Milan-Lazio presentazione

6429

In questi anni in più di un’occasione è stata pronunciata la fatidica parola che, giustamente, fa tremare le gambe a ogni tifoso del Milan che si rispetti. A onor del vero c’è addirittura chi spera che l’avvenimento descritto da questa parola si realizzi una volta per tutte, convinto che solo con la peggiore delle eventualità si possa davvero ricominciare a guardare in alto, gettando le basi per un progetto ambizioso. Altri, magari chi l’ha già vissuta sulla propria pelle, si rifiuta anche solo di pensarci lontanamente, secondo il ragionamento più che pragmatico secondo cui se le cose vanno peggio è… peggio. Personalmente in questi anni più volte ho pensato che il Milan potesse davvero rischiare la retrocessione. Di stagione in stagione le prestazioni sono infatti se non sempre andate peggio, quasi, con solo la fugace eccezione di poche annate passeggere. È però vero che mai come quest’anno l’ipotesi della Serie B sembra un pericolo reale, non una boutade dettata dalla delusione, ma un’eventualità ben più che campata in aria. Non tanto per via dei pochi punti racimolati finora, la miseria di 13 in 10 giornate, ma per il nulla mostrato in campo. Non inganni la vittoria di pochi giorni fa, arrivata grazie a un calcio di punizione dopo l’ennesima prestazione opaca: il Milan è ancora malato, e di brutto.

Bisogna dare atto a Pioli comunque di una cosa: ha provato e sta provando qualcosa di nuovo, nonostante il materiale sia poca roba. Una settimana fa parlavamo della difesa schierata a tre in fase di uscita: non è stato l’unico accorgimento tattico che l’ex tecnico di Inter e Lazio ha voluto provare a inserire. Contro la Roma è stata particolarmente interessante la tendenza di Calhanoglu e Paquetà di attaccare lo spazio centrale alle spalle di Leao. Per quanto riguarda il turco, schierato come ala sinistra, è stata essenziale la pressione offensiva portata da Hernandez sulla sua stessa fascia, che gli ha così dato la possibilità di godere di maggior libertà nella fascia di campo dove si sente più a suo agio: quella centrale, appunto. Il brasiliano invece, schierato come mezzala destra, si è spesso staccato dalla propria posizione per affiancare di fatto Calhanoglu nel ruolo di trequartista. Due soluzioni interessanti che, soprattutto nel primo tempo, hanno creato qualche difficoltà alla retroguardia giallorossa. La possibile naturale evoluzione di questo accorgimento tattico potrebbe essere quella di arrivare a schierare i due giocatori alle spalle della punta della squadra, in un 4321 che potrebbe vedere, al fianco di Biglia ormai perno centrale del nuovo Milan di Pioli, due giocatori tra Bennacer (mediocre contro la Spal), Kessiè (terribile) e Krunic.

Proprio il bosniaco potrebbe essere uno dei possibili nuovi innesti che verranno proposti nel match di stasera contro la Lazio, in sostituzione del tanto energico quanto indisciplinato ivoriano ex Atalanta. Il numero 79 è dotato certamente di corsa, resistenza, forza fisica e chi più ne ha più ne metta, ma sbaglia troppe scelte, troppi palloni, troppi movimenti. Un vecchio spot recitava “la potenza è nulla senza controllo”, e allo stesso modo Kessiè si sta rivelando quasi più un fardello che un valore aggiunto. Tanto vale dare un’opportunità al balcanico ex empolese. Il resto della formazione dovrebbe vedere Donnarumma tra i pali, Calabria, Romagnoli, il confermato Duarte e Theo in difesa, Paquetà a far compagnia a Krunic e Biglia a metà campo e nel reparto offensivo Suso, Calhanoglu e Piatek. Questi gli 11 che dovranno affrontare da decimi in classifica un altro impegno decisamente complicato, in un periodo in cui nemmeno il calendario sembra essere dalla nostra parte, considerato che nelle prossime due giornate ce la vedremo con Juventus e Napoli.

Lazio, dunque. Differenza reti migliore in Serie A dopo l’Atalanta (per quel che può valere). Ventidue gol segnati, solo dodici subiti. Un gioco offensivo che ha guadagnato brillantezza con l’innesto di un treno sulla destra come Lazzari, che concede molta più profondità e alternative al gioco di Simone Inzaghi. Con tanti ringraziamenti da parte dei vari Luis Alberto, Correa e Milinkovic-Savic, più liberi di creare a beneficio di Immobile. Perché è inutile girarci intorno, se a livello di nomi ci sono certamente compagini più “blasonate”, il gioco offensivo di Lazio (e Atalanta) continua a essere una goduria per i nostalgici di Zemanlandia. A un reparto offensivo di grande qualità, i biancocelesti abbinano una solidità difensiva di grande valore, nonostante i singoli non siano certo al livello dei vari de Vrij, Godin e Skriniar (anche loro si sono fatti bucare 10 volte come gli aquilotti). Dove la Lazio pecca è la mentalità, nella cattiveria necessaria per chiudere le partite o in quella che serve per non perderle. In questo senso è didascalico il pareggio nel Derby, nonché la sconfitta di Milano contro l’Inter. Personalmente non nutro particolari speranze per il match di questa sera: il divario tra le due squadre è purtroppo enorme. Diciamo che mi stupirei se il Milan riuscisse a strappare una vittoria. Cerchiamo piuttosto di prenderla con filosofia: nelle prossime tre partite nessuno si aspetta, nel pieno delle proprie facoltà mentali, che la squadra possa davvero risollevarsi. Tanto vale prendere questi 270 minuti per quel che sono: tre test per crescere insieme, come squadra, senza la pressione di dover necessariamente portare a casa nove punti. Magari in questo modo, anche se dovessero arrivare tre sconfitte, potrebbero servire a qualcosa.

Fab

Ho questo ricordo, il primo sul Milan. Io che ad appena sette anni volevo vedere la finale di Atene, tra Milan e Barcellona… ma essendo piccolo dovevo andare a letto presto per la scuola. Allora mio padre, severo, mi permise di vedere la partita, ma solo il primo tempo. Finiti i primi 45 minuti, i miei genitori mi misero a letto, ma poco dopo sgattaiolai fuori dalle coperte e mi nascosi dietro la porta che dava sul salone. Al gol del Genio però non riuscii a trattenere la mia gioia… fortunatamente mio padre, interista, fu molto sportivo e mi lasciò concludere la visione di quella partita perfetta.