Udinese-Milan: presentazione

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Più forte e convinto dei propri mezzi. Questo è il Milan che esce fuori dal doppio confronto contro la Lazio, che in quello di Serie A ha visto la vittoria rossonera, mentre in Coppa Italia uno 0-0 ricco tuttavia di emozioni. Ciò che è sempre mancato alla squadra in tutta la stagione, la convinzione di essere una rosa di livello, di poter far bene, di avere individualità importanti, sta pian pianino arrivando – ed era ora! In questa fase delicata, probabilmente anche più dei momenti di crisi delle passate settimane, è dunque di estrema importanza avere continuità, cercare di dare seguito ai buoni risultati e alle tre vittorie consecutive finora inanellate, anche perché di fronte a noi, in tutta onestà, avremo avversari non irresistibili.

Il fatto che il Milan arrivi da tre vittorie una dietro l’altra non vuol dire però che tutto vada bene. Il caso più spinoso all’interno della rosa allenata da Gattuso rimane quello di André Silva, meteora che finora non ha però lasciato segni del suo passaggio. Contro la Lazio, domenica scorsa, il suoi pochi minuti in campo hanno mostrato tanta sufficienza da far pensare che ormai, probabilmente, debba essere considerato una scommessa persa. Opinione personale: ha potenzialità tecniche importanti, pur non essendo un bomber di razza (e infatti la casella dei gol segnati nel nostro Campionato è ancora ferma a zero non per caso). Vista la giovane età e la sua predisposizione a specchiarsi, André Silva ha certamente bisogno di una guida in allenamento, un allenatore o comunque qualcuno che gli insegni materialmente come stare in campo, come dialogare coi compagni, come essere produttivo. È però indubbio, che voi siate pro o contro il portoghese, che sono state troppo poche le possibilità che Montella e Gattuso gli hanno dato. Entrare costantemente negli ultimi minuti delle partite, avendo pochissimo tempo per dimostrare il proprio valore, è avvilente per chiunque, a maggior ragione per un ragazzo giovane che stenta. Sicuro, André Silva pecca in atteggiamento e avrà pure un’infinità di difetti tecnici o tattici, ma se continuerà a essere gestito così possiamo già considerarlo perso.

Davanti a noi oggi si presenterà l’Udinese di Oddo, una vera e propria rivelazione della prima parte della stagione. Solidità e capacità di pungere al momento giusto sono le caratteristiche principali dei friulani, nel solco della migliore tradizione calcistica italiana. Le individualità sono quel che sono, anche meno rispetto al recentissimo passato. A centrocampo Barak e Jankto assicurano corsa e qualche gol, Behrami fa il cane da guardia della difesa, mentre Pezzella e Widmer presidiano le fasce. In difesa Danilo rimane un perno insostituibile, mentre in avanti Lasagna, titolare fisso, vede l’alternarsi come suoi partner di De Paul, Perica e Maxi Lopez. La squadra di Oddo è particolarmente ostica, una di quelle che non perdona le distrazioni dei suoi avversari. Per questo la trasferta di questo pomeriggio è più delicata di quanto possiamo immaginare.

In tutto questo, il Milan? Beh, come prima cosa tanti auguri ad Andrea Conti, tornato finalmente ad allenarsi in gruppo in settimana. Dio solo sa quanto ci mancano le sue sgroppate sulla destra. La formazione più probabile rimane quella che Gattuso sta utilizzando come base, almeno la maggior parte delle volte e al netto di defezioni varie: Donnarumma; Abate, Bonucci, Romagnoli, Calabria; Kessié, Biglia, Bonaventura; Suso, Kalinic, Calhanoglu. Un 11 tecnico, con ottime individualità, ma certo, molto sterile quando si tratta di analizzare il rendimento del nostro attaccante di punta. È proprio questo il problema del Milan di Rino, e non c’è modo di risolverlo se non con scelte coraggiose (e per alcuni dolorose). È necessario giocare con due punte, non ci sono molte alternative. Qualunque sia la coppia da scegliere, servono due attaccanti. Uno è troppo poco. Questo vuol dire rinunciare a uno tra Bonaventura e Calhanoglu – nel caso di un 442 – o a Suso se la scelta dovesse ricadere sul 4312. Ma questi sono discorsi da bar che devono lasciar posto alla concentrazione pre gara. Forza, per accorciare ulteriormente la distanza dall’Inter, vincere anche questo pomeriggio! Forza Milan!

Fabio

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.