippeligaen) dopo 12 stagioni nelle categorie inferiori. Retrocesso di nuovo nel 2005, è iniziato un periodo di saliscendi con 7 stagioni nella seconda divisione, di cui 4 consecutive, fino alla definitiva ascesa nel 2018. Ad un 11esimo posto al ritorno, è seguito poi il secondo l’anno scorso, testa a testa con il Molde poi campione, con il comando in solitaria per più di metà del torneo.
In Europa il Bodo/Glimt ha disputato solo 13 turni eliminatori, compresi quelli vinti quest’anno, per un totale  di 23 partite, avanzando in 7 occasioni; 9 le  vittorie, 3 pari e 11 sconfitte con saldo positivo gol fatti/subiti frutto soprattutto delle goleade di questa stagione. La vittoria più importante fu contro la Sampdoria di Eriksson nel settembre del 1994, 3-2 a sorpresa; i blucerchiati vinsero poi al ritorno per 2-0 qualificandosi.
Il Bodo/Glimt domina quest’anno l’Eliteserien con 50 punti in 18 gare e ben 16 punti di vantaggio proprio sul Molde, frutto di 16 vittorie e 2 pareggi, e una differenza reti pazzesca di +45: 65 gol fatti, 20 subiti. E’ decisamente lanciato verso la prima, clamorosa vittoria del torneo. Il campionato non è fra i top d’Europa e alcuni numeri possono essere fuorvianti, tuttavia non stiamo parlando della Premier League irlandese o della Macedonia né a livello tecnico né soprattutto fisico, oltre che un dominio di questo livello fa pensare ad una organizzazione superiore. Anche in Europa si sono imposti facilmente contro due squadre lituane, 6-1 e 3-1; quindi i nostri avversari andranno presi sul serio.

Il Bodo

Il Bodo/Glimt è organizzato in un 4-3-3 classico e diretto. La formazione norvegese in costruzione si dispone alta e ampia con cambi di gioco lunghi, diretti dalla difesa, e sovrapposizioni sulle fasce, ma da il suo meglio in contrattacco o ripartenza con rapidi scambi di prima o a due tocchi fra i centrocampisti con lo scopo di attrarre il pressing, saltarlo rapidamente e avere più campo sulla trequarti. Il coach Kjetil Knudsen, manager di 51 anni senza background da calciatore, ha lavorato molto sulla riconquista della palla: il punto di forza dei norvegesi, almeno nel loro campionato, è l’aggressività e organizzazione con cui attaccano la ripresa del possesso e poi direttamente la porta.
Le statistiche ci dicono che i nostri avversari hanno un possesso palla medio del 61.2%, e visto come giocano non è certo masturbazione della palla quanto proprio un dominio assoluto del gioco. Passaggi smarcanti e attacco della profondità sono i punti di forza. La media tiri è di 15.46, il 42% dei quali in porta; non è una squadra che si muove in fascia per crossare quanto piuttosto per andare in 1-vs-1, visto che con 33.6 dribbling a partita è abbondantemente la squadra che più punta l’avversario nel proprio torneo. 28.23 tocchi in area a partita, ben il 20% più del Molde, certificano l’offensività del Bodo.
Perdono pochissimi palloni (ultimi), hanno quasi il 60% di duelli difensivi vinti, ampiamente il minor numero di tiri subiti (8.36, la metà di quelli fatti) e sicuramente non per l’impenetrabilità della linea difensiva piuttosto per la qualità dell’immediata riaggressione del possesso: con 6.8 contrasti/intercetti per minuto di possesso palla avversario tengono gli avversari a distanza, inducendoli all’errore prima che possano rendersi minacciosi.

Gegenpressing feroce: sul rilancio del portiere l’Odd recupera palla ma il portatore viene circondato, isolato e aggredito. Berg e Saltnes lo travolgono letteralmente e servono l’attacco; proprio Saltnes si lancia in area di rigore e riceve per il gol pochi secondi dopo

Il Bodo/Glimt è la seconda squadra più giovane dell’Eliteserien con 24 anni di media, con molti giocatori del vivaio. Le individualità sono discrete dalla metacampo in su.
Il capitano Ulrik Saltnes, alto e agile, è uno dei pochi che si può definire ‘di esperienza’ in una squadra di ’97 e ’98 (è del ’92), è un giocatore chiave visto che è una mezzala forte in entrambe le fasi: pulito in interdizione, pericoloso negli inserimenti con già 8 reti e 11 assist in stagione; ottima l’intesa con il mediano Patrick Berg che è invece l’uomo di equilibrio, abile nei recuperi. Il trio di centrocampo viene completato da Fet, pericoloso cacciatore di taglie mandaloriano.
Il reparto offensivo è stato finora letteralmente devastante in Norvegia grazie alla coppia di esterni. A destra agisce Philip Zickernagel, 25 anni, autore in questa stagione di 10 assist e 16 gol (3 in Europa) in 21 gare; di piede destro, fisico leggero, tiene una media di 0.77 gol a partita con 0.49 gol attesi, nonostante sia rigorista e questo dato sottolinea quanto questo giocatore sia in un momento di straordinaria lucidità. Pericoloso sia da fuori che negli inserimenti, agisce prevalentemente a destra ma può svariare su tutto il fronte sia in manovra che in pressing. Batterà tutte le punizioni e gli angoli; con 9 dribbling a partita, 32 passaggi (quasi tutti sulla destra della metacampo avversaria), 4 tiri, 3.28 recuperi sulla trequarti avversaria e ben 3.2 passaggi chiave è pericoloso nei numerosi break che il Bodo riesce a organizzare.
La stella della squadra è invece Jens Petter Hauge, 20 anni, alto, agile, tecnico. Dell’Under-21 norvegese secondo me sentiremo parlare, speriamo non da stasera, se non a un livello altissimo comunque medio. 20 presenze, 6 assist e 16 reti (2 in Europa) nonostante tiri a rete la metà rispetto alla sua controparte; prevalentemente destro, agisce da ala sinistra ma praticamente a tuttocampo. Con oltre 49 passaggi di media, 8 dribbling, oltre 4 palle rubate sulla trequarti avversaria è il catalizzatore di quasi tutte le azioni, che spesso poi finalizza con inserimenti da centravanti. Molto dinamico, elegante, passo lungo, dribbling veloce senza pietà, testa al gol; è un giocatore da spazi aperti, molto abile nelle dinamiche di gioco veloci, da valutare contro avversari più forti e spazi stretti.
Completerà il pacchetto offensivo, stanti i problemi al ginocchio del danese Junker (11 gol, 7 assist), il nigeriano Victor Boniface. Classe 2000, ha messo a referto 6 gol e 2 assist nelle ultime 7 gare (fra cui quelle europee). Come punta centrale agisce prevalentemente di sponda, spalle alla porta, in ruolo di combattimento e sacrificio a favore degli inserimenti altrui; rapido nello spostarsi la palla, non sembra però tecnicamente eccelso e nel tiro da quasi sempre l’impressione di poter alternativamente pulire le ragnatele dal sette o spedire la palla su Plutone. Con preferenza per quest’ultima opzione.
Il pacchetto difensivo a 4 è infine composto, da destra a sinistra, da Bjorkan, Hoibraiten, Lode e Sampsted, con i due di sinistra maggiormente coinvolti in manovra; sono tutti giocatori veloci, abituati a giocare abbastanza alto sul campo. Il portiere sarà l’israeliano Nikita Haikin.

Il Bodo/Glimt è una squadra divertente e moderna. Potrebbe essere un avversario tosto ma per certi versi ideale da affrontare in questo momento. Il dominio totale in patria da un lato ci invita a lasciare meno occasioni sui piedi dei norvegesi rispetto a quelle concesse allo Shamrock Rovers, specie su contropiede dove la squadra norvegese è oggettivamente molto pericolosa; dall’altro potrebbe significare che non è abituata a chiudersi, difendersi e soffrire. Un po’ come il Bologna, il Bodo a Milano troverà anzitutto difficoltà nell’uscire dalla propria trequarti a due tocchi o in dribbling, aprendosi quegli spazi necessari a sfruttare al meglio i propri esterni. Molti giocatori abituati a fronteggiare l’avversario in palleggio dovranno invece giocare di spalle con la pressione; sicuramente anche le triangolazioni in fascia riusciranno meno pulite agli uomini di Knudsen. Bisognerà vedere se si adatteranno a noi chiudendosi (unica strategia per ora efficace per renderci meno dominanti) oppure se rimarranno fedeli alla propria linea per dar vita a un duello di contrattacchi in velocità che credo (e spero) si risolverà a nostro favore.

Larry

22/11/1997, primo blu. Un ragazzino guarda per la prima volta l’erba verde di San Siro da vicino.Il padre gli passa un grosso rettangolo di plastica rosso. “Tienilo in alto, e copri bene la testa. Che fra un po’ piove”. Lapilli dal piano di sopra, quello dei Leoni. Fumo denso, striscioni grandi come case e l’urlo rabbioso: MILAN MILAN…Quel ragazzino scelse: rossonero per sempre. Vorrei che non fosse cambiato nulla, invece è cambiato quasi tutto. Non posso pretendere che non mi faccia male. O che non ci siano colpevoli. Ma la mia passione, e quella di tanti altri, deve provare a restare sempre viva.